Il caso
Prato, il re della droga cinese si libera delle manette e fugge dalla Questura
Un trentottenne ha fatto una mossa alla Houdini ed è riuscito a scappare dopo essere stato arrestato
PRATO. È quantomeno improbabile che lo spacciatore cinese Jang Bobo, 38 anni, conosca le gesta dell’illusionista americano Harry Houdini, morto a Detroit cent’anni fa, ma in qualche maniera è riuscito a imitarne i prodigi, giovedì sera al terzo piano della Questura di Prato. Come Houdini sbalordiva il pubblico facendosi ammanettare e poi liberandosi da solo, spesso immerso in una vasca riempita d’acqua, così Jang Bobo si è beffato dei poliziotti della squadra mobile che lo avevano appena arrestato e ammanettato: è riuscito a togliersi i “ferri”, è sgattaiolato nel corridoio, poi giù a rotta di collo per le scale passando davanti a un incredulo piantone, ha scavalcato un cancello ed è sparito nella notte, con la sostanziale differenza che il pubblico, in questo caso, era costituito da un paio di poliziotti e che nessuno ha applaudito.
In mano alla squadra mobile sono rimasti 500 grammi tra shaboo e ketamina, una bilancina di precisione, alcune migliaia di euro, un passaporto di Taiwan, probabilmente falso, e un paio di telefoni cellulari. Oltre alla rabbia per essersi fatti scappare un tizio a cui davano la caccia da più di un anno.
Era il 2 febbraio 2024 quando Jang Bobo, già condannato più volte a Prato e Milano per spaccio di droga, fu trovato in possesso di una ventina di grammi di amfetamine mentre era sottoposto all’obbligo di firma. La Procura chiese il carcere, ma il gip dispose il divieto di dimora nelle province di Prato, Firenze e Pistoia. Pannicelli caldi per uno come Jang Bobo, che così ha potuto continuare a operare nel suo settore di competenza: lo smercio di droga, col corollario del commercio di documenti falsi e capi d’abbigliamento rubati. La Procura ha fatto appello al Tribunale del riesame perché riteneva con qualche ragione che Jang Bobo fosse il punto di riferimento per questo tipo di reati nella comunità cinese di Prato. Il Riesame ha accolto il ricorso e lo scorso 3 luglio la Cassazione ha respinto il ricorso dell’indagato, difeso dall’avvocato Alessandro Fantappiè. Così giovedì gli uomini della squadra mobile hanno rintracciato Jang e l’hanno portato in Questura. Il più sembrava fatto, perché nessuno scappa dalla Questura. O almeno questo si poteva dire fino al colpo di teatro di Jang Bobo. L’avvocato difensore l’ha lasciato al terzo piano dopo le formalità del fotosegnalamento e del verbale d’arresto, senza immaginarsi quello che stava per succedere.
Passati pochi minuti, Jang è riuscito a togliersi le manette e ora bisognerà capire come ha fatto. In teoria ci può riuscire solo chi ha un pollice completamente slogato e non sembra il suo caso.
L’unica certezza è che ora è ricominciata la caccia allo spacciatore trafficante con la passione per le pistole non comuni (l’anno scorso gli sequestrarono una Amadini Sentry con cinque proiettili d’argento).
Il procuratore Luca Tescaroli, nel dare notizia dell’arresto e della successiva evasione, non se l’è sentita di gettare la croce addosso alla polizia. In una nota ha spiegato che «la fuga è stata possibile anche in considerazione dell’inadeguatezza degli organici della pur efficiente squadra mobile pratese».