Commissione incompatibile, azzerata
Il rettore Mancarella: «Dubbi anche sui possibili conflitti di interessi tra chi procede alle nomine e gli eventuali candidati»
PISA. Nomine inopportune. Indicazioni che, se non corrette, rischiano di diventare fonte di incompatibilità e di potenziali conflitti di interesse. È il rettore Paolo Mancarella a invitare con una nota ufficiale il consiglio di dipartimento di Economia e Management e il direttore, professor Silvio Bianchi Martini, ad azzerare le nomine della commissione che dovrà procedere a una nuova valutazione dei candidati per una cattedra da ordinario di Economia aziendale. Motivo? Chi ha deciso i nomi dei commissari è coinvolto nell’inchiesta penale nata dalla denuncia della ricercatrice Giulia Romano, 39 anni, di Livorno. Nei mesi scorsi la dottoressa con un passato in Consob e ritenuta una con i numeri per emergere, aveva denunciato presunte irregolarità nel concorso che, a suo dire, era stato cucito addosso al candidato poi risultato vincitore con il passaggio da associato a ordinario. Una vicenda su cui la Procura ha aperto un’inchiesta con tre indagati per abuso d’ufficio, l’ex rettore Massimo Augello, il professor Bianchi Martini, di Lucca, all’epoca segretario della commissione contestata dalla dottoressa Romano, e il presidente dell’organismo, altro lucchese, il professor Luciano Marchi. In parallelo alla denuncia in Procura, con audio registrati in allegato, la ricercatrice ha presentato un secondo ricorso al Tar che, a fine ottobre, le ha dato ragione. Una vittoria che ha imposto all’università di ripetere la valutazione dei candidati per la cattedra da ordinario. Secondo i giudici amministrativi il bando sarebbe stato impostato in modo non conforme secondo le indicazioni della legge Gelmini. Avrebbe dovuto indicare il settore specifico senza prendere in riferimento altri elementi che, invece, nel bando erano stati inseriti a vantaggio del candidato poi vittorioso. Inoltre «la commissione non ha compiuto una esauriente comparazione dei titoli didattici dei due candidati, tale che il pari o diverso livello qualitativo (anche sotto il profilo della posizione di prestigio internazionale) di essi sul punto non è emerso».
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Succede allora che il dipartimento di Economia e Management per ottemperare alla sentenza del Tar procede con la nomina di una nuova commissione che niente deve avere a che fare con quella “sfiduciata” nell’esito dal Tribunale amministrativo. Solo che una volta letti i nomi il rettore impone l’altolà: «Mi vedo costretto a segnalarvi l’inopportunità di nominare la commissione proposta dal consiglio di dipartimento del 15 novembre in quanto i membri indicati coincidono con i nominativi già proposti nel consiglio di dipartimento del 9 febbraio, presieduto per tutti i punti all’ordine del giorno dal direttore (indagato, ndr), data antecedente le gravi denunce culminate nella nota indagine penale». Il rischio di ulteriori impugnazioni è alto. Se non altro perché chi è coinvolto nell’indagine ha voce in capitolo nel formare la nuova commissione che dovrà giudicare chi ha dato il via all’inchiesta sul concorso “sartoriale” a favore del vincitore designato.
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Dai verbali del consiglio di dipartimento di Economia e Management «emerge un ruolo propositivo nella procedura di nomina di chi risulta anche solo indirettamente menzionato nell’intercettazione tra presenti al vaglio della magistratura penale – prosegue Mancarella – mi corre l’obbligo di invitarvi a superare con una nuova delibera simili dubbi di incompatibilità e di potenziali conflitti di interesse tra l’organo proponente la nomina della commissione esaminatrice ed eventuali candidati, tali da interferire sul sereno compimento della procedura». Insomma, non può decidere la commissione chi, in modo diretto o indiretto, è dentro l’indagine. Stop alla procedura, dunque, in attesa di altri nomi a prova di incompatibilità e senza potenziali conflitti di interessi.