Uccisa la sorella di un collaboratore di giustizia, l’ipotesi choc: una vendetta trasversale? Il collegamento con la Toscana
L’uomo era detenuto alla Dogaia e ha raccontato il marcio del carcere di Prato
PRATO. L’uccisione di una donna a Desenzano sul Garda, in provincia di Brescia, ha fatto scattare un campanello d’allarme a Prato quando è emersa l’ipotesi che potesse trattarsi di una vendetta trasversale nei confronti di un collaboratore di giustizia.
Il campanello ha cominciato a squillare intorno alle 19 di giovedì (2 ottobre), quando un’auto si è fermata davanti al pronto soccorso dell’ospedale di Desenzano e ha scaricato una donna agonizzante, o forse già morta, dopo essere stata raggiunta da tre colpi di pistola all’addome. I medici non hanno potuto fare molto per salvarla, ma il nome della vittima, 44 anni, residente a Vicenza, con qualche piccolo precedente penale, ha ricordato qualcosa ai carabinieri del Nucleo investigativo di Brescia e al sostituto procuratore Francesca Sussarellu, titolare delle indagini. La donna infatti risulta essere la sorella di un detenuto, collaboratore di giustizia. Per questo non ne facciamo il nome.
Fino a qualche mese fa l’uomo era rinchiuso nel carcere della Dogaia, a Prato. Poi avrebbe iniziato a collaborare con la Procura raccontando quello che succede all’interno della casa circondariale. Non semplici irregolarità, ma veri e propri reati. Così è stato messo in isolamento e poi trasferito in un altro carcere. Nel frattempo la Procura di Prato ha presentato un’istanza perché il detenuto venga inserito in un programma di protezione provvisorio, ma questo non è ancora accaduto e l’uomo è ancora fisicamente detenuto in una casa circondariale.
Questo rende se possibile ancora più delicata la vicenda, perché un detenuto, anche se tenuto in isolamento, rischia molto di più di qualcuno che venga sistemato in una casa protetta. Che l’omicidio della sorella possa essere una vendetta trasversale ancora nessuno può saperlo, ma certo gli inquirenti ci hanno pensato. Per questo giovedì sera qualcuno ha alzato il telefono da Brescia e ha avvertito il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, che nei mesi scorsi ha indagato sul marcio che c’è all’interno della Dogaia (dove arrivavano telefoni cellulari e sostanze stupefacenti superando le maglie in certi casi un po’ larghe della polizia penitenziaria). Al momento non è dato sapere che il collaboratore di giustizia abbia parlato di questo o di altro. Ora si tratta di proteggerlo, perché nelle carceri le voci fanno in fretta a girare.
Intanto i carabinieri di Brescia cercano di capire chi abbia sparato alla donna scaricata davanti all’ospedale di Desenzano. Non è detto che l’omicidio sia avvenuto lì, anzi c’è l’ipotesi che possa essere avvenuto a una certa distanza e che la donna sia stata portata a Desenzano per depistare. Ma l’averla lasciata davanti a un ospedale non sembra collimare molto con l’ipotesi della vendetta trasversale. Perché corre il rischio di essere visti quando avrebbero potuto abbandonarla in una zona isolata?
È una domanda che i carabinieri del Nucleo investigativo di Brescia certamente si stanno facendo, anche se la coincidenza del fratello detenuto che diventa collaboratore di giustizia e quei tre colpi di pistola non può essere ignorata.