«Teatro della Toscana declassato», si dimettono tre commissari: è bufera
Il centrosinistra al ministro: «Vergogna, chiarisca». Il direttore Massini: «Sparatoria ingaggiata da mesi contro di me»
FIRENZE. Trema la Pergola e con lei Firenze e la Toscana dopo che tre commissari della Commissione consultiva per il teatro del Mic si sono dimessi di fronte «alla scelta della maggioranza della Commissione di voler declassare la Fondazione teatro Nazionale della Toscana».
«Preoccupante e inaccettabile», commenta la sindaca Sara Funaro, che chiede spiegazioni al ministro Giuli e al sottosegretario Mazzi ed è pronta ad «agire in tutte le sedi opportune a tutela della nostra città e del prestigio e della storia del nostro Teatro». Schifato invece il direttore artistico della Pergola Stefano Massini per la farsa di questa sparatoria da saloon ingaggiata da mesi contro di me, contro il nostro teatro e contro la gente». Per il presidente della Regione Giani infine è «fondamentale dissipare ogni dubbio circa l’impostazione ideologica, quasi da “MinCulPop”, che sembra emergere dai fatti riportati». Uno «sfregio», lo definisce la segretaria del Pd, Elly Schlein perché «l'arroganza del governo arriva a travolgere persino gli organismi tecnici per punire chi non si allinea».
Così va in scena l’ennesimo e capitolo del braccio di ferro tra Mic e Teatro. La commissione consultiva per il teatro è composta da 7 membri: quattro espressione del ministero e tre delle regioni, delle province e di Anci. Sono queste ultime tre figure ad essersi dimesse ieri. Si tratta di Angelo Pastore, Carmelo Grassi e Alberto Cassani. «Noi siamo lì per valutare la qualità artistica dei progetti e non c’è nessuna ragione per cui il punteggio del Teatro della Toscana debba portare ad un declassamento – racconta dal treno con cui sta tornando a casa Cassani, delegato per le province – L’anno scorso la commissione era la stessa e il teatro della Toscana ha preso 29 su 35. Per essere declassati bisogna prendere nove, quindi bisognerebbe ridurre il punteggio di venti punti. È assurdo poter pensare di dare nove al teatro della Toscana». Cassani racconta anche l’ultima riunione della commissione, quando «i quattro membri del ministro si sono presentati dicendo che avevano deciso di estromettere il teatro della Toscana dai teatri nazionali. In precedenza – racconta – avevamo trovato un accordo perché il Teatro della Toscana rimanesse nei teatri nazionali, magari con un abbassamento del punteggio per la qualità artistica. Evidentemente è cambiato qualcosa e mercoledì si sono presentati con questa idea. Noi tre abbiamo detto che eravamo contrari e gli abbiamo dato una notte per pensarci – aggiunge – Stamani (ieri ndr) ci siamo incontrati di nuovo ma non avevano cambiato idea: ci siamo dimessi».
Di cambiamenti nel Teatro della Toscana ce ne sono stati eccome. Dapprima la nomina a direttore artistico di Massini, inviso al ministro Giuli intenzionato a ribaltare certi paradigmi culturali. Poi il benservito al direttore generale Marco Giorgetti, che invece Giuli avrebbe preferito al proprio posto. E questi sono solo i due fatti più evidenti di una lotta a distanza che sembra avere più a che fare con il potere e la politica che con la cultura. Se i deputati Pd alla Camera Manzi, Orfini, Berruto e Iacono parlano di «gravità senza precedenti» e di «un atto che ha il sapore della rappresaglia politica», l’ex sindaco di Firenze Dario Nardella parla di «decisione stupida e scandalosa» e di «una gestione della cultura dal sapore fascista». Mentre il sindaco di Pontedera Matteo Franconi propone: «Un’apertura h24 del Teatro Era».