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Toscana

“Che choc mio figlio, gioca a soffocarsi”

“Che choc mio figlio, gioca a soffocarsi”

Tredicenne torna da scuola spaventato e fa vedere il filmato alla madre. Che si sfoga: qualcuno fermi questi riti macabri

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«Non ho sognato, né ho avuto allucinazioni: ho provato solo tanta paura». La voce è tremula. Quel “gioco” mortale lo racconta a fatica: ma c’è quel video girato da un amico a ricordarglielo. Lui che si accuccia, respira piano e poi sempre più forte. Si alza di scatto. Un coetaneo lo afferra e soffoca con una presa al collo. E lui che sviene per qualche secondo.

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Sono fotogrammi da brivido: protagonista un ragazzino di 13 anni. Uno come tanti che frequenta una scuola media di Pontedera. Sui banchi della sua classe decide di unirsi al gruppo e fare “quella cosa”, come la chiamano. Molti dei suoi compagni l’hanno già fatta: giocatori, spettatori, e chi riprende col telefonino per trasmettere agli amici. Un film dell’orrore adolescenziale che una mamma vede e denuncia a gran voce.

«Mio figlio stava giocando con la sua vita: ho sempre davanti agli occhi quel video dove l’ho visto quasi morire, svenuto, tremante» - lo choc della madre, impiegata in un locale di Pontedera, è totale.

Esperienza ai confini della vita, sfida tra ragazzini in totale incoscienza: di fatto questo strangolamento volontario che porta una mancanza di ossigeno al cervello - l’anossia - può causare danni irreversibili al cervello e portare addirittura alla morte. «Sono sconvolta, mio figlio mi dice che queste cose le fanno addirittura nel bagno della scuola, dopo la mensa e che alcuni professori sono al corrente di questa pratica mortale», si sfoga la donna, terribilmente impaurita che questo macabro divertimento di gruppo possa accadere di nuovo.

Iperventilazione, soffocamento, svenimento e il confine con danni irreparabili che si insinua nelle vite di tanti giovanissimi. Con l’illusione di sensazioni forti che mai arriveranno. Il bagno della scuola non è il solo posto dove va in scena questa pratica di anossia cerebrale: anche nel piazzale della scuola media di Pontedera è successo, la settimana scorsa. E ancora in strada, giù nel cortile: il gruppo di amici diventa branco e si dà forza in una condivisione mortale.

Succede tutto in pochi secondi: la “vittima” di turno sta nel mezzo. In tanti guardano, qualcuno riprende e fa video. «Sono soprattutto le bimbe a farlo, dicono che è come sognare e ci incitano a farlo, sono sicuro che qualche volta lo hanno provato anche quelli di seconda», torna a dare dettagli del “reality” noir il tredicenne.

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