Toscana

Scuola2030
Il caso

Il cannibale su Tik Tok: dalla serie su Netflix “Dahmer” è nata una sfida inquietante sul social

di Martina Paolini*
Il cannibale su Tik Tok: dalla serie su Netflix “Dahmer” è nata una sfida inquietante sul social

Il killer scattava foto prima, dopo e durante la morte delle vittime e sul social network si è diffusa una challenge: filmare la propria reazione alla vista di queste polaroid. L'articolo di una studentessa che partecipa al progetto del Tirreno "Scuola2030"

18 novembre 2022
2 MINUTI DI LETTURA





Il 21 settembre Netflix ha rilasciato una nuova serie, Dahmer - mostro: la storia di Jeffrey Dahmer. E io, da amante del true crime, non potevo non guardarla.

I dieci episodi ripercorrono la vita del serial killer Jeffrey Dahmer e, sebbene il lavoro del regista Ryan Murphy sia stato apprezzato da più di 196 milioni di spettatori, sono molte le critiche ricevute. Prime fra tutte, le polemiche dei familiari delle 17 vittime del “cannibale di Milwaukee”. Non contattati dalla piattaforma streaming prima della realizzazione dello sceneggiato, hanno accusato tutti coloro che ci hanno lavorato. Scrive su Twitter il cugino di una delle vittime: «Si sta riportando a galla il trauma». «Non riesco a capire perché sfruttano così i nostri nomi», dice la madre di uno dei giovani uccisi.

Insomma, la serie presenta molte sfaccettature: se da un lato vediamo la storia vera descritta per filo e per segno, dall’altro dobbiamo capire che potrebbe scandalizzare chi la storia l’ha vissuta. Troppo cruda, ma anche troppo esaltatrice del protagonista, interpretato da Evan Peters. L’attore ha raccontato che si è trovato in difficoltà a interpretare il ruolo. Murphy ha ammesso che Peters è rimasto per mesi nel personaggio e ciò ha influenzato la sua vita quotidiana.

È normale che, con queste premesse, possa nascere una challenge su TikTok? Perché, sì, mi sono ritrovata a testimoniare a molti video che mi hanno lasciata di stucco. Il killer scattava foto prima, dopo e durante la morte delle vittime e sull’app si è diffusa una sfida: filmare la propria reazione alla vista di queste polaroid. Una sfida che, secondo me, umilia quei poveri ragazzi. Inoltre, ancora una volta, torna a galla la difficoltà nel separare attore e personaggio. Sono molte le persone, soprattutto ragazzine, che dopo aver visto la serie, o meglio dire, Evan Peters, giustificano le azioni di Dahmer.

«Cercava solo un po’ di amore», vedo scritto nella descrizione dei video e non riesco a capire come mai, ogni volta che il protagonista è interpretato da un “bello”, non si riesca a distinguere attore e personaggio. L’attore ha solo seguito un copione, ma Dahmer il copione l’ha scritto e ha ucciso degli innocenti. Non ha scusanti e certo la sua bellezza, o quella di chi lo ha interpretato, non sono motivi validi per ciò che ha fatto. Una serie non racconta mai la realtà, il regista deve sempre aggiungere o togliere qualcosa per rendere lo sceneggiato più “appetitoso”. Ogni volta dobbiamo perciò capire e accettare la differenza fra realtà e finzione.


Studentessa al Majorana (Lucca), 17 anni
 

Primo piano
Il racconto

Virus Toscana, il forte mal di testa poi la corsa al pronto soccorso: «Così abbiamo salvato mio figlio»

di Ivana Agostini