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Morganti, un sasso nello stagno Pd di Prato: «Necessario azzerare la segreteria»


	Giovanni Morganti, ex sindaco di Vernio, col segretario Marco Biagioni
Giovanni Morganti, ex sindaco di Vernio, col segretario Marco Biagioni

L’ex sindaco di Vernio si dimette e chiede di fare lo stesso a Biagioni. Sabato l’assemblea della base al circolo Arci di Paperino

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PRATO. Caro Marco, il tempo delle mediazioni è scaduto. Con queste parole, annunciando le sue dimissioni dalla Segreteria del Partito democratico, Giovanni Morganti lancia il sasso nello stagno per scuotere il partito da quello che giudica un pericoloso immobilismo. Morganti, per 10 anni sindaco di Vernio, è una voce autorevole nel Pd, che sembra non aver ancora superato il dopo-Bugetti.

«Il 20 giugno 2025 è finito un ciclo politico – scrive Morganti in una lettera aperta al segretario provinciale Marco Biagioni – ma il Partito democratico di Prato ha scelto di non farci i conti, scivolando in un pericoloso immobilismo. A spingermi a questo passo non è solo la crisi esterna, ma la presa d’atto che questa Segreteria esiste ormai solo sulla carta. È un organismo che non viene quasi mai riunito e, quando accade, è svuotato di ogni reale potere decisionale. Le scelte strategiche vengono rimandate a decisioni dirette o concordate all’interno di una cerchia ristretta, escludendo di fatto chi ha accettato formalmente questo incarico. Mi rivolgo a te, Marco. La tua proposta di svolgere il Congresso era corretta ed è stata un atto condiviso. Proprio durante l’ultima riunione di Segreteria, avevamo deciso quasi all’unanimità di percorrere quella strada, che tu stesso hai poi formalizzato alla direzione e al Partito Regionale. Il problema è nato dopo. Quando il Regionale ha bloccato tutto, adducendo giustificazioni tecniche sui tempi a ridosso delle amministrative, hai accettato quella risposta troppo a cuor leggero. Ma il Congresso è un atto politico, non una pratica burocratica. Se avessimo avuto davvero la volontà di imprimere una svolta, avremmo trovato la soluzione tecnica per celebrarlo. Invece, ci siamo fatti scudo del “non si può fare”. E ora, paradossalmente, siamo di nuovo in attesa che il Regionale ci dia una risposta su una domanda di congresso a cui avrebbe dovuto rispondere già la settimana dopo le regionali. Voglio essere altrettanto netto sul percorso alternativo che proponi oggi. Conosco la tua idea di un “percorso intermedio” per supplire al mancato Congresso, ma non la condivido e non credo che funzionerà. In una fase di delegittimazione così profonda, non bastano percorsi consultivi privi di un reale sbocco decisionale. Senza la legittimità formale che solo un congresso può dare, qualsiasi “nuova fase” nasce debole. Riconosco il tentativo che hai fatto in questi mesi per tenere insieme il partito. Tuttavia, dobbiamo prendere atto che quella strategia di “tenuta” si è trasformata in uno stallo. I fatti parlano chiaro. Sono stato tra i tanti iscritti che hanno firmato per sostenere il Congresso. Ho visto l’ultima Direzione spaccarsi, smentendo nei fatti l’immagine di un partito unito nel voler rinviare tutto. Un gruppo dirigente responsabile, di fronte a questo blocco, ha il dovere di dare uno shock al Partito. Per questo, coerentemente con quanto ti avevo preannunciato, rassegno le mie dimissioni dalla Segreteria Provinciale. Lo faccio nella convinzione che l’unico shock utile, oggi, sia azzerare questa Segreteria e ripartire subito con un Congresso. La mia non è una fuga, ma una richiesta di scelte forti. Continuare con l’ordinaria amministrazione, mentre le decisioni reali avvengono altrove, significa condannare il Pd all’irrilevanza».

Per sabato alle 11 il Pd ha convocato un’assemblea pubblica al circolo Arci di Paperino per far parlare la base. 

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