Sopravvissuta alla bombola esplosa a Piombino, dall’incendio alla lotta per la vita: «Ma ora datemi una casa abitabile»
Il Comune e Casalp hanno assegnato alla donna e al marito un nuovo alloggio che però non è ancora pronto
PIOMBINO. Due buchi nel muro. Non esattamente un benvenuto agli ospiti. «Guardi che roba», attacca subito Luisa. Uno di questi si è aperto proprio sopra il termosifone, ai piedi del quale ci sono i pezzi di intonaco che si sono staccati. La signora ce li mostra appena mettiamo piede nel piccolo appartamento di via Grosseto. «Non le tocco mica, le tengo lì per quando arriva il geometra di Casalp», dice coprendo le macerie con un pezzo di cartone, come per custodire una prova su una scena del crimine. È una donna determinata, Luisa.
Se non lo fosse non sarebbe di certo uscita dal tunnel in cui è piombata lo scorso maggio. Una fiammata parte dalla bombola del gas nella casa popolare di via Ferrer, nella quale abitava col marito. Lei cade, investita dal fuoco in varie parti del corpo. «Vedo ancora quelle fiammelle accanto alla bombola, sento la voce di mio marito. Ci buttai sopra dell’acqua, fu la fine», racconta, facendo fatica ad arginare l’emozione. Maria Luisa Nordio si procura delle ustioni gravi, anche il marito si fa male alle vertebre, dopo essere caduto. I soccorsi, poi il viaggio in elicottero a Pisa. Entrambi si salvano, è la cosa più importante. Ma per loro è solo l’inizio di un calvario personale e familiare. Tra i due Luisa, 61 anni, è quella che rischia di più: ricoverata al centro ustionati di Cisanello, poi mandata a Villamarina. Come un destino che si accanisce. E torna. Nel gennaio del 2012, sempre nella casa di via Ferrer, crolla il soffitto durante un pranzo di famiglia, mentre Luisa e il marito Sergio stanno mangiando con alcuni parenti: quella volta nessuno si fece male, stavolta sì. In pochi avrebbero scommesso sulla ripresa di Luisa, ma lei non ha mollato.
E ora che sta meglio fisicamente, dopo un percorso lungo e per niente scontato, si trova di fronte a un problema diverso. Proprio mentre le sue condizioni di salute sono definitivamente migliorate, rischia di trovarsi in strada. Il motivo? Il 24 di ottobre dovrà lasciare la Rsa di Montenero, dove è ricoverata da tempo, ma l’alloggio popolare, assegnato a lei e al marito in sostituzione a quello ancora sotto sequestro e inagibile di via Ferrer, non è utilizzabile.
Il racconto
«Non ho neanche l’allaccio dell’acqua e del gas, si guardi intorno. Secondo lei ci si può abitare in una casa in queste condizioni?», chiede la signora. Ieri mattina, di buon’ora, è sull’uscio di casa, attende Il Tirreno nell’appartamento e lo conduce di fronte ad atti, documenti e ritagli, un ventaglio di fogli aperto sul piccolo tavolo che si trova proprio al centro del soggiorno della casa che non è ancora una casa. Prima, però, un breve tour all’interno dell’immobile. Si parte dai due buchi nel muro, passando dalla parete scrostata nella camera da letto, fino al soffitto ingiallito a causa di una presunta perdita nel piccolo corridoio. Ma è il bagno ad angosciare Luisa. Mostra un buco nel muro sopra il water.
«Guardi dentro, accenda la torcia del telefono, io non riesco ad aprire la persiana. Vede quei tubi? Li vede?», dice senza riuscire a darsi pace. «Ecco, quei tubi sono marci. Me lo hanno detto da Asa, ho la registrazione – attacca – mi hanno detto che non possono installare il contatore e fare l’allaccio, perché i tubi sono un colabrodo. E senza l’allaccio dell’acqua neanche il gas può essere attivato. Insomma, qua non ci si può abitare».
Luisa è un fiume in piena di informazioni, date e dettagli. Racconta come a luglio, quando lei era nella Rsa di Montenero, il Comune e Casalp abbiano consegnato le chiavi dell’alloggio sostitutivo a suo marito. «Ho anche pagato le spese per il contratto, anche se questo contratto io non l’ho ancora visto». Nel frattempo, pochi giorni fa, è arrivata la prima retta da pagare per l’affitto, dopo la sospensione dei pagamenti per l’abitazione inagibile di via Ferrer. «Ci chiedono di pagare l’affitto per una casa in cui non si può abitare», spiega. Che quella casa non fosse abitabile Luisa l’ha capito in estate quando, per la prima volta, lasciò con un permesso l’Rsa di Montenero per andare a visionare l’immobile.
«Per poco non mi prese un colpo», dice. Da giorni la piombinese, assegnataria di una casa popolare con il marito, si è attivata sia con il Comune di Piombino, sia con Casalp. La situazione viene seguita, ma adesso la signora spera che si possa concretizzare quanto prima l’intervento. A giorni è atteso un sopralluogo dei tecnici di Casalp. Insomma, Luisa spera davvero che una svolta possa arrivare. Anche perché, spiega, di tempo non ce n’è più. «Il 24 dovrò lasciare la Rsa - racconta - quindi conto, almeno qualche giorno prima, di poter avere la casa a disposizione. Anche mio marito, dopo essere stato ospite della figlia, mi ha raggiunto a Montenero per riavvicinarsi a me dopo mesi difficili. Dopo tante difficoltà abbiamo davvero bisogno di un posto dove stare».