Artigiani, le tasse si mangiano più della metà di un anno: a Firenze 199 giorni di lavoro per il fisco
Studio Cna: la pressione fiscale in città è pari al 54,4%. Si calcola che le imprese debbano lavorare fino al 17 di luglio prima di mettere qualcosa in cassa
FIRENZE. I dati sono stati comunicati a Roma nel corso della presentazione dell’Osservatorio di Cna “Comune che vai fisco che trovi”, giunto alla settima edizione, che prende in considerazione tutti gli elementi che rientrano nel concetto di pressione fiscale Istat, quindi sia i tributi (Irpef, Irap, addizionale regionale e comunale all’Irpef, Imu e tassazione sui rifiuti) sia i contributi dovuti dall’artigiano, identificati con l’acro nimo Ivs (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti).
Nello specifico, sul Total tax Rate fiorentino, l’incidenza di erario e Ivs è pari al 34,2%. Quella delle tasse regionali allo 0,9% e quella delle tasse comunali al 19,3%. Si tratta comunque di dati in miglioramento, visto che la pressione fiscale è diminuita dello 0,5% rispetto al 2023 e del 7,9% rispetto al 2019.
«L’analisi dell’osservatorio evidenzia un lieve calo della pressione fiscale sulle imprese, ma resta chiaro che la forte tassazione continua a essere tra i principali ostacoli allo sviluppo – commenta Francesco Amerighi, presidente di Cna Firenze Metropolitana – È necessario un sistema tributario più snello, semplice e equo, capace di favorire la competitività delle aziende. La proroga concessa per la riforma fiscale dovrebbe essere l’occasione per attuare l’equiparazione delle detrazioni indipendentemente dalla natura del reddito e la separazione della tassazione del reddito d’impresa delle imprese personali tra quello che viene distribuito e quello destinato ai consumi personali».
«L’incidenza della tassazione comunale su quella globale – aggiunge – è forte: suggeriamo alla sindaca Funaro di prendere in considerazione le proposte che le abbiamo consegnato alla fine di giugno per ridurre la burocrazia sulle imprese. Attuarle significa ridurre i costi che gravano sul nostro sistema economico senza incidere sulle entrate di Palazzo Vecchio».
«Il livello di tassazione è la questione principale, ma il fisco è anche complicato. La riforma va nella giusta direzione ma occorre completare il progetto nella sua interezza e assicurare poi stabilità all’impianto normativo, evitando modifiche continue che producono forte incertezza» aggiunge Lorenzo Cei, direttore generale dell’associazione.
I calcoli sono stati effettuati su un’impresa tipo rappresentativa: individuale che utilizza un laboratorio artigiano di 350 mq e un negozio di proprietà destinato alla vendita di 175 mq, con ricavi per 431mila euro, reddito d’impresa di 50mila, costo del personale di 165mila euro (4 operai e 1 impiegato), costo del venduto di 160mila euro e altri costi e ammortamenti di 56mila euro.
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