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Ridurre gli sprechi in edilizia si può: le strade da seguire

Benedetta Marradi *
Ridurre gli sprechi in edilizia si può: le strade da seguire

L’economia circolare si basa su principi come il riuso, il riciclo e la riduzione degli sprechi, promuovendo processi produttivi più efficienti per quanto concerne l’uso delle materie prime

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L’edilizia è uno dei settori più impattanti dal punto di vista ambientale ed energetico, in quanto è responsabile di un elevato consumo di risorse e della produzione di una consistente quantità di rifiuti. L’adozione dei principi dell’economia circolare è quindi un’opportunità fondamentale per ridurre gli sprechi e migliorare l’efficienza del settore, promuovendo un uso più sostenibile di materiali e tecnologie disponibili. In questo contesto, la digitalizzazione e l’uso di alcune metodologie, come quella del Building Information Modeling (Bim), offrono strumenti essenziali per ottimizzare la gestione delle risorse e migliorare la progettazione e la realizzazione degli edifici.

L’economia circolare si basa su principi come il riuso, il riciclo e la riduzione degli sprechi, promuovendo processi produttivi più efficienti per quanto concerne l’uso delle materie prime, la logistica degli approvvigionamenti e della distribuzione, la riduzione degli scarti di lavorazione prodotti. Inoltre, per favorire la circolarità delle risorse, è essenziale implementare la riduzione dell’impatto ambientale di lungo periodo, che, in edilizia, può essere ottenuta con l’integrazione di tecnologie che massimizzino, nella fase di esercizio e gestione degli immobili, il risparmio e l’efficienza energetica dell’edificio nell’intero ciclo di vita. Questi paradigmi si declinano, a livello operativo, attraverso molteplici strategie, che contemplano tre principi cardine. Uno è l’impiego di materiali che siano, almeno in parte, riciclati e riciclabili, come, ad esempio, il calcestruzzo prodotto utilizzando aggregati riciclati, oppure l’acciaio proveniente da demolizioni e riutilizzato per nuove costruzioni.

Un altro fattore dirimente, nella fase di costruzione, consiste nella riduzione dei rifiuti di cantiere, grazie all’ottimizzazione della demolizione selettiva attuata per minimizzare gli scarti e al miglioramento della gestione dei rifiuti da conferire a discarica. Infine, risulta fondamentale concepire, già in fase progettuale, edifici o infrastrutture nell’ottica della circolarità: il design per la disassemblabilità, ad esempio, è volto a progettare edifici e componenti in modo che essi possano essere smontati e riutilizzati.

Un altro approccio complementare è quello basato su durabilità e flessibilità: progettando spazi facilmente riconfigurabili nel tempo e realizzati con prodotti durevoli è possibile ridurre i costi di manutenzione e i conseguenti impatti in termini di valore della costruzione nel tempo. In questo contesto, la digitalizzazione può divenire una leva fondamentale per migliorare l’efficienza del settore edilizio e, tra gli strumenti più innovativi, il Bim, metodologia basata su un modello digitale che integra tutte le informazioni di una costruzione dalla progettazione alla demolizione, può rappresentare un’occasione imprescindibile per gestire più consapevolmente i vari aspetti inerenti al ciclo di vita degli edifici.

Tale approccio, che ad oggi risulta obbligatorio per alcune categorie di appalti pubblici, assume un ruolo cruciale nell’economia circolare delle costruzioni, supportando il riutilizzo, la manutenzione e il riciclaggio dei materiali al termine del ciclo di vita; la modellazione digitale facilita la collaborazione e la condivisione dei dati, permettendo di analizzare l’impatto ambientale ed economico di un progetto e prendere decisioni informate per strategie più sostenibili.

Un modello digitale integra informazioni sui materiali, il loro utilizzo e smaltimento, consentendo di adottare soluzioni a basso impatto ambientale e ridurre sprechi e perdite. Permette inoltre di quantificare le potenzialità di recupero e riciclaggio, e di valutare la circolarità del progetto per stimare gli effetti ambientali ed economici di diverse opzioni progettuali.

Infine, consente di simulare alternative progettuali e soluzioni costruttive, identificare rischi e monitorare in tempo reale l’utilizzo delle risorse, migliorando produttività, riducendo ritardi e rispettando i budget. Nonostante i vantaggi, l’integrazione dell’economia circolare nel settore edilizio tramite la digitalizzazione presenta alcune difficoltà: innanzitutto, i costi iniziali risultano elevati in quanto l’implementazione del Bim richiede investimenti in software, formazione del personale e aggiornamento delle infrastrutture aziendali. Molti operatori del settore edilizio sono abituati a metodi tradizionali e possono essere riluttanti ad adottare nuove tecnologie.

La mancanza di standard unificati per i modelli Bim può rendere difficile la interoperabilità e la collaborazione tra diverse aziende e professionisti. Infine, la gestione di una grande quantità di dati, come quelli contenuti in un modello Bim o in un digital twin, che devono essere protetti per evitare rischi di perdita o accesso non autorizzato, può comportare problematiche applicative. In conclusione, la metodologia Bim offre strumenti fondamentali per rendere i processi più efficienti e sostenibili nell’ottica dell’economia circolare, sebbene esistano ancora alcune sfide da superare: investire in formazione, standardizzazione e supporto normativo sarà fondamentale per favorire, nel prossimo futuro, la transizione verso un’edilizia più sostenibile e innovativa.

* ingegnere edile architetto e docente  all’Università di Pisa


 

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