inchiesta sul caporalato  

Li pagavano un euro all’ora per lavorare nei campi: il caso emerge dopo una lite al bar

Tiziana Gori
Allarme caporalato in Toscana (foto d'archivio)
Allarme caporalato in Toscana (foto d'archivio)

Altopascio: denunciati due imprenditori dopo una diverbio on un bracciante che reclamava lo stipendio. Avevano evaso 16mila euro di contributi

11 aprile 2021
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ALTOPASCIO. Si erano incontrati al bar per discutere di quello stipendio che il trentenne non aveva ancora percepito. Dopo un’estate passata a lavorare sotto il sole nei campi e un autunno di promesse a vuoto l’esasperazione aveva preso il sopravvento. Era scoppiato un litigio violento, e i passanti avevano chiamato i carabinieri.

Da quel giorno di dicembre il Nucleo ispettorato del lavoro di Lucca, coordinato dal maresciallo Domenico Mastrobuoni, ha indagato. E il risultato delle indagini è che la Toscana non sfugge al fenomeno del caporalato. Realtà purtroppo prevedibile ma comunque amara da metabolizzare. Un euro e mezzo l’ora: tanto vale la fatica di braccia giovani, venute in Italia per un futuro migliore.

I carabinieri sono risaliti, al momento, a tre giovani nigeriani – di 27, 30 e 33 anni – che hanno lavorato alle dipendenze di una coppia di imprenditori agricoli nel corso del 2020, venendo pagati un euro e mezzo l’ora per dieci ore di lavoro al giorno.

I due coniugi, albanesi, entrambi di 45 anni, hanno la sede legale dell’azienda a Capannori e alcuni terreni ad Altopascio. Lì coltivano verdure, che vendono poi ai negozi della Piana lucchese. La donna è la legale rappresentante dell’azienda ed è dai messaggi whatsapp scambiati tra l’imprenditrice e i giovani nigeriani che l’Ispettorato ha trovato conferme dei racconti fatti dai dipendenti. Il tentativo della 45enne di negare l’esistenza di un rapporto di lavoro è stato ben presto confutato dalle conversazioni telefoniche in cui venivano assegnate le mansioni da svolgere. L’azienda non aveva, in forma ufficiale, dipendenti.

La promessa con cui i giovani hanno continuato a cullarsi per almeno sei mesi (le indagini coprono il periodo compreso tra aprile e settembre 2020) era quella di un regolare contratto dopo un periodo di prova. Con “acconti” che non si trasformavano mai nello stipendio dovuto.

La coppia, che è stata denunciata, deve rispondere dei reati di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, impiego di lavoratori privi del permesso di soggiorno (a uno dei tre era scaduto), nonché di illeciti amministrativi legati alla violazione delle basilari norme sulla sicurezza, non essendo mai stata eseguita alcuna valutazione dei rischi sul luogo di lavoro.

Nel corso dell’attività d’indagine, parallelamente alla responsabilità di natura penale, sono state emesse sanzioni amministrative per 28mila euro. L’Inps è stata invece chiamata a recuperare 16mila euro di contributi evasi. Quello di Altopascio non è l’unico caso di caporalato portato alla luce dall’Ispettorato del lavoro a Lucca. Nel mirino dell’Arma, nell’ultimo anno, un autolavaggio, un’impresa edile e due imprese di pulizie. —

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