Sergio Ramelli, targa della discordia: accuse incrociate in consiglio comunale
Bojola: «Giancarlo Niccolai gambizzato perché non omologo alla Cgil». La Camera del lavoro s’infuria: «Il consigliere si sciacqui la bocca, studi la storia e chieda scusa»
PISTOIA. Prima la cartellonistica divulgativa sulla toponomastica coloniale, poi il contrasto tra il convegno Pro Vita in Comune e il trattamento riservato alla festa del Toscana Pride a Montuliveto, adesso (lunedì) la proposta di ricordare con una targa Sergio Ramelli. L’ideologia e la storia tornano a spaccare in due il consiglio comunale, in un clima di toni accesi e recriminazioni. Da una parte la maggioranza di centrodestra intenta a dedicare una targa o una sala della biblioteca allo studente milanese di 18 anni iscritto al Fronte della Gioventù che nel 1975 fu ammazzato (morì il 29 aprile per i traumi riportati nell’aggressione subita vicino casa il 13 marzo da un gruppo di Avanguardia Operaia) perché in un tema a scuola si era schierato contro le Brigate Rosse. Dall’altra l’opposizione di centrosinistra, che di prestarsi all’istituzionalizzazione di un ricordo diventato ormai un simbolo neofascista proprio non se la sente. E che quando gli avversari parlano di omaggio a tutte le vittime di violenza politica degli anni di piombo, si irrigidisce ulteriormente.
Ma ad arrabbiarsi più di tutti è la Cgil di Pistoia, tirata a un certo punto in ballo da Iacopo Bojola, capogruppo di Forza Italia Amo Pistoia Civica. Lo stesso consigliere che già aveva irritato l’Istituto storico della resistenza, alludendone alla faziosità politica tanto da suscitare la lettera di 46 docenti universitari di storia. Nel voler smentire il capogruppo di Pistoia ecologista e progressista Mattia Nesti, sul fatto che la sinistra abbia fatto i conti con la storia, Bojola dice «Siamo la città che ha visto un sindacalista della Cisl della Breda che è stato gambizzato perché non era omologo all’impostazione della Cgil, che doveva dettare legge». Il riferimento è all’attentato nei confronti di Gianfranco Niccolai del 22 giugno del 1977, rivendicato poi dalla neonata organizzazione Prima Linea. «Non ho detto che la Cgil fosse coinvolta nell’attentato, ma che Niccolai fu gambizzato in un momento storico in cui la Cgil prevaleva» prova poi a spiegarsi il consigliere, ma ormai il danno è fatto. Perché il segretario della Camera del lavoro pistoiese Daniele Gioffredi viene informato delle affermazioni e non esita a prendere duramente posizione.
«Il consigliere Bojola, prima di pronunciare il nome della Cgil invano, accostandolo incautamente al terrorismo, dovrebbe in primo luogo sciacquarsi la bocca e soprattutto conoscere la storia del più grande sindacato italiano e del movimento operaio - tuona Gioffredi - La Cgil è sempre stata in prima linea contro il terrorismo combattendolo mentre dilagava nel nostro Paese. Lo ha fatto, nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università, nelle strade e nelle piazze. È stata essa stessa vittima del terrorismo, basta ricordare il 24 Gennaio 1979 quando fu assassinato l’operaio Guido Rossa. Bojola farebbe meglio a chiedere scusa alla Cgil ma anche alla famiglia di Giancarlo Niccolai, la cui memoria andrebbe onorata diversamente. Lascia poi a dir poco perplessi il silenzio del sindaco Alessandro Tomasi, presente in aula, che evidentemente condividendo il contenuto delle gravi e sguaiate affermazioni di Bojola, non ha proferito parola e non ha ritenuto di prendere le distanze». Per la Fondazione Valore Lavoro di Pistoia «ne deriva una pesante ombra sul tipo di memoria pubblica che la maggioranza di destra del Comune di Pistoia intende imporre rispetto alla storia del terrorismo degli anni Settanta e Ottanta».
Alla fine la mozione su Sergio Ramelli passa con 16 voti favorevoli, 9 contrari e un’astensione, ma solo dopo un confronto lungo e carico di tensione, peraltro alla presenza di una delegazione di Gioventù Nazionale. I saluti romani e le adunate neofasciste che solitamente accompagnano il ricordo di Ramelli non possono unire, dice in sostanza la minoranza. «Gli anni Settanta - aggiunge Nesti - sono gli anni della violenza dei gruppi di estrema sinistra ma anche della violenza fascista su ragazzi uccisi come Fausto e Iaio e Valerio Verbano. Prima dovremmo fare una discussione storica». Argomenti che fanno esplodere il capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Pelagalli. «Non vi va bene l’emblema Ramelli perché è un simbolo di destra - rileva - Questo è quello che state dicendo è vergognoso, avete toccato il fondo». «Noi non denigriamo la morte di Sergio Ramelli, abbiamo detto che se mettiamo una targa per ogni giovane ammazzato per le sue idee negli anni di piombo non basterebbe la facciata del Comune» riepiloga il capogruppo dem Matteo Giusti, mentre Fragai definisce la mozione «un atto divisivo». Cinzia Cerdini della Lega, la proponente della mozione, si rammarica della mancata unanimità su quella che è un’ingiustizia. Ma l’unica cosa su cui ultimamente si trovano d’accordo le due sponde del consiglio comunale è lo scontro politico.