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Il racconto

Giovane toscano picchiato a Bruxelles dalla polizia durante la manifestazione pro Pal: «Ecco cos’è successo»

di Nilo Di Modica
Zollo e l'immagine sui social
Zollo e l'immagine sui social

La denuncia: «Era un corteo pacifico, colpito con uno scudo. Ricordo solo il botto e il sangue che mi colava dalla testa...»

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PISA. Le sue immagini, nella notte di Bruxelles, in un buio solcato dal fumo dei lacrimogeni e del fuggi fuggi generale, sono diventate virali fra il Belgio e l’Italia. Attimi di paura per Francesco Zollo, giovane di Volterra che da qualche tempo lavora nella capitale belga all’European youth forum (Yfj), piattaforma che riunisce oltre cento organizzazioni giovanili europee fungendo da voce collettiva dei giovani nei confronti di istituzioni internazionali.

Una serata tranquilla, quella di giovedì sera (2 ottobre) in cui, uscendo dall’ufficio e ritrovandosi in place du Luxembourg, la piazza di fronte al parlamento europeo, il 28enne ha, suo malgrado, sperimentato la violenza del clima che in questi giorni si respira per le manifestazioni per la Palestina.

Il racconto

«Sono un convinto pacifista. Eppure la polizia ci ha assaltato. Un colpo alla testa con uno scudo e son finito all’ospedale con 5 punti – racconta –. Eravamo defilati. Io ero uscito da lavoro e mi ero unito alla manifestazione in un momento in cui il grosso era passato. Manifestazione visibilmente pacifica. Io e i miei colleghi, poi, non avevamo niente che potesse far pensare che fossimo manifestanti pericolosi. Non avevamo caschi, né volto coperto. Niente».

Ma non c’è stato niente da fare. Con l’intento di spostare da una parte all’altra della piazza i manifestanti rimasti, a un’ora ormai tarda, le 22,30, in cui il corteo «stava scemando», sono partiti idranti e fumogeni urticanti. «La nostra colpa evidentemente è stata aver partecipato a un corteo pacifico contro l’arresto illegale dei membri della Flotilla. In quel momento non avevo nemmeno una bandiera. Ma l’avrei esposta se l’avessi avuta – dice ancora –. Chi mi conosce sa che la violenza mi fa paura. Che il dialogo e le relazioni sono le mie azioni preferite. Ero di lato in una piazza ancora con lo zainetto di lavoro. Non ci sono stati in nessun modo atti violenti. Pura repressione».

Una botta in testa con lo scudo di un poliziotto, poi anche altro, schivato per un pelo. «L’ho scoperto dopo da un video che è stato fatto girare in cui mi si vede quando vengo colpito e un poliziotto, dopo il colpo con lo scudo, ha anche tentato di darmi un calcio, che ho schivato in un momento in cui non capivo già più niente. Ricordo solo il botto, il sangue che mi colava dalla testa. Sarebbe bastato un centimetro in più e chissà come sarebbe potuta finire. Alla fine all’ospedale mi hanno dato cinque punti. Sono stato al pronto soccorso tutta la notte».

Esperienza che Zollo ha poi raccontato alla polizia. «Essendoci i video mi sono fatto forza e sono andato a denunciare – aggiunge –. Ma mi hanno chiaramente fatto capire che senza i numeri identificativi sui caschi la denuncia sarà fatta contro ignoti. Da qualche tempo anche qui in Belgio si discute del fatto che la polizia sta irrigidendo i suoi metodi in piazza. Posso confermare e dire che vedere quelle immagini, che hanno coinvolto anche tanti altri manifestanti pacifici, di fronte al parlamento europeo, non fa onore alle istituzioni».

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