A scuola di tagli, in Toscana sos personale Ata e prof di sostegno: «Ecco i danni della precarietà»
Alla vigilia della prima campanella non mancano le criticità infatti: da Pisa a Grosseto è scattato l’allarme per tecnici, amministrativi e bidelli
La scuola toscana si prepara a riaprire i battenti, ma l’entusiasmo del nuovo inizio si scontra con un quadro che rischia di compromettere fin da subito il regolare funzionamento degli istituti da Massa Carrara fino a Grosseto.
Alla vigilia del suono della campanella, previsto per il 15 settembre, le criticità non mancano: personale Ata ridotto all’osso, cattedre ancora scoperte, tagli al potenziamento e carenze gravi sul fronte del sostegno. Un mosaico di problemi che attraversa trasversalmente la regione e che, secondo i sindacati, dimostra come il sistema scolastico viva in una condizione di precarietà ormai strutturale.
Il personale ATA
Il primo nodo riguarda gli amministrativi, i tecnici e i collaboratori scolastici, quella categoria definita Ata che rappresenta la spina dorsale della scuola: aprono i cancelli la mattina prima del suono della campanella, garantiscono la sicurezza e l’igiene all’interno degli istituti , mandano avanti le segreterie. Eppure in Toscana mancano centinaia di unità. Secondo i dati del decreto ministeriale 160, le immissioni in ruolo coprono appena il 30,6% dei posti disponibili: 60 funzionari su 102, 163 assistenti amministrativi su 579, 42 tecnici su 216 e 515 collaboratori scolastici su 1.594. Su 2.786 posti Ata complessivi, oltre mille saranno assegnati a supplenti.
La mappa
La distribuzione territoriale mostra un quadro a macchia di leopardo ma con un filo conduttore comune: i vuoti pesano ovunque. Un esempio? Solo nella provincia di Pisa i vuoti ammontano a 325 figure, in aumento rispetto all’anno precedente: ben 211 collaboratori scolastici, 72 assistenti amministrativi, 24 tecnici e 18 direttori dei servizi generali e amministrativi. A Grosseto, i posti scoperti tra amministrativi, tecnici e collaboratori superano le 130 unità, con un tasso di precarietà che sfiora il 30%. Qui le segreterie rischiano di trovarsi senza personale nei giorni cruciali delle nomine dei docenti, rallentando un meccanismo già fragile. Anche l’Empolese Valdelsa si prepara a subire i tagli imposti dalla legge di Bilancio, che ridurranno gli organici rendendo sempre più difficile garantire la copertura dei plessi.
Cattedre vacanti
L’altra faccia della crisi riguarda i docenti. In tutta la regione, decine di cattedre restano vacanti dopo le immissioni in ruolo, e a colpire con particolare durezza è il fronte del sostegno. «Come previsto, tantissimi posti non sono stati assegnati a ruolo», denunciano i sindacati. Risultato: le esigenze degli studenti con disabilità o bisogni educativi speciali continueranno a essere coperte da supplenze, con cambi frequenti di insegnante e discontinuità didattica. Una situazione che penalizza soprattutto le scuole superiori, dove il fabbisogno resta alto ma le immissioni in ruolo sono state minime. Spiega Marcello Pacifico, presidente Anief, associazione nazionale insegnanti e formatori . «Abbiamo chiesto anche all'Unione europea, in virtù di una battaglia, legale e non solo, che stiamo portando avanti contro l'abuso indiscriminato dei contratti a termine che si perpetrano nella scuola pubblica italiana e la discriminazione subita dal personale precario».
Il calo demografico
C’è poi il nodo del calo demografico, che in Toscana si fa sentire con forza. Nel Circondario empolese, ad esempio, il prossimo anno ci saranno almeno 250 studenti in meno rispetto al precedente. Un fenomeno che, paradossalmente, non porta a una redistribuzione virtuosa delle risorse, ma si traduce in ulteriori riduzioni di organico.
Le scuole si ritrovano così intrappolate in una spirale: meno studenti equivalgono a meno risorse, ma i bisogni restano alti e in alcuni casi crescono, soprattutto sul versante dell’inclusione. I sindacati parlano apertamente di una «emergenza strutturale» dove i numeri non bastano nemmeno a garantire il minimo indispensabile. Una denuncia che si somma a quella sugli organici di diritto, calcolati secondo tabelle ministeriali standard che non tengono conto delle caratteristiche specifiche di territori vasti e complessi. Il futuro, intanto, secondo i sindacati, rischia di essere ancora più cupo. L’ultima legge di bilancio prevede, a livello nazionale, un taglio di oltre 2.100 unità Ata dal 2026/2027. Una prospettiva che rende inefficaci i provvedimenti tampone, come i bandi per la stabilizzazione di chi ha maturato 24 mesi di servizio. Misure considerate «pannicelli caldi», mentre il sistema continua a reggersi su supplenze dell’ultima ora e precarietà cronica. Due malanni della scuola. Così, alla vigilia del nuovo anno, la scuola toscana si trova a fare i conti con un equilibrio fragile, in cui ogni vuoto rischia di trasformarsi in emergenza.