Il Tirreno

L'intervista

Gloria Guida, 70 anni di bellezza senza filtri: «In Toscana le estati più belle. Sognavo di cantare poi un regista vide la mia foto»

di Luca Tronchetti

	Gloria Guida ieri e oggi
Gloria Guida ieri e oggi

L’attrice, famosa per le commedie sexy, si racconta: dal canto all’arpa sua prima passione, fino al teatro di Garinei dove ha incontrato l’amore

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Un’icona sensuale ed elegante, sex symbol adorata dagli uomini e ammirata dalle donne, sogno erotico degli anni Settanta. Un metro e 70, capelli lunghi e biondi, occhi azzurri, sguardo magnetico, sorriso accattivante. Sembra impossibile ma tra pochi giorni - il 19 novembre - Gloria Guida, emblema di una nuova femminilità non più capricciosa e volubile ma cosciente ed emancipata che la vide protagonista assoluta della commedia sexy all’italiana, festeggia 70 anni. Lo fa lontana dai riflettori nella sua bella casa romana assieme agli affetti più cari: il marito Giorgio Guidi alias Johnny Dorelli con cui forma da 46 anni una coppia inossidabile da sempre lontana dal gossip, la figlia Guendalina, la nipote Ginevra e i parenti: «Niente fuochi d’artificio. Non mi sono mai sentita sul piedistallo neanche quando le mie foto riempivano le copertine dei rotocalchi o le locandine dei film e festeggio questo compleanno particolare nell’intimità familiare con la classica torta e un buon prosecco. La vita va avanti con qualche ruga in più: sono soddisfatta e non rinnego nulla del mio passato».

Sin da bambina ha sognato una carriera nel mondo dello spettacolo?

«Per me è stato quasi naturale. Mia mamma Teresa Moggi, che ho perduto lo scorso aprile a 92 anni, negli anni Cinquanta è stata una delle indossatrici preferite dello stilista napoletano Emilio Schuberth che in quel periodo vestì la principessa Soraya e dive come Rita Hayworth e Sofia Loren. Si avvicinò al cinema nel 1954 con piccole particine nei film Hanno rubato un tram con Aldo Fabrizi e Il cardinale Lambertini con Gino Cervi. Smise l’attività, per dedicarsi alla famiglia, dopo il matrimonio con mio babbo Giorgio, emiliano di Casalecchio di Reno che ha lavorato e gestito locali in diverse zone d’Italia vincendo nel 1977 un campionato mondiale di barman con un cocktail che portava il mio nome. Per questo sono nata a Merano, ma a quattro anni con mio fratello minore Giampaolo, apprezzato medico oggi in pensione, siamo tornati nel comune di residenza dove sono cresciuta e, con i primi guadagni, ho acquistato una casa dove hanno vissuto i miei genitori».

Il cinema è stato uno sbocco naturale?

«Assolutamente no. Dopo le medie ho frequentato il Conservatorio di Bologna. Tutti erano attratti dal pianoforte o dalla chitarra. Io sono andata controcorrente: affascinata sin da bambina dall’arpa. E poi il canto. Per tutti avevo una bella voce tanto che mio padre mi spinse a partecipare a diversi concorsi e a prendere lezioni da Alda Scaglioni, un’autorità nel campo canoro scopritrice di talenti come Gianni Morandi e di altri interpreti che spopolavano nelle balere emiliane».

Ricorda la sua prima esibizione?

«Avevo 12 anni e mio babbo, in quel frangente gestore del Caffè concerto “Mocambo” di Rimini, locale alla moda sulla riviera romagnola, durante una serata mi spinse letteralmente sul palco e accompagnata dall’orchestra interpretai il brano del momento, che per me resta il più bello di tutti : “A chi” di Fausto Leali».

Da aspirante cantante a stella delle commedie sexy assieme ad altre bellezze esplosive come Edwige Fenech, Barbara Bouchet, Nadia Cassini e Anna Maria Rizzoli.

