Pistoia, la missione di “capitan Avis”: «Donare sangue salva vite»
Dall’impegno nelle scuole a quello con le realtà sportive: una vita per gli altri Eletto nel 2015 cavaliere della Repubblica, guida l’associazione da 25 anni
PISTOIA. La donazione del sangue è una vera e propria ragion di vita per Igli Zannerini, da cinque lustri presidente comunale dell’Avis di Pistoia e donatore da una vita. L’associazione da lui guidata è un modello di vitalità, basti citare due cifre: 1.648 era il numero di sacche che raccoglieva nel 1992, 5.038 quelle del 2024, con il picco di 5.472 nel 2021. Le sacche raccolte non sono destinate solo alla provincia di Pistoia, ma anche ad esempio a Careggi, Cisanello e in tutta la Toscana.
Esiste infatti una solidarietà tra le province che si sviluppa tramite il “meteo del sangue” di libera consultazione in rete che evidenzia la disponibilità o meno dei vari gruppi sanguigni. A Pistoia il rapporto tra donatori e abitanti è molto alto. Zannerini non vorrebbe che si parlasse di lui, ma della sua squadra che definisce meravigliosa. Ecco i loro nomi: Emanuele Gelli, Marzia Pacini, Roberto Chimentelli, Riccardo Spano, Laura Montesano, Chiara Paoli, Gabriella Notaro, Angelo Tummino, Lidia Bevilacqua, Ylenia Fonti, Filippo Calistri, Maria Chiara Bardelli, Simona Querci, Massimo Gagliano, Monica Ferri, Marcella Tosi e il revisore dei conti Tiberio Fedi. Tornando al presidente, già il nome incuriosisce: scopriamo che deriva da un romanzo e poi film di Emily Bronte "Cime Tempestose" dove il protagonista si chiamava Heathcliff, che è stato trasformato in Igli che sembra derivi dall'Albanese " Yll ", ovvero stella. E proprio dal cielo fin da piccolo ha tratto ispirazione. Per esempio da due “Angeli”, i suoi nonni, Angelo Zannerini e Angelo Lazzerini.
Una famiglia, la sua, in cui sono banditi i nomi banali: da mamma Iria al padre Mameli, per arrivare ai figli, Ingrid e Igor. Nella norma solo quello di sua moglie: Agata, e comunque in greco "agathos" significa pietra preziosa. Torniamo ai nonni. Per primi lo hanno guidato alla donazione. Erano minatori come il padre nella miniera di pirite dei fratelli Marchi (successivamente proprietari della Mas di Bottegone) che si trovava a Ravi, non lontano da Bivio Ravi, la frazione del comune di Gavorrano (Gr) in cui Igli è nato il 22 aprile del 1952. Quando la sirena suonava in orari diversi dai canonici 6/14 - 14/22 - 22/6 annunciava incidenti: «C’è bisogno di sangue per salvare le vite – dicevano i nonni al nipotino – speriamo che ci siano dei donatori». Nella sua mente di bimbo maturava questo mito insieme a quello di volare. Al volo fu ispirato da una gazza sempre dei due “Angeli”. «La chiamavo con un fischio, la nutrivo e l’accarezzavo. Ero affascinato nel vederla librarsi in cielo e avrei voluto essere con lei per vedere il panorama da lassù».
Quando avvenne la sua prima donazione?
«Appena divenuto adulto volli fare il paracadutista durante la leva. E lì che incontrai di nuovo la donazione: vidi un foglio appeso alle pareti: manca il sangue zero positivo. È il mio! Chiesi al maresciallo istruzioni. Con la divisa della Folgore feci la mia prima donazione a Livorno e poco dopo anche il primo lancio da un aereo. Smisi perfino di fumare per essere all’altezza delle dure prove atletiche richieste. Non volevo che mi spedissero in fanteria chissà dove. La sfilata da parà a Roma del 2 giugno 1972 lungo via dei Fori Imperiali sotto lo sguardo del capo dello Stato Leone, di Andreotti e Tanassi è ancora impressa nella mia mente».
A proposito di presidenti. Chi la fece cavaliere?
«Napolitano nel 2015. Mi nominò cavaliere della Repubblica per attività sociali e di volontariato».
Dopo il servizio militare a che cosa si dedicò?
«La ferma durò dal 28 gennaio 1972 al 13 aprile 1973. Dagli aerei passai ai motori, altra mia grande passione come meccanico a Prato, essendomi nel frattempo trasferito alle Fontanelle di Prato. Fin da piccino mi ero abituato al vuoto correndo con gli amichetti sul muro a schiena d’asino alto quattro metri della Fattoria Medicea. Iniziai alla Citroën, poi dal 1973 al 1975 passai all’Alfa Romeo, nell’azienda di Nanni Galli. Furono anni stupendi in cui avevo legato molto con il titolare, pilota professionista e imprenditore di successo. A gennaio 1976 per motivi sentimentali mi trasferii a Pistoia. Avevo vinto un concorso alla Copit (ex azienda di trasporti). Mi inserii bene avendo tutte le patenti conseguite quando ero all’Alfa».
