Il Tirreno

Toscana

Si assume ma non si riforma. Così l'ex ministro Carrozza affossa la "buona scuola"

Ilaria Bonuccelli
L'ex ministro all'Istruzione, Università e Ricerca, Maria Chiara Carrozza
L'ex ministro all'Istruzione, Università e Ricerca, Maria Chiara Carrozza

La deputata pisana smantella la proposta del governo e della collega lucchese Stefania Giannini alla guida del Miur. Derby toscano sull'istruzione e la formazione

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ROMA. "La gente scende in piazza perché quella in discussione non è una riforma della scuola, ma un potenziamento degli organici degli insegnanti". Un "reclutamento" di docenti che non affronta i nodi dell’istruzione e della formazione. Da ex titolare del Miur ed ex rettore dell'istituto S. Anna di Pisa - eccellenza italiana nell’alta specializzazione universitaria - Maria Chiara Carrozza di scuola affossare la riforma della (quasi) conterranea Stefania Giannini.  E' lei, che con l'arrivo  di Renzi a palazzo Chigi,  l’ha rimpiazzata al ministero dell'Istruzione. Ma lo slogan #labuonascuola non sembra avere impatto sulle masse. Martedì 5 maggio, infatti, è in programma un grande sciopero generale dei lavoratori della scuola, docenti e non solo.

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Onorevole Carrozza, dopo anni il governo stanzia centinaia di milioni di euro per assumere centomila precari e il risultato è uno sciopero generale della scuola. Che cosa c’è che non va in questa riforma?

"Che non è una riforma. È un provvedimento per aumentare il numero degli insegnanti assunti a tempo indeterminato. Tutte le altre disposizioni sono state studiate come contrapposizione a questo provvedimento principale. Che, lo ripeto, si riduce a uno stanziamento per estinguere le cosiddette “graduatorie a esaurimento” ma non risolve i nodi della scuola".

Ma se la riforma servirà ad assumere circa 100mila insegnanti, perché c’è questo malumore?

"Forse una parte della protesta è la risposta ai tanti annunci contraddittori che si sono seguiti in questi mesi. Inoltre, il mondo della scuola non è stato coinvolto né nella discussione né è stato investito da una riforma vera e propria".

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Perché continua a dire che non siamo davanti a una riforma del sistema scolastico?

"Perché la questione del reclutamento degli insegnanti doveva essere tenuta separata dalla riforma della dirigenza e dell’autonomia scolastica, la carne viva del problema. Io avrei affrontato le problematiche in due tempi. E sulla riforma della valutazione scolastica avrei voluto la partecipazione di cittadini e famiglie".

Invece?

"Invece è stato messo tutto insieme, scontentando tutti".


Perfino gli insegnanti che verranno assunti?

"Perfino nelle assunzioni è stata operata una discriminazione. La conferma viene dai numeri: in Italia i precari della scuola sono circa 300mila, quelli che verranno assunti circa 100mila, un terzo".

Perché?

"Perché per le assunzioni a tempo indeterminato non si tiene in alcuna considerazione le persone che sono nelle graduatorie Tfe (Tirocinio formativo attivo) che hanno investito risorse, tempo, energie nella propria formazione. Questo significa che migliaia di persone con abilitazione all’insegnamento si ritrovano senza i titoli per essere assunte solo perché non sono inserite nelle graduatorie a esaurimento. E si sentono discriminate".

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E resteranno senza lavoro con questa riforma?

"Nel disegno di legge si ribadisce che tutti gli insegnanti saranno assunti per concorso. Ma mancano i criteri del concorso: per cui non si capisce se si terrà conto delle abilitazioni acquisite".

Riguardo ai programmi, invece, il testo di legge è più chiaro?

"Non prevede una riforma dei programmi della scuola. Demanda tutto all’autonomia scolastica. Vagamente accenna alla necessità di puntare di più su inglese e sulla storia dell’arte, ma non ci sono indirizzi chiari sul potenziamento delle materie scientifiche - matematica, scienze, laboratori scientifici, informatica - oggi irrinunciabili. Per ipotesi, se tutte le scuole decidessero di privilegiare la formazione umanistica, quella scientifica resterebbe indietro".

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Molto, però, dipenderebbe dalle scelte del preside. La nuova legge con la revisione dell’autonomia scolastica prevede un forte accentramento delle competenze e dei poteri nelle mani del dirigente scolastico.

"In realtà non è neppure più così. Questo era il testo originario del disegno di legge licenziato dal governo. La commissione Istruzione alla Camera sta apportando modifiche sostanziali. Ha già riscritto i primi due articoli del disegno di legge, approvando emendamenti sostanziali proprio all’autonomia scolastica e ai poteri del dirigente (gli emendamenti sono della fine di aprile)".

Ma  forse lei non pensa che sia giusto che il dirigente possa decidere di un docente lavativo o poco preparato?

"Io penso che un dirigente scolastico debba avere la possibilità di intervenire. Ma non credo che sia giusto che possa decidere da solo. La decisione su provvedimenti che riguardano una persona, la sua carriera deve essere frutto di una valutazione collegiale. Non c’è istituzione accademica dove queste scelte siano demandate al singolo. Io stessa non le prenderei da sola".

Ritiene, però,  corretto che lo stipendio di un docente sia proporzionato al merito, come prevede la nuova legge?

"Intanto è bene precisare che anche con la nuova legge per il calcolo della retribuzione sono stati mantenuti gli scatti di anzianità e sono previsto solo alcuni bonus. Comunque, ritengo che sia giusto attribuire una parte dello stipendio in base al merito. O meglio ai risultati ottenuti. Ma come si valutano? Dal miglioramento delle competenze degli studenti. E anche questa valutazione, complessa, deve essere espressa da una commissione, non da una persona sola".

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Se lei potesse proporre la sua riforma alternativa, da che cosa partirebbe?

"Intanto dalla realizzazione di un’anagrafe edilizia. Malgrado sia già prevista dalla mia riforma, non è ancora stata implementata. Vorrei on line i dati sulle condizioni degli edifici, sui soldi investiti, lo stato dei lavori, gli investimenti programmati dai Comuni che mi chiamano in continuazione per farmi presente la difficoltà a intervenire, per i blocchi imposti dal patto di stabilità. Ma non si riesce ad andare avanti. Inoltre, la trasparenza dovrebbe rigardare anche gli esiti degli studi, l’indirizzo preso dai ragazzi, dove sono andati a studiare e così via".

Questo per cominciare. Poi come proseguirebbe?

"Introdurrei un meccanismo di formazione e selezione degli insegnanti. La legge, oggi, parla solo di assunzione. Per questo è tanto contestata".

Non sarà solo per questo.

"No. È che manca anche la riforma degli ordinamenti. Ci vuole una riforma della scuola media. Quella che abbiamo oggi andava bene negli anni Sessanta del Novecento, quando è stata formulata: oggi è anacronistica. La scuola secondaria inferiore deve essere rivista insieme alla scuola secondaria superiore, con una revisione dei programmi anche umanistici. Basta pensare che non si studia il Novecento, se non in minima parte. Ma che formazione è quella di una generazione alla quale non si insegna che cosa sia l’omicidio Kennedy, la guerra di Corea o la caduta del muro di Berlino?".
 

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