Tmm di Pontedera, gli operai vincono la causa in tribunale
Il liquidatore contestava agli operai di aver provocato un danno milionario alla società con il presidio del 2018: richiesta respinta
PONTEDERA. Nessun danno ai beni aziendali da liquidare. E neanche è stata provata l’effettiva impossibilità di accedere nello stabilimento. La protesta di sindacalisti ed ex operai della Tmm, fuori dai cancelli della fabbrica, non provocò danni alla società in liquidazione. Lo ha stabilito il Tribunale di Pisa respingendo la domanda del liquidatore Roberto Dell’Omodarme che aveva citato in giudizio 27 tra operai e sindacalisti accusandoli di aver «determinato l’impossibilità da parte del liquidatore di acquisire i beni detenuti all’interno dei locali, così frustrando la sua legittima aspettativa di vendita dei pezzi in corso di lavorazione e prodotti finiti unitamente alle materie prime, ai macchinari, nonché agli stampi per produrli».
E anche di aver dovuto prolungare l’affitto e le spese di custodia. La società citava cinque episodi nei quali il blocco avrebbe «impedito l’accesso ai locali della società da parte di soggetti commerciali che avrebbero voluto acquistare- e pagare - beni aziendali». In particolare, nelle date del 28 dicembre 2017, 22 gennaio 2018, 15 marzo 2018, 16 marzo 2018 e 19 marzo 2018. Un conto quantificato in 961mila euro. Soldi che il Tribunale ha sentenziato che non devono essere pagati perché non c’è stato alcun danno.
La sentenza
Scrive il giudice che «non può ritenersi provato, secondo la necessaria misura di percentuale superiore alla metà, che la sola condotta dei manifestanti abbia impedito la liquidazione dei beni. Dalle testimonianze assunte e dai documenti in atti non si ricava l’effettività di un impedimento assoluto all’accesso da parte dei convenuti. L’ineffettività dell’impedimento assoluto all’accesso implica l’ineffettività dell’impedimento assoluto allo sgombero dei locali e, quindi, l’ineffettività del nesso eziologico rispetto alle spese connesse (canoni di affitto e custodia)».
L’invenduto
Il Tribunale ritiene anche «che non risultano, in effetti, sufficientemente supportate da riscontro probatorio le allegazioni contenute nell’atto di citazione relative a “beni e macchinari” che sarebbero rimasti invenduti, nonché, anche rapportate alle emergenze della prova testimoniale e documentale, quelle relative alle proposte di acquisto ricevute e perse».
Le ragioni dei lavoratori
Prima in strada e poi nell’aula del Tribunale, lavoratori e sindacalisti hanno spiegato le ragioni della loro protesta. Avevano organizzato il presidio «a seguito della inaspettata sostituzione, da parte dell’azienda nel mese di agosto del 2017, delle serrature dei cancelli, una protesta pacifica e legittima degli operai della fabbrica che hanno cercato di sensibilizzare cittadini e istituzioni in ordine all’importanza rivestita, per l’intera comunità di Pontedera, dall’attività economica di cui si minacciava la cessazione, oltre che della gravità delle ripercussioni nelle vite di quanti, da un giorno all’altro, erano stati privati del lavoro e di ogni prospettiva». Il presidio permanente era composto da un semplice gazebo, situato a circa 200 metri dai cancelli di ingresso dell’azienda, in regola con le norme urbanistiche e in possesso della relativa autorizzazione da parte delle autorità comunali. Un’esperienza durata mesi che diventò simbolo di lotta per il posto di lavoro sfumato in maniera repentina e senza tante spiegazioni.
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