Grosseto, carabiniere fa arrestare il figlio visto nel video di una rapina
Pistola giocattolo e volto coperto in azione in un bar: trentenne condannato
GEOSSETO. Era stato il padre, carabiniere, a instradare i colleghi. Lui, cliente praticamente abituale del bar, si era fatto mostrare il video della rapina che vi era avvenuta poco prima e aveva purtroppo riconosciuto suo figlio in quelle immagini, dagli abiti, dalle movenze, dalle poche parole pronunciate. Non aveva esitato, era andato in caserma per dire quello che sapeva, quello che aveva visto. I militari del Norm avevano subito effettuato una perquisizione a casa del giovane uomo e avevano trovato la stessa pistola giocattolo compatibile con quella da lui utilizzata per la rapina al bar e anche, poco prima, per la tentata rapina ai danni di un grossetano in strada.
Messo ai domiciliari e poi in carcere, il trentenne è stato adesso condannato al termine del procedimento svoltosi con il rito abbreviato, udienza alla quale ha assistito insieme al suo difensore, l’avvocata Caterina Biafora: tre anni, 1.200 euro di multa, interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, la stessa pena chiesta dal pm Valeria Lazzarini.
Due gli episodi di quelle prime ore della mattina del 9 novembre scorso. Il primo in via dei Mille. Qualche minuto prima delle 5, un uomo descritto con cappello e scaldacollo aveva preso alle spalle un uomo che stava caricando l’auto: «Dammi i soldi». La vittima si era voltata e aveva visto un uomo vestito di scuro dal volto coperto che impugnava una pistola; quando aveva detto di non avere soldi, l’automobilista era stato colpito con il calcio dell’arma a una spalla e minacciato («ti ammazzo»). Poi qualcosa era andato storto, forse era passato qualcuno, forse era stato disturbato, e il rapinatore si era allontanato di corsa. Solo successivamente l’automobilista aveva saputo che si trattava di un’arma giocattolo, ad aria compressa, privata del tappo rosso. L’automobilista si era comunque messo alla ricerca del malvivente, aveva trovato già aperto l’Hollywood Cafè, in piazza della Libertà, quindi anche abbastanza vicino – ed entrando aveva saputo che quello che sembrava essere stato lo stesso uomo che l’aveva aggredito aveva messo a segno una rapina, ai danni di un cliente del locale e della stessa titolare, qualche minuto dopo le 5. Cosa era accaduto qui? La titolare aveva raccontato che, mentre preparava un caffè al cliente in quel momento presente, un cacciatore che si stava accingendo a partire per la giornata, era entrato un uomo vestito di nero, con il volto coperto, con una pistola in mano: «Fuori i soldi».
«Non mi ha puntato addosso la pistola ma l’ha tenuta in mano – aveva raccontato al nostro giornale Antonella Giannì, la titolare – sotto il bancone, bene in pugno, e poco prima entrando l’avevo vista bene. Si è fermato qui davanti al bancone e ha preteso che gli consegnassi tutti i soldi che avevo. Erano le 5, io a quell’ora non avevo niente». Dalla cassa del bar non era stato preso nulla, infatti. Dal portafogli del cliente erano stati prelevati 35-40 euro. Poi la fuga, in direzione di via Mascagni.
In un altro bar, quella stessa mattina, il carabiniere aveva saputo da un altro avventore con cui stava conversando della rapina all’Hollywood. Il militare aveva riconosciuto il figlio, dopo aver visionato più volte la registrazione che, su sua richiesta, gli era stata inviata sul cellulare. Il carabiniere aveva messo nero su bianco davanti ai colleghi tutto quello che sapeva, tutto quello che aveva visto, tutto quanto a suo avviso sarebbe potuto essere utile per le indagini, compresa la storia della pistola e aggiungendo che aveva raccomandato al figlio di sbarazzarsene. La perquisizione avvenuta poco dopo la segnalazione aveva fugato eventuali dubbi residui. E del resto il giovane uomo aveva poi confessato di essere stato autore dei due episodi, commessi in uno stato di alterazione: si è detto pentito, ha spiegato anche al giudice di essere tossicodipendente. Qualche giorno dopo l’indagato era stato messo ai domiciliari ma nel febbraio scorso era finito in carcere, dov’è ancora oggi: aveva violato la misura per compiere una rapina in un supermercato ed era stato arrestato in flagranza.
La titolare del locale all’epoca aveva tenuto a ringraziare l’Arma anche attraverso le pagine del nostro giornale per l’efficienza delle indagini e per l’umanità che i militari le avevano mostrato. «In queste ore dopo la rapina – aveva raccontato – ero ancora molto scossa e i carabinieri sono venuti da me qui al bar diverse volte, mi sono stati vicini e sono venuti a sincerarsi su come stessi. Non posso che ringraziarli con tutto il cuore per la bravura e la vicinanza eccezionali che mi hanno mostrato: mi sono stati di grande conforto. Sono ancora scossa».
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