Guerra in Medio Oriente, cala il prezzo del petrolio ma sale quello del carburante: dalle bollette ai trasporti, l’impatto economico per cittadini e imprese
Dopo l’attacco iraniano il costo del greggio ha cominciato a calare fino a 70,74 dollari a barile ma è aumentato quello della benzina. Urso convoca una commissione. Le aziende: «Rischiamo il bis della crisi ucraina»
L’Iran ha risposto ieri agli attacchi di Usa e Israele, lanciando una decina di missili alle basi statunitensi di Qatar, Siria e Iraq. La contraerea ha neutralizzato gli effetti dei raid. E con la stessa efficacia sembrano rispondere i mercati, per nulla scalfiti dalla minaccia.
Petrolio in caduta libera
Ieri la giornata è iniziata con il prezzo del petrolio Brent che, ereditando un aumento già manifestatosi venerdì, è salito a 79,40 dollari al barile, la cifra più alta dal 13 giugno scorso, giorno in cui Israele ha attaccato la Repubblica islamica. Proprio nei momenti dell’attacco iraniano, però, il prezzo ha cominciato a calare a picco. Intorno alle 18,15 (ora italiana) il Brent si aggirava sui 75 dollari al barile. Alle 21,30 è sprofondato a 70,25. Intorno alle 21,30 si è attestato sui 70,74. Un record al ribasso. Si è così confermata l’analisi degli osservatori secondo cui la sproporzione militare tra le forze in campo non impaurisce i mercati e di conseguenza non intacca la tenuta dei prezzi del greggio.
Prezzi in salita
Eppure per consumatori e imprese le poche ore di aumento del petrolio di ieri mattina sono bastate a far salire i prezzi del carburante. Svelando tutte le contraddizioni del meccanismo. In autostrada la benzina in modalità “servito” ha sfondato la soglia psicologica dei 2,3 euro al litro, mentre al self service la verde si è avvicinata ai 2 euro al litro, come ha segnalato il Codacons monitorando i dati forniti dai distributori e pubblicati sul sito del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il Garante per la sorveglianza dei prezzi del Mimit, su indicazione del ministro Adolfo Urso, ha convocato per domani una Commissione di allerta rapida in materia. E incombe il timore della chiusura effettiva dello Stretto di Hormuz, nel Golfo Persico, dove transita il 20% della domanda globale di petrolio e gas, approvata dal parlamento di Teheran e in attesa della decisione finale del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale iraniano. La preoccupazione per i possibili scenari arroventa i prezzi energetici. Con ricadute a tutti i livelli, dalle imprese ai semplici cittadini.
Bollette in aumento
«Gli effetti del conflitto in atto rischiano di farsi sentire anche sulle bollette di luce e gas e sui prezzi al dettaglio di una moltitudine di beni – avverte Assoutenti – Un eventuale rialzo delle tariffe energetiche del 10%, solo considerando gli attuali prezzi sul regime di vulnerabilità regolato da Arera, porterebbe la bolletta del gas a salire di circa 120 euro annui a utenza, quella della luce di +61 euro (con consumi da 1.100 metri cubi annui)». Rialzi sono attesi anche sul mercato libero, dove l’impatto sarebbe più alto. Ipotizzando un aumento delle bollette del 10%, Assoutenti prevede un aumento di circa +160 euro annui a utenza per il gas e di circa +70 euro per la luce.
Diesel e autotrasporti
I più preoccupati sono gli autotrasportatori. «Quello che temiamo è che, essendo una guerra, si possa ripetere lo scenario visto allo scoppio del conflitto in Ucraina quando ci fu un aumento di oltre il 20% del prezzo del diesel in un mese, che andò a 2,30 euro al litro», dice Roberto Calvani, presidente Trasporto Merci di Cna Pisa. «Allora abbiamo avuto sostegni dal governo che ci hanno aiutato. Da soli sarebbe stato insostenibile. Anche perché con l’aumento generalizzato dei prezzi aumentano tutti gli altri costi, dai ricambi all’acquisto di nuovi mezzi». Insomma, il timore è quello di una «spirale inflazionistica», spiega ancora Calvani. Con un problema in più oggi, rispetto al 2022: «La situazione del 2022 ancora non è rientrata. E se allora venivano da un periodo di forte espansione, quindi abbiamo retto, ora invece l’economia è debole. E a questo vanno aggiunti i problemi infrastrutturali di strade e ponti che vanno peggiorando: se in passato i ponti aperti all’attraversamento dei mezzi pesanti da Pisa a Firenze, esclusa la Fi-Pi-Li, erano sei o sette, ora sono solo tre. Costringendo gli autotrasportatori a fare molti chilometri in più».
Gas e imprese
Del caro gas è preoccupata soprattutto Confindustria, che guarda al gas prima di tutto come combustibile per produrre energia elettrica. «I mercati sono volatili e influenzabili da qualsiasi evento, figuriamoci un conflitto come questo», dice Tiziano Pieretti, vicepresidente di Confindustria Toscana Nord e imprenditore nel settore cartario, uno di quelli più energivori. Anche la sua testimonianza parte dalla guerra in Ucraina. «Non rifornendoci più dalla Russia, abbiamo compensato moltissimo con gas che viene Emirati Arabi, Qatar e Arabia Saudita. E siamo preoccupati per l’aumento del prezzo, passato da 35 euro per Megawatt/ora ai 41,50 di ieri. Ma alcuni analisti lo darebbero fino a 70 euro». Come si possono difendere le imprese? «L’unico modo per prevenire l’impennata dei prezzi – spiega – è lavorare sulle coperture dal rischio dell’aumento dei costi. In uno scenario con il gas a 70 euro a Megawatt/ora “coprirsi” significa sapere quanto gas si consumerà in un determinato periodo, mettiamo nei prossimi 4 mesi valutate le commesse, e mettere insieme strumenti derivati, per cui quel gas lo si pagherà al prezzo attuale con i future».
Salassi sulle famiglie
Chi non ha questo tipo di “scudo” sono i semplici cittadini. Per i quali i temuti aumenti del costo del petrolio si tradurranno in aumenti del carburante per l’auto, della bolletta della luce, ma anche della spesa in generale. Non necessariamente per ragioni effettive. «Noi temiamo una bolla speculativa», spiega Silvia Bartolini, presidente di Codacons Toscana. «Speriamo di no, ma è quel che temiamo. D’estate andiamo sempre incontro a nuovi rincari generalizzati. Di questo passo anche la situazione in Iran non aiuta. E se prima solo le famiglie povere erano in difficoltà, adesso lo sono tutte», conclude Bartolini.