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Tribunale

Pontedera, fa le valigie al convivente e lo mette alla porta: assolta dall’accusa di violenza privata

di Sabrina Chiellini

	L’esterno del tribunale di Pisa
L’esterno del tribunale di Pisa

La donna avrebbe agito perché esasperata: così gli ha caricato i bagagli sull’auto e ha cambiato la serratura al cancello

05 luglio 2024
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PONTEDERA. «Non ne potevo più, ero esasperata dai continui litigi. Così gli ho fatto le valigie e ho cambiato la chiave della serratura al cancello per non farlo rientrare». Una decisione sofferta quanto necessaria, secondo una donna che è finita a processo accusata del reato di violenza privata.

Il giudice

Ieri, giovedì 4 luglio, il giudice l’ha assolta perché il fatto non sussiste. Durante il dibattimento l’imputata non ha avuto timore a ripetere davanti al giudice, Domenico Rocco Vatrano, cosa l’ha spinta a prendere la drastica decisione per allontanare da casa l’uomo dopo dodici anni di convivenza. Poteva “licenziare” l’ex in questo modo? L’uomo evidentemente ritiene di no. Le motivazioni della sentenza, che si conosceranno tra 90 giorni, diranno cosa è stato ritenuto prevalente nella valutazione del fatto.

I fatti

I fatti sono del luglio 2020. L’uomo, dopo essere stato messo alla porta, ha cercato prima di convincere la donna e poi l’ha denunciata, ritenendo di avere subito un torto. E di essere stato ingiustamente allontanato dalla casa familiare. «È successo da un giorno all’altro, la sera prima eravamo a cena insieme» questa in sintesi la sua versione, prima di decidere di rivolgersi a un legale, affrontare il processo e costituirsi parte civile. Pronto a chiedere i danni morali alla ex con la quale ha avuto la lunga storia sentimentale.

Il racconto

L’imputata, quando è stata sentita, ha raccontato – e la sua versione è stata confermata dai vicini e da altri testimoni – che la situazione familiare era diventata ingestibile. Litigi, scenate e sopraffazioni erano all’ordine del giorno. Ha anche spiegato che in più di un’occasione si era rivolta ai carabinieri del paese per sfogare il suo disagio. «Non ce la faccio più ad andare avanti in questo modo, non lo voglio più in casa», si sarebbe sfogata più volte. Fino alla fatidica sera. «Ora basta» deve avere pensato decidendo di chiudere una relazione “malata”.

La decisione

Alla fine del dibattimento il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione. La parte civile avrebbe voluto la condanna della donna, anche con le attenuanti generiche oltre al pagamento delle spese legali. Il difensore dell’imputata, invece, dopo avere ripercorso i momenti della burrascosa relazione, ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste o in subordine per la particolare tenuità del fatto. Una storia al capolinea: non c’erano più i presupposti di fiducia necessari per poter continuare la convivenza. Sulla decisione del giudice potrebbe avere inciso proprio questo aspetto. Ci sono dei casi (per esempio quelli di violenza) in cui allontanare forzatamente il coniuge da casa non è solo consentito ma anche raccomandato.

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