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Le mani delle mafie in Toscana: cosa c’è nel rapporto della Dia e quali sono i settori più a rischio

di Matteo Leoni
Le mani delle mafie in Toscana: cosa c’è nel rapporto della Dia e quali sono i settori più a rischio

Le cosche più attive sono camorra e ’ndrangheta che puntano il settore immobiliare

21 giugno 2024
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FIRENZE. Gestione dei rifiuti, immobili e attività imprenditoriali, meglio se legate al settore del turismo, vedi hotel e ristoranti. Sono questi, secondo il rapporto semestrale diffuso della Direzione investigativa antimafia, gli obiettivi nel mirino della criminalità organizzata in Toscana.

Le più attive sono camorra e ’ndrangheta, mentre cosa nostra, spiegano gli investigatori, pare essere meno radicata. La regione non è neppure esente dal traffico di droga, che vede come hub principale il porto di Livorno e a cui sono interessate, oltre a quelle autoctone, anche le mafie straniere, quella albanese in prima linea. La criminalità di matrice cinese invece continua a mantenere un ruolo primario in molte attività economiche, specialmente nel distretto del tessile-abbigliamento che coinvolge le province di Firenze, Prato e Pistoia.

La Dia
«Con riferimento ai gruppi di mafia di origine italiana – rivela la Dia –, la presenza e l’operatività sul territorio regionale riguardano in particolar modo quelli calabresi e campani, rispetto alle consorterie siciliane meno radicate». Per quanto riguarda la camorra, «le attività illecite riscontrate negli ultimi periodi si concentrano prevalentemente nei settori delle estorsioni commesse nei confronti di soggetti originari della Campania e della Toscana, nella gestione del traffico e smaltimento illecito di rifiuti, in quello del traffico di stupefacenti fino al riciclaggio di denaro e al reimpiego in attività immobiliari o imprenditoriali con particolare riferimento al settore turistico-alberghiero».

Gli esempi

Esempio emblematico del quadro tracciato dalla Dia, è quanto avvenuto a Firenze, dove una bomba carta fu fatta esplodere davanti al ristorante “Pizza Cozze e Babà” nel febbraio del 2021: un episodio che era la punta dell’iceberg di una guerra tra clan, iniziata in Campania e arrivata fino in Toscana dove i gruppi criminali gestivano i loro interessi. Ma se Firenze è stata teatro di una guerra tra clan, il resto del territorio non è certo libero da infiltrazioni: «La presenza e il radicamento di soggetti sul territorio toscano legati ad ambienti del crimine organizzato di tipo camorristico, sono comunque da segnalare in larga parte della regione: dal Valdarno (Arezzo) alla Valdinievole (Pistoia), dalla Maremma (Grosseto) alla Versilia (Lucca) e nessuna provincia può ritenersi esclusa se non dal vero e proprio radicamento, quantomeno dalla presenza stabile di soggetti collegati con clan attivi in Campania».

L’operazione

Anche «l’operatività dei clan di ‘ndrangheta continua a evidenziarsi nel territorio della Toscana, come del resto confermato dalle attività investigative condotte nei passati periodi, principalmente nell’ambito delle estorsioni, del traffico di stupefacenti, dello smaltimento illecito di rifiuti e delle frodi fiscali». Proprio con riferimento alla criminalità calabrese, il 19 gennaio 2023 i carabinieri di Firenze, nell’ambito della operazione “Kirmata”, hanno arrestato sei persone, una delle quali originaria di Isola di capo Rizzuto, per frodi fiscali mediante società attive nell’edilizia e operanti prevalentemente nella provincia di Pisa. C’è poi il capitolo mafie straniere: le più attive, spiega la Dia, sono quelle albanese, cinese, romena e quelle del nord-africa.

La prevenzione
Sul fronte della prevenzione, nel primo semestre del 2023 la Dia ha eseguito in Toscana 681 verifiche legate alla realizzazione di opere mediante fondi Pnrr. Dieci le misure interdittive antimafia emesse nei confronti di altrettante aziende, colpite dal divieto di avere rapporti con la pubblica amministrazione. Sempre dall’inizio del 2023 la Dia ha sequestrato 60 immobili in provincia di Livorno.

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