Isola d’Elba, 200 turisti ancora isolati dopo il nubifragio: perché è sfumata la «soluzione lampo» e cosa succede ora
Il bypass “rapido” ipotizzato dall’amministrazione comunale non è realizzabile per la riapertura della strada al Forno: le (nuove) tempistiche
PORTOFERRAIO. La soluzione lampo per liberare i turisti semi-isolati al Forno non è andata in porto. Per questo le circa 200 persone che non possono lasciare la località portoferraiese con l’auto, dopo l’apertura della voragine sulla strada di accesso alla frazione, dovranno aspettare domenica sera o lunedì mattina, 15 settembre. È quanto riferisce al Tirreno il sindaco di Portoferraio Tiziano Nocentini, che spiega come il tentativo di realizzare un by-pass in grado di rendere di nuovo il percorso transitabile si sia purtroppo rivelato infattibile. Per questo i lavori di ripristino della strada dovranno seguire un altro iter. E ci vorrà qualche giorno in più. Un imprevisto non certo “simpatico”, in special modo per i turisti che si trovano impossibilitati a raggiungere i piazzali di imbarco con il proprio mezzo e, per questo, sono costretti a prolungare la propria permanenza sull’isola, tenuto conto che il grosso del ricambio avviene tra venerdì e sabato.
Il caso di Forno è “esploso” nel pomeriggio di martedì 9 settembre quando la grande quantità d’acqua venuta giù ha causato il collasso di parte della strada che scende fino alla spiaggia. Da allora non si può scendere né uscire con l’automobile da Forno. Ci si può muovere solo a piedi raggiungendo la spiaggia di Scaglieri o transitando dalla passerella allestita dal Comune di Portoferraio. Lo stesso Comune e Autolinee Toscane hanno messo a disposizione delle persone rimaste bloccate un servizio navetta. Un modo per consentire ai residenti e turisti di lasciare la località per muoversi sull’isola, fare la spesa. Insomma, per rompere l’isolamento. In caso di emergenza la Capitaneria di porto provvede a trasferire i pazienti via mare.
I lavori per liberare la strada sono iniziati in somma urgenza fin dalle ore immediatamente successive all’ondata di maltempo. Ma l’intervento non si è rivelato semplice. Una grana, non l’unica emersa dopo che è iniziata la conta dei danni sul territorio portoferraiese. Ieri, 11 settembre, infatti, i tecnici dell’amministrazione comunale e la protezione civile hanno iniziato i sopralluoghi sulla costa, per toccare con mano le criticità e le ferite aperte con la due giorni di maltempo.
Il sindaco
«Nelle prossime ore – spiega il sindaco Nocentini – saremo in grado di avere un quadro di quanto accaduto». Lo stesso sindaco, a ridosso del nubifragio, non ha esitato a definire l’evento appena passato peggiore rispetto a quello dello scorso febbraio. In attesa del bilancio sono arrivate al Tirreno notizie, fotografie e filmati non certo rassicuranti. La costa di Portoferraio ha subito un colpo duro. La spiaggia di sansone, forse la preferita dai turisti che visitano la città medicea, è praticamente inaccessibile da terra dopo che un tratto del sentiero che conduce fino alla spiaggia è completamente collassato. Anche nel tratto finale del percorso, in prossimità dell’arenile, una grande quantità di massi e detriti ha quasi completamente coperto lo stradello. Sulla spiaggia la situazione è impressionante, documentata dalle fotografie che sono pervenute alla redazione del Tirreno.
Tre frane di cui una di grave entità hanno scaricato tonnellate di massi e detriti sulla spiaggia. Alcuni sassi sono finiti sui lettini “apparecchiati” nello stabilimento balneare tra i ciottoli bianchi e il mare cristallino. Anche a febbraio Sansone fu colpita duramente, con l’amministrazione costretta a intervenire per ripristinare l’accesso. Quando accaduto dimostra ancora una volta quanto siano necessari interventi strutturali per difendere una costa che appare sempre più fragile di fronte a questi eventi. E se alle Viste l’intervento di messa in sicurezza compiuto dopo l’evento di febbraio ha tenuto, nuovi danni si sono verificati al Viticcio dopo che – a febbraio – parte della strada che conduce fino alla spiaggetta era collassata.