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La crisi del settore

Estate in Toscana, cala il turismo della classe media: «Meno soldi per le vacanze». E al ristorante c'è una nuova abitudine

di Francesca Ferri
Estate in Toscana, cala il turismo della classe media: «Meno soldi per le vacanze». E al ristorante c'è una nuova abitudine

Ristoratori, albergatori e balneari segnalano un crollo di presenze tra i clienti italiani medi. Il potere d’acquisto cala e aumentano le spese obbligate

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Il ceto medio non viene più in vacanza qui. O, perlomeno, di vacanzieri middle class la Toscana quest’estate ne ha visti meno di quanto gli imprenditori del settore si sarebbero aspettati.

Sono proprio loro, ristoratori, balneari, albergatori, ma anche commercianti, a denunciare presenze a picco. E a fornire l’identikit di chi manca all’appello e le cause che lo tengono lontano dai lidi del Granducato. Non necessariamente legate al caro-prezzi di ombrelloni, pasti e pernottamenti, secondo la loro analisi.

Il problema del potere d'acquisto

Per Confesercenti Toscana il problema è il calo del potere d’acquisto delle famiglie. «I rincari da parte degli operatori ci sono stati, ma sono legati a un aumento generico dei costi che chiunque faccia la spesa o paghi le bollette può verificare senza indugi», dice Fabio Cenni, presidente regionale Assohotel Confesercenti Toscana. «Il problema vero – prosegue – è che a questo rincaro non è corrisposto un aumento del potere di spesa degli italiani, che si trovano oggi più poveri e con meno possibilità di spendere per acquisti non necessari, come la vacanza, l’ombrellone o il ristorante. Questo fattore ovviamente è più impattante nelle destinazioni che hanno sempre avuto una clientela prevalentemente italiana, meno impattante dove la clientela è più internazionale, come a Firenze e nelle città d’arte».

Per gli stabilimenti balneari il presidente regionale di Fiba Confesercenti Toscana Simone Guerrini osserva che dopo l’incremento di aprile-giugno, c’è stato un calo a luglio. «L’ombrellone non essendo un bene di prima necessità passa in secondo piano, creando un turismo “mordi e fuggi” concentrato su venerdì, sabato e domenica», dice.

Crescono le spese necessarie

A sostegno della tesi, il direttore generale di Confcommercio Toscana Franco Marinoni snocciola i dati del Centro Studi Confcommercio sull’andamento delle spese obbligate nel periodo 1995–2025 (casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni), che incidono sempre più sui bilanci familiari. Nel 2025 rappresentano il 42,2% della spesa totale, con un incremento di 5,2 punti rispetto al 1995.

«Ogni anno, su una spesa media pro capite di 22.114 euro, ben 9.343 euro sono assorbiti dalle spese obbligate», dice Marinoni. In testa l’abitazione (5.171 euro, +109 euro rispetto al 2024), poi assicurazioni e carburanti (2.151 euro) e l’energia (1.651 euro). Negli ultimi dieci anni, i prezzi delle spese obbligate sono aumentati del 132%, più del doppio rispetto ai beni commercializzabili (+55%) . «In questo contesto, è evidente che toscani e italiani abbiano sempre meno risorse da destinare ai consumi liberi», conclude Marinoni.

Dividersi i piatti al ristorante

Sul campo, per molti ristoratori la temperatura della minore capacità di spesa è testimoniata da un’abitudine sempre più frequente dei clienti: dividersi una pietanza. L’abbassamento dello scontrino medio, secondo Claudio Togni, titolare dell’osteria lucchese “La Bottega di Anna e Leo”, è dovuto «alla tendenza a dividere i piatti tra commensali e ad altre brutte abitudini che in certi periodi dell’anno si fanno più evidenti». In generale «sono in aumento comportamenti poco corretti dei clienti, soprattutto nei periodi estivi, agosto in testa» cosa che rende il lavoro in piena stagione «molto più faticoso, per certi versi lo declassano un po’».

La riprova che il “piatto a metà” sia sintomo di minore propensione a spendere la danno i ristoranti di fascia più alta.

«Raramente si presenta la brutta abitudine di dividere i piatti tra i commensali, che non permetterebbe a un locale come il nostro di poter andare avanti», dice Juri Zanobini, titolare del ristorante Antica Farmacia di Palaia (Pisa). Attivo tutto l’anno, qui semmai tra i «bruttissimi comportamenti», rammenta Zanobini, c’è in testa quello «da parte di un certo tipo di clientela delle prenotazioni disattese». Quanto alla diminuzione di presenze rispetto al 2024 è «innegabile – spiega ancora il titolare – compensata però dalla qualità della clientela, consapevole del grado di cucina e del grande lavoro che viene fatto con il menù proposto e con il servizio offerto».

Ulteriore conferma arriva da un ristorante di fascia alta, il ristorante “Romano” di Viareggio (Lucca), una stella Michelin da decenni. Dice il titolare Roberto Franceschini: «Non ci sono significative differenze di comportamento da parte della clientela. Chi entra in un ristorante come il nostro è cosciente di quello che trova e dell’esperienza gourmet che lo aspetta. C’è sempre tanta curiosità per le novità sul menù, in continuo aggiornamento». Testimonianza che confermerebbe l’analisi: solo la classe media sarebbe in difficoltà, non la fascia più benestante.

I consumatori: "Prezzi in spiaggia in salita"

Sul fronte opposto, quello dei clienti, la lettura di Assoutenti include la capacità di spendere delle famiglie ma non scarta a priori il caro-prezzi. «È la legge del contrappasso – dice Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori –. Tra le ragioni della mancanza di turisti c’è anche quella del caro-spiaggia». 


 

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