Il Tirreno

Prato

"Mio figlio morto come Luana, ma non c'è stata la stessa attenzione"

di Paolo Nencioni
La madre d Sabri Jaballah parla dal palco del Castello dell'Imperatore (foto Batavia)
La madre d Sabri Jaballah parla dal palco del Castello dell'Imperatore (foto Batavia)

La madre di Sabri Jaballah alla manifestazione indetta dopo la morte della giovane operaia a Montemurlo. "A lui è successa la stessa cosa, ma era straniero"

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PRATO. "Sono qui per ricordare mio figlio, morto come Luana. Non è giusto, non siamo in guerra". C'era anche Alya, la madre di Sabri Jaballah, alla manifestazione indetta dai sindacati in piazza delle Carceri dopo la morte di Luana D'Orazio, l'operaia coetanea di Sabri schiacciata da un rullo il 3 maggio dentro l'Orditura Luana di via Garigliano a Oste. Tre mesi prima, il 2 febbraio, era capitata la stessa cosa anche a Sabri, alla Millefili di Montale, straziato da un "apriballe" mentre faceva manutenzione.

Però tre mesi fa non c'è stato nulla di paragonabile a quello che è successo dopo la morte di Luana. Le cronache locali hanno dato ampio spazio all'infortunio mortale, ma non ci sono state manifestazioni, nessun politico di livello nazionale ha ritenuto opportuno intervenire, non c'è stato lo tsunami emozionale che ha seguito la tragedia di Montemurlo.

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"Sì, è vero, a Sabri è successa la stessa cosa - mormora la madre mentre sale la scalinata del Castello dell'Imperatore portano una foto del figlio - ma non c'è stata la stessa attenzione, perché Sabri era straniero e Luana era italiana. Ecco perché". Sabri Jaballah era italiano come Luana, aveva frequentato il Professionale Marconi di Prato e i suoi amici sono italiani, solo che portava un nome e un cognome tunisino.

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"Ho pianto anche per Luana come se fosse morto un altro mio figlio - ha detto la madre di Sabri dal palco, in lacrime - Quando torniamo a casa e non lo troviamo, io e i miei altri due figli non riusciamo a smettere di pensarci. Queste sono le lettere che i fratelli gli scrivono, come se fosse ancora vivo. Cerchiamo di andare avanti ma è troppo difficile. La notte lui è sempre con noi, è come se fosse lì e volesse scherzare con noi. Fino a quando dovremo sopportare queste tragedie? Non è giusto, non siamo in guerra".

Le parole della madre di Sabri hanno dato la scossa a una manifestazione che era iniziata col solito canovaccio, gli interventi dei segretari di Cgil, Cisl, Uil; le parole dei lavoratori, la presenza del presidente della Regione Eugenio Giani. Le parole che abbiamo sentito ripetere all'infinito in questi giorni: non si può morire nel 2021 come 50 anni fa, lo striscione col messaggio "Morire di lavoro non solo è inconcepibile, è intollerabile", la richiesta di più sicurezza nelle fabbriche. Parole che dovranno tradursi in fatti. Di questi ultimi parlerà nel pomeriggio il ministro del Lavoro Andrea Orlando, atteso in Prefettura.

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