Elezioni in Toscana, è nato l’Aglio magico di Marco Furfaro
Il deputato è l’uomo che sta affermando la classe dirigente di Elly Schlein in regione e prova ad esorcizzare i “demoni” renziani
PISTOIA È nato l’Aglio magico. Agliana come Rignano. Allora era il Giglio, ora la pianta incastonata nello stemma del comune di Marco Furfaro, simbolo del nuovo potere dem in Toscana. Furfaro, appunto, che s’è rotto di farsi chiamare "Fuffaro" con quella paronomasia che alcuni retroscenisti romani malevoli usano per raccontarlo come un po’ leggero, animula vagula parecchio blandula del nuovo Pd.
Macché. Altro che fuffa, ve la fa vedere lui d’ora in poi. Il deputato aglianese braccio destro di Elly Schlein che fino a due anni fa nel Pd toscano era uno sconosciuto, ora ne è diventato il dominus, il demiurgo capace di tessere o recidere i destini di un candidato, di far provare gioie e dolori a un militante. È lui che schiaccia i tasti. Scampoli di Leopolda addio. A due anni dalla vittoria del congresso, lo schleinismo toscano prova ad affermare una volontà di potenza, a dettare una linea, a imporre una classe dirigente. Sì, un po’ come Renzi fece con la rottamazione.
Non c’era riuscito un anno fa alle amministrative di Prato e Firenze, ci prova ora tentando la scalata alle istituzioni regionali. Ne sa qualcosa Riccardo Trallori, l’ex segretario pistoiese, quello rimasto a galla dopo l’ultima scoppola alle comunali grazie al salvagente giacomelliano, cioè offertogli per interposto Stefano Ciuoffo da Antonello Giacomelli, ex deputato ex renziano ed ex franceschiniano, ex un sacco di cose, e fino a poco tempo fa parecchio potente nel partito. Ecco, è arrivato Furfaro e Trallori ha dovuto arretrare, far spazio a Bernard Dika; è il giovane portavoce di Giani il capolista. Poco importa se Trallori gongolasse dopo essere uscito vincitore dalle nomination interne al Pd pistoiese (25 citazioni per lui, 19 per Dika).
Giacomelli vade retro, l’Aglio magico ha esorcizzato ciò che restava del demone renziano. E non solo a Pistoia. La furfarizzazione del Pd sta avvenendo dappertutto: a Prato ha imposto Marta Logli, 25enne più schleiniana di un armocromista; nella Piana, a scapito del gianiano Fausto Merlotti, c’è Vania Venturini. Il listino bloccato, quello in cui Furfaro ha voluto Simona Querci, è una navicella per soli fedeli di Elly. Poi capilista a Pisa, a Massa, a Lucca, a Siena. C’è perfino un po’ di magnanimità in questa egemonia furfarellyana: se Renzi non faceva prigionieri, lui ha concesso ai riformisti (pochi) il posto da capolista (Barnini, Marras). Sa che il lanciafiamme epura, non depura.
Pochi volti nuovi, nessun vero rinnovamento, abbaiano i detrattori. Sarà. Il deputato 45enne di Agliana ci è abituato (chiedete ad Augusta Montaruli che pensò di sfidarlo negli studi di La7 a suon di latrati). Lui scantona col sorriso. Perché non è mica più l’ex vendoliano dei tempi di Tsipras. Non è mica più l’epoca dei discorsi alti, aulici, talvolta perdutamente pindarici. No, ora è uno dei volti nazionali del Pd pure in tv. La sera si siede nel salotto di Vespa e alterca perfino con il tenutario della terza camera. Chi sa, racconta sia teatro, scena. Un modo anche quello per allontanare i demoni della restaurazione. L’Aglio magico del Pd