«Dai 15 ai 18 anni ho fatto provini in Rai, ho partecipato al “Festival di Venezia” e a “Un disco per l’estate” e nel 1973 sono stata messa sotto contratto dall’etichetta discografica Cbs Sugar che in quegli anni annoverava complessi come i Pooh e i Camaleonti. Un anno dopo la mia foto, comparsa sulla copertina di un mio 45 giri, finì sul tavolo di una produzione cinematografica e venni chiamata per un’audizione di fronte al regista Mario Imperoli. Bastò un provino per diventare la protagonista del mio primo film dal titolo La ragazzina, la risposta in chiave adolescenziale al fenomeno Malizia con Laura Antonelli. Allora ero timidissima, mi vergognavo davanti alla cinepresa quando dovevo girare le scene di nudo. Il regista fu molto bravo e sensibile ad aiutarmi e ricordo con affetto Paolo Carlini, attore romagnolo a tutto tondo che per me è stato un maestro. Nel film interpretavo una liceale spigliata e inquieta che fa perdere la testa a coetanei e adulti. Quel ruolo di studentessa audace e sessualmente disinibita mi ha accompagnato in buona parte dei miei 34 film girati prevalentemente in cinque anni (dal 1974 al 1979) e che mi diedero una straordinaria popolarità. Facevo anche tre film all'anno, finivo il venerdì e il lunedì ne iniziavo un altro. Ma il canto anche in quel frangente non è mai venuto meno e ho interpretato i brani delle colonne sonore di film come Avere vent’anni, La liceale seduce i professori e L’infermiera di notte. Non rinnego niente di quel periodo e sento ancora forte l’affetto del pubblico. Girando quelle pellicole comico-erotiche ho avuto la fortuna di trovare grande professionalità. Inizialmente sono stata protetta da papà, presente alle riprese e che mi accompagnava dappertutto tanto che nei primi film, girati da minorenne, ha dovuto firmare le liberatorie. Poi ho sempre avuto tenuto la giusta distanza verso chi cercava approcci e avances sgradite tanto che nell’ambiente mi ritenevano un po’ snob. Rivedendo a quasi mezzo secolo di distanza quei film ti viene da sorridere pensando a censure e divieti».

L’attore più simpatico e il film di cui va più orgogliosa?

«Renato Pozzetto è stato un compagno di lavoro divertente, altruista e generoso. Con lui ho girato negli anni Ottanta Fico d’India e La Casa Stregata. Portava sempre il cuoco personale e durante le pause pranzo invitava nel suo camper tutta la troupe offrendo a tutti un piatto di pasta al sugo».

Gloria Guida e il rapporto con la Toscana?

«Le mie estati più belle le ho trascorse sulla spiaggia di Follonica e ho imparato dalle amiche del posto a cucinare un piatto tipico della Maremma di cui è ghiotto Johnny Dorelli: l’acquacotta. E non posso dimenticare la Versilia. Ho avuto il privilegio di assistere, il 23 agosto del 1978 alla Bussola di Bernardini, all’ultimo concerto di Mina».

Il teatro le ha cambiato la vita?

«Nel 1979 venni chiamata a Roma da Pietro Garinei che cercava un volto nuovo, una ragazza che sapesse cantare e recitare, per una commedia musicale scritta assieme a Jaja Fiastri che doveva andare in scena a dicembre al teatro Sistina, Accendiamo la lampada. Ero terrorizzata, ma le prove con il maestro Armando Trovajoli andarono molto bene. Come nel film Sliding Doors lì ho incontrato Johnny Dorelli, la persona con cui ho condiviso l’esistenza e un’attrice da cui ho imparato tanto come Bice Valori che proprio quell’anno si ammalò gravemente durante le recite e morì poco dopo».

Qual è il vostro segreto?

«Il rispetto reciproco, l’ironia, la passione per la musica e lo spettacolo e la capacità di affrontare insieme i problemi della vita senza la necessità di mostrarci. E pensare che all’inizio mi stava pure antipatico. Eccessivamente pignolo durante le prove del musical Accendiamo la lampada dove era l’attore protagonista. Quella mia prima volta a teatro è stata la nostra lampada magica: lui interpretava il sultano, io una tessitrice. Ero inesperta, impaurita. A un certo punto lui, tra il serio e il faceto, soffermandosi sulla lettura del copione mi disse cosa ne pensassi del testo. Era il suo modo per mettermi a mio agio. Ma fui io a fare la prima mossa durante le prove e i nostri 18 anni di differenza ci sembrarono molto più vicini. In famiglia ci accomuna la lettera G. Mio padre si chiamava Giorgio, mio fratello Giampaolo, nostra figlia Guendalina, nostra nipote Ginevra, i figli di Johnny Gabriele e Gianluca».

Quali sono le attrici in cui si rivede?

«Se devo fare dei nomi a livello interpretativo dico Margherita Buy e Micaela Ramazzotti».

L’amarezza più grande in questi anni?

«La Rai nel 2018 mi aveva chiamato a condurre il programma Le Ragazze, un format della terza rete con racconti di donne nate dagli anni ’40 agli anni ’90. L’edizione era andata benissimo, la critica era entusiasta e l’audience reggeva. Invece all’improvviso sono stata sostituita».

A 70 anni ha mai pensato di utilizzare la chirurgia estetica?

«Ho tenuto il mio volto e le mie forme e ritengo assurdo e diseducativo che una ragazza di 18 anni chieda come regalo di compleanno di rifarsi il seno o le labbra. Cerco di rimanere in forma curando la pelle, andando in palestra, camminando, facendo esercizi e flessioni a casa in modo intelligente e mangiando sano. Intendiamoci: odio le diete e mangio un poco di tutto. Alle donne consiglio di tanto in tanto di consumare durante la giornata una barretta di cioccolato fondente, un modo per volersi bene e superare lo stress». 
 

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