Il Tirreno

Prato

Riscaldamento globale, Prato fa peggio della media italiana

di Alessandro Formichella
Un'immagine simbolo del riscaldamento globale
Un'immagine simbolo del riscaldamento globale

L’Istituto superiore per la ricerca ambientale registra un aumento di 2,08 gradi dagli anni Sessanta: siamo già oltre gli accordi di Parigi. Il picco in Valbisenzio

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PRATO. Si scrive riscaldamento globale (o global warming), si legge serio pericolo per l’ambiente e per noi stessi. Così dice il mondo della scienza, quasi all’unisono. Secondo gli accordi di Parigi del 2015 per salvare il pianeta entro il 2030, poco meno di dieci anni, la temperatura media del globo non dovrebbe superare i 2 gradi centigradi in più del periodo preindustriale. Nei comuni pratesi si può dire allora che la battaglia è già persa. Oltre la soglia di un aumento della temperatura media di oltre 2 gradi, gli scienziati avvertono che le conseguenze sarebbero irreversibili. Ossia senza ritorno. Per la prima volta in Italia, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l’Ispra, ha pubblicato i dati delle temperature medie, e il loro relativo aumento, nei comuni italiani dal 1960 al 1999 e fra il 2008 e il 2019. A questi dati si sono aggiunti quelli raccolti dall’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts. Il risultato non cambia; la temperatura media in Italia cresce a passo svelto e nei sette comuni pratesi supera addirittura la media che si registra nel paese.

La provincia di Prato negli ultimi sessant’anni ha avuto un aumento medio della temperatura di oltre 2 gradi centigradi, per la precisione 2,08 gradi. Un aumento più deciso nei comuni della Valbisenzio, che nel secolo scorso erano abituati a inverni più rigidi di quelli degli ultimi decenni, tanto che Cantagallo dal 1960 al 2019 ha visto un innalzamento medio di temperatura di 2,44 gradi, lo stesso di Vernio, mentre Vaiano ha subìto un innalzamento di 2,17 gradi centigradi. Stando a questi dati, sul microclima e sull’ambiente saremmo già oltre l’aumento massimo consentito per non cadere in una fase senza ritorno. Prato dal 1960 in poi ha registrato 1,87 gradi centigradi in più, Montemurlo 1,91 gradi in più, Poggio a Caiano 1,84 gradi e Carmignano, il migliore in questa difficile classifica, 1,77 gradi di aumento.

Con questi risultati, l’aumento della temperatura media nei comuni pratesi è preoccupante se si pensa che l’innalzamento del termometro in Italia negli ultimi decenni ha avuto una media di 1,71 gradi centigradi.
«Tema complesso quello dei cambiamenti climatici – spiega Marco Morelli, geologo, direttore del Parsec e divulgatore scientifico – Le temperature medie stanno crescendo a ritmo elevato. Anche l’innalzamento della temperatura media nei nostri comuni dipende con molta probabilità dal circolo globale dell’aria più che da situazioni microclimatiche. Ma il pericolo che gli equilibri dell’ecosistema saltino è reale, basti vedere le ondate di calore dall’Africa e la mancanza da anni dell’anticiclone delle Azzorre». Secondo Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente nazionale, l’aumento delle temperature nelle zone collinari o premontate sarebbe dovuto ad una serie di effetti dovuti alla circolazione dell’aria nelle zone pianeggianti. «La spiegazione più logica è che ci sia un “effetto cappa” che non permette un efficiente ricircolo dell’aria proprio a causa degli alti rilievi e della particolare posizione geografia vicina alle aree industriali - dice Zanchini - La differenza di pressione e di temperatura fa da aspiratore dell’aria calda». Fatto sta che qui, a Prato, siamo già oltre l’allarme lanciato alla conferenza di Parigi di cinque anni fa

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