Il Tirreno

Prato

Il terremoto giudiziario

Inchiesta Bugetti, la sindaca arriva in aula a Prato ed è scontro: cartelli con scritte “dimissioni”

di Paolo Nencioni

	La protesta di Gioventù nazionale in piazza del Comune a Prato
La protesta di Gioventù nazionale in piazza del Comune a Prato

Bocciate quasi tutte le domande di attualità dell’opposizione, che protesta in piazza e prepara una mozione di sfiducia. La reazione del Pd: «Erano quattro gatti»

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PRATO. In piazza i militanti di Gioventù nazionale urlano “Dimissioni! Dimissioni”, mentre di sopra, nel salone consiliare, si parla di transizione ecologica. Una scena surreale, che ben racconta il clima confuso che sta vivendo la città da venerdì, quando si è saputo che la sindaca Ilaria Bugetti è indagata per corruzione insieme all’imprenditore Riccardo Matteini Bresci.

L’opposizione sul piede di guerra

Quella di oggi, 19 giugno, doveva essere la giornata di una prima resa dei conti, politica, tra maggioranza e opposizione. È subito diventata un Aventino, quando i consiglieri di minoranza hanno lasciato l’aula in segno di protesta per la decisione della segreteria generale di non ammettere 11 delle 12 domande di attualità presentate dall’opposizione. Si è salvata solo quella del consigliere comunale Leonardo Soldi (lista Gianni Cenni sindaco) che chiedeva se, «alla luce dei fatti emersi nell’ambito dell’inchiesta in corso, e prescindendo da ogni valutazione di natura giudiziaria, il primo cittadino Ilaria Bugetti ritenga sussistano ad oggi le condizioni politiche e istituzionali per proseguire il mandato amministrativo e garantire pienamente l’esercizio delle sue funzioni». È la domanda che si fanno un po’ tutti, a destra e a sinistra, ma alla quale nessuno per ora sa dare una risposta, nemmeno la sindaca Bugetti.

La risposta della sindaca: «Non posso violare segreto istruttorio»

«Il procedimento penale che mi vede coinvolta e di cui ho dato notizia io per prima, non appena ho ricevuto l'avviso di garanzia – ha spiegato – è nella fase di indagini preliminari che come tali sono coperte da segreto istruttorio. Violarlo metterebbe a rischio la validità delle indagini stesse e le tutele che il nostro ordinamento prevede per gli indagati».

Lo ha detto, la sindaca, rispondendo a un’altra domanda di attualità, una domanda “amica”, quella della capogruppo Pd Monia Faltoni. «Non conosco le fonti da cui la stampa ha attinto per pubblicare interi passaggi di atti che dovrebbero essere solo nella disponibilità delle parti, ossia procura e indagati – ha aggiunto – Ritengo che ogni mia dichiarazione in questo momento rappresenterebbe una grave mancanza di rispetto verso gli organi inquirenti che incontrerò lunedì prossimo. Come ho già comunicato venerdì scorso, non mi sottrarrò a nessun riscontro, spiegando le mie ragioni, confidando nel fatto e avendo la certezza che il mio operato è sempre stato improntato alla correttezza personale, istituzionale nonché giuridica».

L’abbandono dell'aula

Il centrodestra, come prevedibile, c’è rimasto male e, come detto, ha subito abbandonato l’aula per trasferire la protesta in piazza, davanti alla statua del Datini. Non prima che la polizia municipale requisisse alcuni cartelli sventolati dai militanti di Gioventù nazionale che chiedevano le dimissioni della sindaca (non ammessi nel salone consiliare).

«I criteri (per l’ammissione delle domande di attualità, ndr) sono stati spiegati dalla segreteria generale – ha detto Lorenzo Tinagli, presidente del Consiglio comunale – perché quando le domande d'attualità sono pervenute alla presidenza del Consiglio comunale queste sono state inviate alla segreteria per fare in modo che fossero spiegate le ragioni di ammissibilità e inammissibilità. Peraltro, non tutte sono state ritenute inammissibili. E questo è accaduto proprio secondo le indicazioni individuate all'interno della conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari». Ovvio che questi tecnicismi non siano sufficienti a disinnescare la protesta di un centrodestra che sente l’odore del sangue e vuole battere il ferro finché è caldo.

Il mistero, tutto politico questo, è per quale motivo la maggioranza abbia deciso di convocare un consiglio comunale nel quale non figurava nessuna delibera all’ordine del giorno e che si poteva prevedere come sarebbe finito. Non c’era nessuna urgenza di farlo, eppure lo si è fatto.

Giù, in piazza, è stato srotolato uno striscione di tre parole col font “Ultras liberi” che è un po’ la firma non solo del tifo organizzato di destra, ma anche dei manifesti della stessa parte politica.

La mozione di sfiducia in preparazione

A orchestrare la protesta si è presentata anche la deputata Chiara La Porta di Fratelli d’Italia, che è anche una delle papabili candidate sindaco nel caso si dovesse andare a nuove elezioni. Arrabbiatissimi tutti gli altri per la bocciatura di quasi tutte le domande di attualità. I consiglieri di centrodestra e i simpatizzanti si sono trattenuti a lungo sotto il porticato del Comune per proteggersi dal sole implacabile. Poi hanno deciso di andare a preparare una mozione si sfiducia che depositeranno nei prossimi giorni. Nelle loro intenzioni è un modo per riportare la questione in consiglio comunale e magari far emergere le contraddizioni nella maggioranza, per esempio nel Movimento 5 Stelle.

La reazione del Partito democratico: «Quattro gatti»

«Oggi abbiamo assistito al flop clamoroso della destra pratese – commenta il segretario provinciale del Pd Marco Biagioni – Dopo giorni di annunci e chiamate sui social per un “ingresso libero” in Consiglio comunale, si sono presentati quattro gatti. Di fronte al fallimento dell'iniziativa, Fratelli d'Italia e alleati hanno preferito la fuga dall'aula con striscioni e schiamazzi. Un tentativo maldestro di mettere in scena una sorta di “tribunale speciale” che si è risolto in un buco nell'acqua. Prato merita di meglio di questi teatrini. Chi si erge a difensore della legalità dovrebbe almeno rispettare le istituzioni e la separazione dei poteri, ma evidentemente per questa destra il dettato costituzionale rimane un concetto da assimilare. Alle forze politiche che sostengono il governo Meloni, e che a Prato sono minoranza, dico una cosa semplice: lavorate per la città anziché mascherare con polemiche continue la mancanza di ristori, risorse per il distretto e fondi per far funzionare scuole e sanità».

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