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Muore parà in missione all’estero

Muore parà in missione all’estero

Aveva 50 anni ed è stato colpito da una forma di leucemia fulminante, la malattia diagnosticata in Iraq

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CASCIANA TERME LARI. Un’altra morte sospetta. Un altro paracadutista, in forza al Tuscania di Livorno, che muore durante una missione all’estero. E il timore che possa esserci una correlazione con una contaminazione da uranio si fa sempre più concreto. È morto a distanza di poche settimane da quando gli era stato diagnosticato un tumore, l’appuntato scelto Claudio Capocci, che aveva compiuto 50 anni, l’11 agosto scorso, proprio mentre era impegnato in una delle numerose missioni all’estero. Sulla morte del militare c’è la massima riservatezza. Ma nel paese di Ceppato, una piccola frazione del comune di Casciana Terme Lari, sulle colline della Valdera, la notizia della morte del paracadutista ha colpito quanti lo conoscevano. Anche se Capocci non trascorreva lunghi periodi in provincia di Pisa aveva saputo farsi benvolere dai vicini che sono rimasti colpiti quando hanno saputo che il carabiniere non sarebbe più tornato a casa.

L’appuntato scelto, stando a quanto è emerso, era in missione all’estero, quando ha cominciato a stare male. Malesseri improvvisi quanto fulminanti delle conseguenze. Si trovava vicino Baghdad con i colleghi del Tuscania. Là gli è stata diagnosticata la grave malattia, una forma di leucemia fulminante, secondo alcune informazioni. Capita la gravità della situazione, nell’arco di pochi giorni il militare è stato trasferito a Roma per essere ricoverato in ospedale. Ma appena è rientrato in Italia le sue condizioni sono rapidamente peggiorante, fino alla morte, avvenuta alcuni giorni fa nella capitale.

La notizia della prematura scomparsa del parà, a Ceppato, si è diffusa a funerale avvenuto. E, come è facile immaginare, ha aperto subito molti interrogativi sulle cause della tragedia. Cause che non sono state confermate dai vertici del primo Reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania, l'unità militare dell'Arma dei carabinieri, dove era in servizio la vittima. Il nome dell’appuntato scelto, che aveva scelto la Toscana per abitare, si aggiunge alla già lungo elenco dei militari morti in conseguenza di una possibile contaminazione da uranio impoverito. Molti familiari delle vittime denunciano. Altri si chiudono nel silenzio della disperazione. «Doloroso e freddo conteggio quello delle vite spezzate dall'incoscienza e dall'incapacità degli uomini ai vertici politici e militari del nostro Paese», aveva scritto nel marzo scorso dopo la morte di un paracadutista di stanza a Livorno nel "9 Col. Moschin" l'Osservatorio Militare.

Centinaia di uomini in divisa che hanno servito la bandiera italiana – pur con ruoli diversi a seconda anche dell’ appartenenza militare - e che ora sono uniti da uno stesso destino di morte, da patologie provocate da esposizioni all’uranio impoverito o al radon, un gas radioattivo completamente inodore che deriva sempre dallo stesso metallo.

Sabrina Chiellini

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