Soli, sconnessi e con vestiti sbagliati: in Toscana ora è emergenza soccorsi ai fungaioli. E c’è un dato choc
Il comandante dei vigili del fuoco di Pistoia: «Si mettono la mimetica, così non è facile individuarli»
PISTOIA. Ecatombe nei boschi della montagna, con un aumento del 400% nel settembre di quest’anno rispetto allo scorso mese dell’anno scorso degli interventi dei vigili del fuoco in soccorso di chi ha perduto l’orientamento o di chi si è fatto male mentre stava cercando funghi.
A lanciare questo grido d’allarme è il comandante dei vigili del fuoco di Pistoia Fabrizio Priori, costretto ad affrontare con i suoi uomini un’autentica emergenza. Sì perché in alcuni casi è stato necessario chiamare in aiuto i colleghi degli altri comandi della zona sia per gli interventi nei boschi che per le varie criticità che si sono registrate in altri punti del territorio che del resto costituiscono il “pane quotidiano” del lavoro di questo importantissimo ed essenziale corpo. In alcuni casi poi, i soli vigili del fuoco non sono bastati a rintracciare chi si era perduto in una “selva oscura” ma è stato necessario coinvolgere nelle ricerche anche i carabinieri e la guardia di finanza.
«Dieci interventi d’urgenza nel solo mese di settembre per soccorrere fungaioli che vagano disorientati nei boschi o che si sono infortunati sono davvero troppi – ha detto il comandante – se si pensa che l’anno scorso si erano registrati solo 3 casi di questo genere. Il soccorso è totalmente gratuito per chi lo riceve, questo sia chiaro, ma è innegabile che per poterlo assicurare in questo periodo di raccolta di funghi occorra una continua mobilitazione da parte nostra. Anche i decessi fra i cercatori di funghi sono in crescita, visto che questo settembre ne abbiamo registrati tre mentre l’anno scorso ce ne fu uno soltanto, anche se si è trattato di morti dovute a malori che si sono rivelati fatali e non a episodi legati all’attività di ricerca».
Alla base di tutto è innegabile che ci sia un’iper-frequentazione della montagna come non si vedeva da tempo. Le abbondanti piogge di fine agosto, seguite da giornate settembrine particolarmente miti, hanno fatto sì che nei boschi si sia dispiegato un autentico tappeto di porcini, che ha stimolato l’appetito di centinaia e centinaia di cercatori.
Sì, perché “andar per funghi” è una delle caratteristiche identitarie della nostra città, un po’ come i maccheroni sull’anatra e i “fagiolini serpenti” da mangiare a pranzo il giorno di San Jacopo. «Quello che poi abbiamo avuto modo di constatare è che a essere protagonisti di quasi tutti gli episodi che hanno richiesto poi il nostro intervento – prosegue il comandante Priori – sono state persone che vivono la montagna da tantissimi anni e che, in moltissimi casi non l’affrontano né con un abbigliamento appropriato né con calzature adatte». L’appello del comandante Priori non è quello di disertare la montagna ma di viverla con il giusto «rispetto». «La prima norma da seguire è quella di indossare scarpe adatte, con la suola studiata apposta per calpestare le aree impervie. Inoltre occorre un abbigliamento che sia ben visibile perché, in caso di smarrimento, le operazioni di recupero possono essere agevolate. In quasi tutti i casi, ci imbattiamo invece in persone con abbigliamento mimetico che, per cercare funghi, non serve proprio».
Su questo punto però, una chiosa è necessaria. I cercatori di funghi sono gelosi dei loro “posti” e non li rivelano mai a nessuno neanche all’amico più fidato. L’abbigliamento mimetico viene quindi da molti utilizzato per sfuggire a eventuali sguardi indiscreti anche se ha come ovvia controindicazione quella di sfuggire anche agli sguardi di coloro che possono giungere in aiuto. «Bisogna poi – conclude il comandante Priori – recarsi sempre nei boschi in due o più persone, mai da soli. Questo perché in caso di necessità, ci si può aiutare a vicenda. Infine, e questa è la raccomandazione più importante, non si può pensare di avventurarsi nei boschi senza il proprio telefono cellulare carico. Inoltre è assolutamente consigliato l’utilizzo di smartphone che abbiano la geolocalizzazione perché in questi dispositivi si può scaricare un’apposita applicazione che ci rende sempre rintracciabili. Così facendo, in caso di emergenza, i nostri droni possono individuare subito da dove proviene il segnale».