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Il reportage

Nel carcere di Volterra le “Cene evasive” preparate dai detenuti: un’occasione di riscatto

di Aurora Faccia e Azzurra Franchi*
La casa di reclusione ospita due istituti: l’Itcg Niccolini, con gli indirizzi alberghiero e agrario, e il liceo artistico Giosuè Carducci
La casa di reclusione ospita due istituti: l’Itcg Niccolini, con gli indirizzi alberghiero e agrario, e il liceo artistico Giosuè Carducci

Spiragli di libertà tra libri e fornelli: viaggio nel carcere di Volterra dove la scuola dà delle occasioni. La casa di reclusione ospita due istituti: l’Itcg Niccolini, con gli indirizzi alberghiero e agrario, e il liceo artistico Giosuè Carducci

15 maggio 2023
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«La cultura rende liberi»: è questa una delle massime che più si sente nelle aule scolastiche e che di solito i docenti usano per spronare qualche studentello un po’ vagabondo a studiare. «La cultura rende liberi» si sente ovunque. Ne parlano i giornalisti, i filosofi e i pedagogisti nei vari salotti televisivi. Ma è davvero per tutti così? Abbiamo fatto un viaggio alla scoperta di un luogo dove la libertà per molti è a volte solo una chimera e un libro è una immensa finestra sul mondo, anche al di là delle sbarre.

Dalla mensa al teatro

Il Carcere di Volterra è un luogo di detenzione speciale in quanto al suo interno sono offerte varie attività lavorative come la sartoria, in cui generalmente i reclusi si alternano in turni da un mese. I manufatti, realizzati in patchwork, posso essere tute da lavoro, borse o tappeti.

Tra gli ospiti vi sono anche persone che si occupano della manutenzione del carcere stesso (settore Mof – Manutenzione ordinaria fabbricato), chi è addetto alla mensa, chi gestisce il vitto e si occupa della spesa e di consegnarla ai detenuti che ne hanno fatto richiesta, e chi gestisce il sopravvitto, cioè la spesa extra per tutto ciò che può servire, dal dentifricio alla carta igienica, fino al cibo, poiché non sempre il cibo della mensa è sufficiente. Attività complesse, ben gestite e varie, e che aiutano i detenuti anche per un reinserimento nella società.

Indispensabile inoltre è la presenza nel carcere di Armando Punzo (foto in basso a destra), regista premiato che anni fa ha creato con i detenuti “La compagnia della Fortezza”. Istrionico, sognante, evasivo: così è lo spettacolo che Punzo mette in scena con detenuti-attori.

La scuola

Il reinserimento nella società è un punto cruciale per il detenuto. La recidiva in Italia si aggira purtroppo intorno al 70%, ma si è visto che, attraverso un percorso che unisce scuola e lavoro all’interno del carcere, la percentuale si abbatte in modo eclatante al 2%. Per questo nel carcere di Volterra tra le attività più importanti troviamo chiaramente la scuola. All’interno del carcere infatti sono presenti due scuole: l’Itcg Ferruccio Niccolini (con due indirizzi di studio – il professionale alberghiero e il professionale agrario) e il liceo artistico Giosuè Carducci, di Volterra.

Nicoletta Caroti (prima foto a destra), fiduciaria della preside dell’Itcg Niccolini, referente della sezione carceraria Graziani e docente di lettere in entrambi gli indirizzi, lavora nel carcere da otto anni. «L’Itcg Niccolini – spiega – offre vari progetti all’interno del carcere, grazie a un lavoro di sinergia tra la direttrice del carcere, dottoressa Maria Grazia Giampiccolo, e la dirigente scolastica, professoressa Federica Casprini».

Le “Cene evasive”

Per quanto riguarda l’indirizzo alberghiero «ogni anno – spiega Caroti – sono organizzate delle cene dette “Cene evasive” cosicché i carcerati, guidati da docenti del laboratorio di cucina, del laboratorio accoglienza e laboratorio di sala, possano mettere in pratica quello che hanno sperimentato soltanto teoricamente. È quindi un momento molto significativo per il loro apprendimento». Ognuno di essi ha il proprio compito: chi prepara il menu, chi si occupa dell’accoglienza o dell’intrattenimento musicale, chi svolge l’attività di sommelier. Queste serate si tengono sempre dentro il carcere, all’interno della Chiesa Vecchia. La prossima cena sigillerà la chiusura dell’anno scolastico e si terrà il 1° giugno. «Sarà una cena particolare – spiega Caroti – perché andrà a coincidere con il progetto interministeriale “Il Gusto del Tempo” che vede coinvolto il regista, vincitore del premio David di Donatello, Francesco Falaschi e la chef, scrittrice e noto personaggio tv, Luisanna Messeri. Il prodotto di questo progetto sarà un docufilm sulla cucina vista attraverso le sbarre». La cena sarà coordinata proprio da Messeri che lavorerà con i detenuti sia dell’alberghiero che dell’agrario in un’attività partecipata dall’intera scuola.

L’orto tecnologico

Per quanto riguarda l’indirizzo agrario, tramite un progetto finanziato dall’Ue, il “Pon Edugreen”, all’interno del carcere, nell’orto didattico di circa 40 metri quadrati, verranno installati dei sensori per la gestione delle colture per misurare temperatura, umidità e altri parametri. Il progetto mira a favorire la pratica dell’agricoltura 4.0, modello di agricoltura che, utilizzando tecnologie digitali, consente di ottimizzare i processi produttivi e migliorare la qualità dei prodotti per uno sviluppo sostenibile. «Questo nuovo progetto consentirà agli studenti di sperimentare le varie tecniche studiate in classe», spiega con orgoglio il professor Alessandro Caroti, uno dei responsabili (seconda foto a sinistra). «Sempre nei prossimi mesi – aggiunge – verrà allestita anche una piccola stanza laboratorio per l’analisi e lo studio del terreno, dove verrà messa strumentazione tecnica, tra cui piaccametri e conducimetri».

Oltre il lavoro di prof

Con orgoglio e grande entusiasmo parlano i docenti che insegnano ai loro “ragazzi” anche a cercar uno spicchio di cielo e un alito di libertà lì dove a volte è difficile solo annusarla. «Credo fortemente che attraverso l’educazione una persona possa riscattarsi e costruire un futuro diverso e migliore. Per me, il mio lavoro è una “missione” – dice la professoressa Nicoletta Caroti –, una funzione pubblica e importante anche per la società. Lo scopo è quello di contribuire alla crescita formativa e all’apertura mentale dei detenuti. Per loro la famiglia è lontana, quindi i problemi vengono vissuti in maniera amplificata; avere un punto di riferimento in un’insegnante o comunque in un’organizzazione scolastica è secondo me fondamentale. Le lezioni sono anche un’occasione per loro per capire cosa succede fuori da quelle mura e un modo per non pensare a una routine monotona o parlare delle solite cose con il compagno di sventura». l

*Studentesse del liceo XXV Aprile di Pontedera


 

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