Il Tirreno

Prato

Sindacati: «Risposte carenti nella sanità. Serve subito un cambio di rotta»

Un reparto dell'ospedale del santo Stefano
Un reparto dell'ospedale del santo Stefano

Prato, c’è preoccupazione per le mancate realizzazioni delle case della salute e del nuovo distretto di San Paolo

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PRATO. La sanità pratese fa acqua. Ci sono eccellenze, che sono sotto gli occhi di tutti, e ci sono gravi carenze che allo stesso tempo preoccupano sia i cittadini che i rappresentanti dei lavoratori della sanità. Le segreterie territoriali di Prato, Cgil, Cisl e Uil, hanno deciso di condensare in un documento l’elenco delle “doglianze” che le istituzioni pratesi dovrebbero prendere in considerazione per cercare di risolvere alcuni dei problemi per «cambiare la rotta».

Le strutture inesistenti sul territorio. «Su Prato è mancata la realizzazione delle strutture territoriali previste dalla delibera della Regione Toscana del 2012 riguardo le azioni di riordino dei servizi del sistema sanitario regionale - osservano i sindacalisti Pancini, Bugiani e Zanieri - ; ad oggi sono passati 7 anni e a Prato non è stata costituita nessuna casa della salute; si prevede la costruzione di un nuovo distretto a San Paolo ma come minimo passeranno almeno altri tre anni».

Posti letto insufficienti. «Sono a disposizione dei cittadini in dimissione dall’ospedale o in ingresso dal territorio - continuano i sindacalisti - , solo 24 posti letto di cure intermedie nell’edificio del vecchio ospedale, assolutamente insufficienti; il rischio concreto è che i pazienti in dimissione dall’ospedale, non trovando altre risposte ai propri bisogni di salute, rientrino nuovamente in ospedale; in una delle ultime riunioni con la Sds pratese ci erano stati assicurati ulteriori 30 posti letto di cure intermedie nella struttura ex Narnali, ma al momento non ci sono».

«Altra nota dolente – proseguono Pancini, Bugiani e Zanieri -, riguarda l’ospedale Santo Stefano che avrebbe dovuto avere il requisito di ospedale per intensità di cura, ma che ha visto snaturare la sua caratteristica in quanto fornisce servizi sopperendo alla mancanza di interventi territoriali».

Pronto Soccorso sull’orlo del collasso. «Nel 2018 al Pronto soccorso del Santo Stefano si sono registrati circa 102.000 accessi, il dati più alto di tutta la Regione, con punte di 30 accessi in un’ora - sottolineano i sindacalisti della sanità - . Oltre il 40% sono codici minori a conferma dell’uso improprio del pronto soccorso a cui sono costretti a rivolgersi i cittadini vista l’assenza di strutture “filtro” alternative sul territorio. Un lavoro sfiancante per medici e infermieri, che, a Prato , per aggravare la situazione, hanno un organico carente, più e più volte denunciato».

Personale carente. «Il rapporto tra utenti e personale infermieristico - viene rimarcato - varia sul territorio pratese da 1 a 14 ad 1 a 18, rispetto a quello degli altri territori della Asl Toscana Centro che va da 1 a 9 ad 1 a 12. Anche per quanto riguarda i ricoveri l’ospedale Santo Stefano è ampiamente sotto la media di posti letto per 1000 abitanti rispetto alla generalità degli ospedali della Regione Toscana, che comunque sono già sotto la media prevista dai dispositivi nazionali. E’ pur vero che è previsto l’ampliamento del Santo Stefano con la costruzione della nuova palazzina, ma i tempi non saranno sicuramente brevi».

«Anche il nuovo servizio di Day Service geriatrico, pur riconoscendone la positiva finalità, così come è stato ad oggi organizzato, con 2 posti letto e 2 poltrone e senza assunzioni di nuovo personale, è sicuramente insufficiente per la risoluzione del problema degli anziani che si rivolgono al Pronto soccorso».

«La lentezza e le difficoltà che si sono registrate nell’implementazione dei servizi territoriali - concludono Cgil, Cisl e Uil - , associata alla drastica riduzione dei tempi di ricovero ospedalieri, hanno determinato un aumento esponenziale dei carichi di lavoro e quindi della produttività richiesta al personale all’assistenza che le politiche di gestione delle risorse umane messe in atto dall’azienda in questi anni non hanno saputo compiutamente affrontare, né in termini numerici né in termini organizzativi».

 

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