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Pisa, sette intossicati a Cisanello: «Respiriamo sostanze cancerogene»

di Lorenzo Carducci

	Sette intossicati a Cisanello (Foto di repertorio)
Sette intossicati a Cisanello (Foto di repertorio)

La denuncia del personale della diagnostica di laboratorio di Cisanello: «Sette intossicati in due mesi per mancata aerazione». L’Aoup: «Ci siamo subito attivati per garantire la sicurezza dei lavoratori, i reparti saranno collocati nel Nuovo Santa Chiara»

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PISA. Sette accessi al pronto soccorso nel giro di due mesi da parte del personale di anatomia patologica, rimasta chiusa per cinque giorni. Casi tutti accomunati dalla stessa diagnosi: intossicazione da inalazione di solventi. Due dipendenti avrebbero addirittura riportato danni permanenti da anosmia (perdita parziale di olfatto e gusto) e non è detto che sia finita qui. Un’escalation che ha spinto una cinquantina di lavoratori e lavoratrici dell’edificio 200 dell’ospedale di Cisanello - quello dedicato alla diagnostica di laboratorio, dove tra le varie unità operative lavorano circa duecento persone - a riunirsi ieri fuori dalla struttura assieme ai rappresentanti dell’Unione Sindacale di Base, per denunciare i rischi corsi dal personale sanitario per sei casi di «sversamenti di sostanze tossiche». Xilolo, alcoli e altre sostanze cancerogene che a causa di malfunzionamenti dell’impianto di aerazione sarebbero state più volte respirate dai dipendenti, col mancato isolamento dei vari locali a favorirne la propagazione. E così diversi operatori sanitari hanno accusato giramenti di testa, nausea e qualcuno ha avuto bisogno di recarsi al pronto soccorso, dimesso con prognosi fino a 35 giorni. Mercoledì e venerdì scorso gli ultimi episodi.

Gli episodi

«Da tempo il personale ha fatto numerose segnalazioni agli organi di competenza denunciando la presenza di sostanze cancerogene - lamentano i sindacalisti di Usb Matteo Croatti e Cinzia Della Porta, assieme al personale - Il primo caso è stato il 17 ottobre, per un guasto del sistema di aspirazione nei locali per la processazione e inclusione dei tessuti, con strumenti che usano solventi pericolosi. Poi sono successi altri casi fino a quelli di mercoledì e venerdì scorso (il giorno del sopralluogo del presidente della Regione Eugenio Giani al cantiere del nuovo ospedale Santa Chiara, ndr). Mercoledì uno sversamento di sostanze tossiche dalla cisterna per lo scarico di rifiuti speciali nel settore dell’immunoistochimica, venerdì l’azienda ci ha detto che andava tutto bene e siamo entrati al lavoro, ma una nostra collega si è sentita male nella stanza della colorazione ed è stata portata al pronto soccorso». Le rilevazioni sulla presenza di solventi nei locali interessati hanno fotografato in entrambi i casi - riportano i lavoratori - concentrazioni oltre la soglia che per i vigili del fuoco legittima l’evacuazione.

Altre criticità

Quella degli sversamenti non sarebbe tuttavia l’unica criticità segnalata dal personale. L’Usb parla di «goccia che fa traboccare il vaso». Un vaso già "riempito" dai problemi segnalati anche nell’ultima lettera inviata all’azienda, corredata da 172 firme. E che hanno ripercussioni anche sui pazienti, in termini ad esempio di ritardi diagnostici. Tra questi le infiltrazioni d’acqua, la presenza di topi, rane e anche serpenti, la mancanza di un controllo climatico adeguato e l’inquinamento acustico. Ne conseguono condizioni di lavoro che i sindacalisti definiscono come «già precarie sin dalla nascita dell’edificio 200, con un reparto Diagnostica di laboratorio che 10 anni fa fu collocato in strutture assimilabili a container, strutture inizialmente provvisorie diventate poi definitive e senza un’adeguata programmazione degli spazi disponibili per una nuova collocazione». «La nuova direttrice generale (Katia Belvedere, ndr) ha detto che la situazione è gravissima e che entro due anni i laboratori troveranno spazio nel nuovo Santa Chiara - aggiungono alcuni lavoratori - Ma la situazione richiede una soluzione immediata. Noi vogliamo lavorare, ma in sicurezza». Al presidio ha partecipato anche il sindacato Fials, che chiede che «le attività siano momentaneamente sospese per organizzare il trasferimento delle prestazioni in locali diversi e idonei per il tempo necessario».

La replica dell’Aoup

Una protesta, quella dei lavoratori, a cui la direzione dell’Aoup ha replicato nel pomeriggio di ieri, precisando di «aver adottato immediatamente ogni iniziativa necessaria per garantire la sicurezza dei propri dipendenti, anche a seguito di momenti di ascolto e confronto con gli operatori, sia attraverso il monitoraggio dei valori di salubrità degli ambienti sia attraverso interventi tecnici su impianti e apparecchiature. Rispetto agli eventi verificatisi da ottobre, è stata attivata tempestivamente tutta la filiera della sicurezza e il servizio tecnico, nonché un’unità di crisi dedicata, per garantire un intervento coordinato a supporto dei lavoratori e della corretta esecuzione delle attività». «La salvaguardia della salute del personale è stata la principale preoccupazione dell’Azienda - proseguono dall’Aoup - che, oltre a dare pieno mandato agli uffici tecnici di mettere in atto ogni azione per ripristinare lo stato di sicurezza dei luoghi di lavoro, ha ribadito la necessità di un monitoraggio costante dei livelli di esposizione alle sostanze chimiche utilizzate nei processi di lavorazione, sospendendo ove necessario le attività, e disponendo l’allontanamento di lavoratrici e lavoratori fino al momento in cui i parametri non fossero tornati entro i limiti di legge. I test diagnostici, momentaneamente sospesi, vengono comunque garantiti grazie alla collaborazione del sistema laboratoristico della rete ospedaliera della Regione». La direzione conferma poi «che le attività laboratoristiche dell’azienda troveranno una diversa e stabile collocazione nell’ospedale Nuovo Santa Chiara. Nel frattempo, la situazione sarà monitorata a tutela di operatori e pazienti».

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