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Prato, il Partito democratico voleva candidare la madre di Luana D’Orazio

di Paolo Nencioni
Emma Marrazzo
Emma Marrazzo

Sarebbe stata capolista alle regionali, ma ha declinato l’invito

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PRATO. Emma Marrazzo, madre di Luana D’Orazio, la giovane operaia morta sul lavoro il 3 maggio 2021 e diventata suo malgrado un simbolo delle morti bianche in Italia, ha rischiato seriamente di essere candidata come capolista del Partito democratico nella circoscrizione di Prato alle prossime elezioni regionali del 12 e 13 ottobre.

Le hanno fatto la corte fino all’ultimo, fin quando si è trattato di portare la “sestina” dei nomi alla Direzione regionale del partito, e poi hanno rinunciato perché la diretta interessata ha declinato l’invito.

Sarebbe stata un’autentica sorpresa, ma anche, va detto, una decisione che avrebbe provocato un certo sconcerto in una parte non piccola del partito. Non tanto per la persona, che sicuramente avrebbe portato in Regione, se eletta, la sua battaglia per una maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro, quanto per il fatto che Emma Marrazzo è per sua stessa ammissione totalmente digiuna di politica.

«Io non sono né di destra né di sinistra – dice al telefono – La politica non mi interessa, tanto poi a Roma fanno sempre come gli pare. Avrei detto di no anche alla destra se me l’avessero proposto. Il Partito democratico conosce la mia battaglia e mi hanno proposto di continuare la mia lotta insieme a loro, ma non sono nelle condizioni di poterlo fare, devo stare dietro a mio figlio che è disabile e ha bisogno di attenzioni. E poi c’è ancora in corso il processo per la morte di Luana».

Luana D’Orazio è morta il 3 maggio 2021 mentre lavorava a un’orditoio nell’Orditura Luana di via Garigliano a Montemurlo. Per quella morte hanno già patteggiato i due titolari (di fatto e di diritto) dell’azienda, mentre è ancora in corso il processo al manutentore Mario Cusimano, accusato di aver manomesso i dispositivi di sicurezza del macchinario.

A tentare la giocata Marrazzo è stato il segretario provinciale del Pd Marco Biagioni. È stato lui a proporre la candidatura a Emma Marrazzo nei giorni in cui si discuteva se inserire come capolista l’ex sindaco Matteo Biffoni per i riformisti oppure Marta Logli, membro della Direzione nazionale, per l’area Schlein, come poi è accaduto.

«Sì, lui è stato molto gentile – conferma Emma Marrazzo – Ma ripeto, ora non sono nelle condizioni di accettare un impegno di questo tipo e per questo ho detto di no. Comunque se c’è da parlare di sicurezza sui luoghi di lavoro io sono con chiunque. È un tema di cui bisogna parlare».

Ai conoscitori delle dinamiche interne del Partito democratico che ancora sta elaborando il lutto della caduta della giunta Bugetti, è impegnato nella campagna per le regionali e presto regolerà i conti interni nel congresso provinciale anticipato, prima di tentare la riconquista del Comune, a primavera, non sfugge che la scelta di candidare Emma Marrazzo potrebbe essere stato un modo per sparigliare le carte, inserendo un nome che non era riconducibile a nessuno degli schieramenti in campo, assumendosi il rischio di mandare in Consiglio regionale una neofita della politica che avrebbe avuto bisogno di imparare quasi tutto da zero.

Una candidata di bandiera, peraltro, che avrebbe avuto scarse possibilità di essere eletta senza una macchina elettorale alle spalle che lavorasse per lei.

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