È lì che ha incontrato l’Avis di Pistoia?
«Sì ma con un avvicinamento lento. Al Copit sono rimasto per 33 anni. Fondai quasi subito la podistica Avis e la sezione interna dell’Avis visto che già esisteva ai Ferrovieri e alla Breda. Solo qualche anno dopo fui chiamato dall’allora presidente Renato Agostiniani. Alla presidenza mi propose poi Roberto Niccolai quando era ancora il presidente ma stava accettando la carica di assessore. Mi candidai senza pretese avendo il cognome che inizia per “Z” ma fui il più votato».
Tornando al Copit. È vero che lei è stato l’autista della Pistoiese?
«In effetti ho accompagnato per tanti anni la squadra in trasferta come autista del Copit insieme a Roberto Corsini. Ricordo l’anno della Serie A con Borgo, Frustalupi, Lippi e Rognoni. Da autista ho anche accompagnato i tifosi. Un fatto increscioso è riaffiorato nei miei ricordi dopo 40 anni. Fu in occasione di una trasferta a Torino: vidi un mattone volare che sfiorò il cristallo del mio pullman. La recente morte di Marianella mi ha fatto tornare in mente quell’episodio. Mi sono venuti i brividi».
A proposito della Pistoiese abbiamo visto che in passato la squadra ha frequentato l’Avis ed ha offerto spazi allo stadio. Pensa che l’esperienza si potrebbe ripetere?
«Abbiamo nel passato ricevuto i giocatori per le donazioni e portato striscioni allo stadio. Abbiamo promosso l’iniziativa “Avis e Pistoiese insieme per vincere”. Ho scritto al presidente Iorio e a breve avrò un incontro».
Riesce ad immaginare l’Avis comunale di Pistoia senza di lei?
«Certo e lo auspico. La qualità della squadra fa sperare per il meglio. Ho ancora energie e vado avanti con entusiasmo. Tuttavia l’Avis deve continuare a crescere indipendentemente da chi la presieda».
Lei ha conferito all’associazione una immagine di vitalità attraverso molteplici iniziative per aumentare i donatori e promuovere il brand. Dove trova tanta creatività ed idee?
«Il motore di tutto è l’obiettivo di raccoglie più sangue possibile, non secondaria è l’opera di sensibilizzazione verso corretti stili di vita. Da qui la nostra presenza nel mondo dello sport, nelle scuole e nei punti di aggregazione soprattutto giovanile».
Può fare degli esempi?
«Nello sport abbiamo Avis Bike, che è molto cresciuta. È con noi la donatrice Edita Pucinskaite, presidente onoraria e campionessa di ciclismo. Poi Avis Volley Pistoia, che in 10 anni è passata da mezza dozzina di ragazzi a 220 atleti. E ancora: la Podistica Avis. Siamo negli eventi: la Biciclettata della Salute, la Pistoia Abetone, la Gran Fondo Edita Pucinskaite e il Parco in città. La Notte rossa è invece una nostra creatura dal 2012».
Com’è nata la Notte rossa?
«C’era un “buco” in un martedì al Pistoia Blues. Chiamammo Paolo Ruffini e Zia Caterina. Fu un successo clamoroso».
E nelle scuole che cosa fate?
«Per le elementari e le medie utilizziamo un gioco “Capitan Avis” con cui si insegna in modo divertente ai ragazzi da che cosa sia composto il sangue e la sua funzione. Agli studenti delle superiori regaliamo quaderni, penne, lapis, anche un contraccettivo brandizzato Avis e facciamo lezioni sul tema con i medici del trasfusionale».
Come finanziate i vostri gadget?
«Con il 5x1000. Faccio un appello: diamolo sul territorio. Il numero per donarcelo è: 80013480472. L’anno scorso ci sono pervenuti 4.800 euro. Tanti amici mi aiutano altrimenti sarebbero insufficienti».
Ricorda un altro evento particolarmente importante?
«Sì: quello del 18 ottobre 1992 quando furono raccolti fondi per acquistare quindici macchine da plasmaferesi. Ciò grazie alla partita del cuore con la Nazionale italiana cantanti che richiamò allo stadio oltre 15mila spettatori. L’incasso superò i 150 milioni. C’erano tra gli altri: Ramazzotti, Morandi, Fogli, Mogol, Vallesi e Carboni».
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