Il Tirreno

Tendenze

Il trash? In tv inizia a stancare e il pubblico premia la divulgazione: gli esempi di programmi di successo

di Ilaria Floris
Il trash? In tv inizia a stancare e il pubblico premia la divulgazione: gli esempi di programmi di successo

Grande Fratello & c., ascolti a picco. Da Angela a Cazzullo è un boom di gradimento: i dati e i motivi

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Chi ha detto che per brillare negli ascolti bisogna abbassare la qualità? Le tendenze televisive degli ultimi tempi dicono esattamente il contrario. Il primo ad accorgersene fu Piero Angela, che per anni con il suo “Superquark” su Rai1 vinceva regolarmente la prima serata. All’inizio era una mosca bianca, mentre oggi a fare tesoro della sua lezione non è solo il figlio Alberto, che ha portato successo tanti programmi, da “Ulisse” a “Noos” passando per “Passaggio a Nord Ovest” e “Meraviglie”, ma diversi altri conduttori che stanno ottenendo, con la divulgazione scientifica, storica o culturale, più successo di tanti “cugini trash” fra reality, tv del dolore, tv emozionale e così via. Solo per fare qualche esempio, “Una giornata particolare” di Aldo Cazzullo o “In Viaggio con Barbero”, entrambi su La7, hanno mostrato una crescita di consenso costante nel corso dei tre anni di programmazione, così come è notevole il boom di ascolti de “La Fisica dell’Amore” dell’amatissimo professore Vincenzo Schettini su Rai2.

Del resto, davanti ai numeri non si può barare: la punta dell’iceberg al momento è rappresentata dal re dei reality, ovvero il “Grande Fratello”, con i dati Auditel del programma che sembrano parlare chiaro. E seppure c’è in mezzo un’era geologica in termini di evoluzione e parcellizzazione del mercato televisivo, fa impressione fare un confronto su tutti: la finale della prima edizione, trasmessa il 21 dicembre 2000 (conduceva Daria Bignardi, vinse Cristina Plevani) ebbe una media di 16.019.000 spettatori e circa il 60% di share; l’ultima finale, andata in onda lunedì 31 marzo 2025 condotta da Alfonso Signorini, ha raccolto davanti al video 2.690.000 spettatori e il 22% di share.

Ma non è solo il GF a mostrare le crepe. Ci sono diversi altri esempi di intrattenimento leggero che quest’anno sono stati bocciati dal pubblico: dal reality-game di Canale 5 “The Couple”, al cui timone c’era la pur amatissima Ilary Blasi, a “Ne vedremo delle belle” con Carlo Conti e un manipolo di ex soubrette sulla Rai. Entrambi chiusi in anticipo. Sulla lettura di questi fenomeni ci sono diverse scuole di pensiero. Da una parte c’è chi crede che di fronte alla grande offerta di contenuti trash, scandalistici o volgari presente sui social e sulle piattaforme, una fetta di pubblico sempre più consistente cerchi sulla tv generalista contenuti divulgativi e culturali. È il caso di Mario Tozzi, conduttore di “Sapiens”: «C’è voglia di conoscenza – spiega il conduttore e divulgatore –. Si arriverà presto ad una commistione dei generi, cinema, tv, radio.

Un esempio? Il film “Don’t Look Up” (con Leonardo Di Caprio e Meryl Streep, del 2021), che può essere letto come una critica al negazionismo climatico. Oppure la critica alla tecnologia contenuta nella serie tv “Black Mirror”. «Io credo che nel pubblico ci sia sempre più una capacità di riconoscimento del divulgatore – osserva Tozzi, che dal 10 maggio è in onda su Rai3 con il suo “Sapiens”, giunto alla settima stagione –. Il messaggio si identifica molto con il messaggero, cioè con chi fa la divulgazione, e come la fa. Questo fa la differenza».

Le ragioni possono ritrovarsi anche nell’evoluzione (o involuzione, in certi casi) «della qualità televisiva di alcuni programmi, che sempre più spesso vengono costruiti senza le adeguate competenze. E il pubblico se ne accorge». E infatti c’è chi ritiene che banalmente esistano soltanto programmi ben riusciti perché ben fatti e altri meno riusciti perché fatti peggio. Lo spiega l’archeologo, conduttore e divulgatore Umberto Broccoli: «Ci sono due categorie con cui realizzare i programmi tv, “facile” e “semplice”. Spesso si ricorre al “facile”, cioè quello che garantisce un risultato con il minore sforzo produttivo, ma il pubblico si accorge della differenza e privilegia il semplice, che richiede invece competenze ben più alte».

Broccoli il 2 maggio ha esordito in prima serata su RaiStoria con 10 puntate di “Un’epoca nuova – 1945-1960”. «È un racconto di storia ma anche “pop”, che arriva alle persone – spiega –. E ho notato anch’io una decisa inversione di tendenza nei gusti dei telespettatori». D’altronde, chiosa Broccoli, «il pubblico è come gli elettori: sempre più avanti rispetto a chi li dirige». Infine, c’è chi, come il direttore di La7 Andrea Salerno, attribuisce gran parte della riuscita di un programma alla coerenza del contesto in cui è inserito: «Quando tu hai una rete che offre un contesto coerente, è più facile che un programma si affermi –spiega –. È accaduto a noi, che abbiamo creato un patto col pubblico in questi anni e questo ci ha fatto diventare in prime time la terza rete televisiva per molti mesi quest’anno». 

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