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Valdera Capitale della cultura per superare secoli di campanilismi

Paolo Falconi
Il presidente della Regione Eugenio Giani con i rappresentanti dei 9 Comuni firmatari del progetto “Valdera capitale della cultura 2025
Il presidente della Regione Eugenio Giani con i rappresentanti dei 9 Comuni firmatari del progetto “Valdera capitale della cultura 2025

Macelloni: «Il territorio rivendica il patrimonio di relazioni costruito nel tempo». Ieri il punto della situazione con Giani, progetto al ministero il 13 settembre

24 agosto 2022
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PECCIOLI. Valdera Capitale della cultura italiana 2025, si può fare. E la corsa prosegue a pieno titolo con i nove Comuni dell’area convinti di poter offrire un vassoio di opportunità molto interessante. Peccioli è capofila del progetto che vede associati altri otto Comuni, ovvero Capannoli, Casciana Terme Lari, Chianni, Lajatico, Palaia, Ponsacco, Pontedera e Terricciola. Come fossero gli spicchi di una arancia, dove tutti concorrono alla formazione del frutto. Un frutto che offre e valorizza varie eccellenze culturali, storiche, artistiche, paesaggistiche, enogastronomiche, industriali e artigianali davvero imponenti.

Ieri mattina il presidente della Regione e il sindaco di Peccioli hanno fatto il punto nella conferenza stampa in palazzo Strozzi Sacrati. Sono intervenuti ovviamente tutti i comuni coinvolti nel progetto. I tempi dettati dal procedimento, infatti, si vanno stringendo: il 13 settembre il progetto dovrà essere consegnato al ministero della Cultura.

Per il presidente della Regione, Eugenio Giani, quella della Valdera è «una candidatura che conferma il valore della cultura Toscana anche alla luce del futuro e della contemporaneità». Mentre il sindaco di Peccioli, Renzo Macelloni, tiene a ribadire che «è un intero territorio che si candida e rivendica il patrimonio di relazioni costruito nel frattempo».

I comuni associati condividono già alcuni risultati: ValderaLab2030 (2020), il laboratorio per costruire una “visione” per la Valdera; una mappa dei punti di forza e di debolezza della Valdera a partire dai quali immaginare la prospettiva del 2030; LinkingValdera (2021), una proposta progettuale per l’avanzamento sul fronte della “infrastrutturazione” del territorio attraverso l’introduzione di nuove forme di viabilità.

Ora, la candidatura a Capitale chiama in causa direttamente i “produttori culturali”, per fare un salto in avanti. E si guarda, in ogni caso, a «definire un programma da qui al 2025 che stia in piedi indipendentemente dal fatto che la Valdera vinca o perda questa la competizione. Il progetto rimarrà vivo a prescindere e la Valdera, in questo suo percorso, mostra la forza di un territorio e la scommessa possibile anche in realtà piccole».

Sono stati attivati laboratori territoriali i cui esiti possono essere condivisi dall’intera rete territoriale: Energie sociali, che propone un metodo di comunità per combattere la solitudine involontaria e l’autoisolamento; il Bando cultura della Fondazione Peccioli; la presenza della Belvedere spa, una “public company” della Valdera che, «grazie alla propria capacità di coniugare un forte orientamento all’innovazione sul fronte del trattamento dei rifiuti e su quello dell’arte contemporanea guarda alla responsabilità sociale di impresa che diventa anche una responsabilità di territorio».

Le sfidanti sono agguerrite: Agrigento, Aosta, Assisi (Perugia), Asti, Bagnoregio (Viterbo), Città Metropolitana di Reggio Calabria, Enna, Lanciano (Chieti), Monte Sant’Angelo (Foggia), Orvieto (Terni), Otranto (Lecce), Pescina (L’Aquila), Roccasecca (Frosinone), Spoleto (Perugia), Sulmona (L’Aquila).

Il titolo di Capitale italiana della cultura, attualmente detenuto da Procida, viene conferito per la durata di un anno. ValderaCapitale (2022), ovvero il lancio della sua candidatura, è avvenuto a Venezia il 20 novembre scorso in occasione della chiusura della Biennale dell’Architettura in cui il Comune di Peccioli è stato ospite come “città resiliente”. La peculiarità di nove comuni riuniti per la stessa causa manda in soffitta quel campanilismo che da secoli è quasi un emblema del tessuto toscano, della sua gente, dei suoi borghi: ora, invece, si «promuovono proposte che generano attività e che a loro volta danno vita a relazioni».




 

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