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Il patto “storico” dei circolini: l’Arci apre le porte all’Acli

Il patto “storico” dei circolini: l’Arci apre le porte all’Acli

Due circoli diversi a Marina di Pisa, stesse difficoltà e valori sociali da difendere

14 marzo 2023
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MARINA DI PISA. «Ci facciamo avanti per mettere a disposizione le nostre strutture per i progetti del circolo Acli “Don Bosco” che perde la sua sede, garantendo il rispetto delle sue specificità e orientamenti». Prima di tutto la solidarietà concreta, quella fra vicini di casa e fra realtà sociali e aggregative che hanno le mani nella stessa pasta, ossia la comunità di Marina di Pisa. Il circolo Arci “Il Fortino” apre le porte a quello delle Acli, rimasto senza casa dopo la decisione della parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice di vendere i locali che lo ospitavano da anni. Lo mette nero su bianco Fabiano Corsini, presidente del “Fortino” ultimo storico presidio di socialità ancora aperto sul Litorale. Lo fa, però, con una lettera aperta che è anche e soprattutto una denuncia e un invito alla riflessione.

«Capita, purtroppo, di incontrare persone che ci dicono: “Ora sarete contenti, con la chiusura delle Acli, siete rimasti l’unico circolo del litorale”, una frase sbagliata e offensiva. Sbagliata, perché la chiusura di un presidio sociale è un ulteriore impoverimento della comunità e perché la forza di ogni circolo sta nel far parte di una comunità e di una rete di presidi che tra collaborano. Offensiva perché attribuirci uno stato d’animo di soddisfazione, significa cancellare o denigrare il senso del nostro impegno in tutti questi anni, teso a gettare ponti, superare antichi pregiudizi, mettere in piedi iniziative di solidarietà a favore dei più deboli, dei giovani, degli anziani, degli immigrati».

Il punto per Corsini è un altro: «Innanzitutto neppure neppure noi godiamo di buona salute: sono recenti i nostri appelli e le richieste di aiuto per evitare la chiusura. E comunque sul litorale non molti anni fa c’erano almeno 5 circoli veri, fatti da persone che sui circoli e i quartieri riversavano il loro impegno volontario. In questi anni è andato avanti un processo di desertificazione sociale: gli spazi di comunità non commerciali sono praticamente spariti e quelli commerciali si riducono ormai ai bar e alle gelaterie. Scomparsi i cinema, i locali del ballo popolare, persino le chiese sono in grossa difficoltà». Da qui l’invito alla riflessione e la domanda: «È il momento di chiedere alle istituzioni ed ai cittadini di prendere coscienza del problema che questi fatti denunciano: agli enti pubblici non si chiede di mettere a disposizione gratuitamente spazi e sedi, ma di farsi garanti e facilitatori perché le sedi si trovino a canoni accessibili. Glii chiede anche di applicare le nuove norme sul terzo settore, e avviare progetti che coinvolgano i circoli e che consentano loro di operare focalizzando lo sforzo dei volontari sulle azioni a beneficio delle popolazione, senza essere schiacciati dalla lotta quotidiana per la sopravvivenza. Sarebbe interessante sapere quanti di questi propositi trovano posto nei programmi dei candidati a Sindaco nelle prossime elezioni amministrative».

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