Aggressione fascista a Firenze, parla l'ex leader del '68: «Si rischia l’escalation violenta: reagire, ma pacificamente»
Mario Capanna attacca la primo ministro: «Gravissima la mancata condanna da parte di Meloni»
«È gravissima la mancanza di condanna da parte della presidente del partito al quale questi giovani appartengono e cioè la premier Meloni». Lo sottolinea a più riprese Mario Capanna, ex deputato, tra i leader del movimento giovanile del Sessantotto, segretario di Democrazia proletaria. «Quelli di Firenze sono fatti gravissimi – evidenzia – che potrebbero sfociare anche un’escalation di violenza. Per questo è necessaria una condanna forte, anche dai più alti livelli istituzionali».
Capanna, perché quello al Michelangiolo di Firenze è stato un episodio gravissimo?
«È un episodio grave perché da molto tempo non si verificano fatti di questo genere e anche perché non è stato l’unico, ma ha fatto seguito ad un’altra azione di minore gravità in un’altra scuola (al liceo linguistico Pascoli di Firenze, ndr). C’è quindi una ripetitività. E questo fa pensare che questi ragazzi di destra si sentono incoraggiati dal fatto che c’è un governo di destra».
Perché?
«Perché prima, negli ultimi anni, questi episodi non si verificano. Tutti hanno colto la gravità di quello accaduto condannando l’episodio, a partire dagli studenti fiorentini».
Tanti hanno condannato, ma non tutti.
«Infatti. All’appello manca la premier Meloni. E questo è gravissimo perché Giorgia Meloni non è solo la presidente del Consiglio, ma anche la presidente del partito al quale questi giovani appartengono. Il fatto che non abbia speso una parola di condanna è quindi di estrema gravità».
Si rischia un ritorno al passato?
«Non ci sono le condizioni, ma se questi episodi dovessero continuare il rischio sarebbe quello di un’estensione dell’aggressività neofascista. Fortunatamente non siamo ai livelli della fine degli anni Sessanta, inizio anni Settanta, quando i fascisti non solo attaccavano le scuole, le università occupate, i cortei operai, ma addirittura mettevano le bombe. Questo non va dimenticato, perché la storia è importante».
Anni e contesti però lontanissimi da quelli attuali.
«Sì, ma occorre stare attenti affinché non ci si arrivi di nuovo. Ecco perché è importante la condanna immediata degli episodi accaduti a Firenze soprattutto dai livelli istituzionali più alti».
Perché gli episodi di Firenze non possono essere casuali?
«Perché troppo ravvicinati. E il fatto che nel primo episodio i giovani di destra si rendono irriconoscibili calandosi il cappuccio sulla testa indica una sorta di premeditazione. Ciò non va solo stigmatizzato, ma spero che gli studenti fiorentini di tutte le scuole aprano gli occhi e stiano attenti perché questi episodi, ma spero di no, possono essere l’avvisaglia di altri».
Negli anni Settanta quale sarebbe stata la risposta?
«Quella che fu materializzata. Dopo una prima reazione di sorpresa, capimmo che dovevamo stare svegli. Creammo, sulla tradizione del movimento operaio, i servizi d’ordine composti dagli studenti più consapevoli con il compito di vigilare sulle possibili provocazioni, eventualmente respingere gli attacchi, impedire infiltrazioni nei nostri cortei. Ho dei ricordi che mi fanno alzare le orecchie di fronte agli episodi di Firenze ed è quindi bene fermarli subito».
Quali episodi?
«Per dare un’idea del clima: 12 aprile 1973 da un corteo fascista non autorizzato, alla testa del quale c’era Ignazio La Russa, attuale presidente del Senato, fu lanciata una bomba a mano che uccise l’agente Antonio Marino. Questo per far capire la drammaticità di quei momenti. Per fortuna oggi siamo molto lontani ed è bene che restiamo molto lontani da quel clima».
C’è ancora un impegno, politico e sociale, da parte dei giovani?
«Sono contro la tiritera di molti adulti che dicono che i giovani di oggi sono disimpegnati e istupiditi dai social. Non tutti sono così. I giovani sono in prima fila per lottare contro i mutamenti climatici, nell’invocare una soluzione pacifica nel conflitto Russia-Ucraina, nel volontariato. Una parte rilevante di giovani non è rinunciataria, ama l’impegno diretto e si mette in discussione in prima persona. E questo è importante perché rafforza la democrazia».
Le piazze sono però sempre più vuote.
«Il problema principale è che sono vuote le forze politiche. Si è visto con il voto in Lombardia e Lazio, dove la stragrande maggioranza dei cittadini non è andata a votare. I partiti a parole dicono di esseri preoccupati, ma sono invece contenti perché meno cittadini partecipano e meglio possono manovrare. Le piazze adesso sono un po’ “mingherline”, ma domani speriamo che tornino ad essere robuste».
Cosa direbbe un leader sessantottino agli studenti fiorentini di oggi?
«Di dar vita ad una grande manifestazione, pacifica e non violenta. Questa è la migliore risposta da dare all’aggressione».
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