Il Tirreno

Buche, degrado, occasioni perse «Bisogna ridare fiducia e futuro»

Buche, degrado, occasioni perse «Bisogna  ridare fiducia e futuro»

Da Calamoresca riparte l’impegno dei gruppi di minoranza Piombino Domani e Pd

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i Cecilia Cecchi

Piombino I colori e i profumi sono quelli di sempre, che rendono unico questo lembo di costa: il piazzale che si affaccia sul golfo di Calamoresca regala lo sguardo su un orizzonte dove spuntano l’Elba, la Corsica, Capraia. Ma, sotto un sole impietoso e 36 gradi che si fanno sentire tutti, quel panorama incornicia una scena ben diversa: il gazebo montato proprio davanti a ciò che resta del chiosco ex Gattarossa è ora simbolo di un declino che sembra inarrestabile.

Qui i gruppi consiliari di opposizione Piombino Domani e Partito democratico hanno scelto di incontrare la stampa per tracciare un bilancio del loro primo anno di lavoro dopo le ultime elezioni amministrative. Occasione per denunciare le criticità della città e ribadire il senso del loro impegno, spesso – a loro dire – ostacolato o svilito. Ragionando su come ritrovare prospettive insieme ai cittadini.

Per Piombino Domani con Monica Pierulivo, Alessio Ricci, Marco Barbieri e Andrea Celati. Insieme a Bernardo Giannoni anche il segretario dell’Unione comunale Fabio Cento.

Pierulivo parla senza mezzi termini: «Siamo a un anno dalle elezioni, a sei anni con alla guida del Comune giunte Ferrari, in un luogo che è emblematico del degrado in cui versa Piombino. Questo spazio – ricorda – era un fiore all’occhiello, un punto di ritrovo, ora è diventato il simbolo di un fallimento. Non c’è stata quell’inversione di tendenza che gridano da tempo: alle vecchie criticità se ne sono aggiunte nuove. Il reddito pro capite, le nascite, le imprese, il numero degli occupati calano, i negozi chiudono, le famiglie diminuiscono mentre l’età media cresce. E nessuno sembra interrogarsi su questo. Non si vede un progetto di rilancio né sul piano economico né sociale. Indicatori alla mano, la crisi dell’industria ha minato alla base l’identità stessa di Piombino».

Il resoconto tocca temi concreti: come la lentezza dell’urbanistica «cinque anni per approvare un piano strutturale identico a quello già pronto con Giuliani – sottolinea Pierulivo – ora ci vorranno altri cinque per il piano operativo. Senza pianificazione urbanistica, una visione per ricollegare la città industriale a quella residenziale, dai quartieri Cotone e Poggetto fino a via Cavallotti e al porto. Nulla per recupero di Metropolitan, mercato coperto, Circolino acciaierie. Ci vuole un polo culturale vero, che sia di aggregazione. Invece è stato ridotto a nulla pure il Centro giovani».

«Il percorso partecipativo fatto? – aggiunge – Di facciata, pochi incontri settoriali. Per il turismo? In sette, con chi portato le sue richieste senza vero confronto».

Bernardo Giannoni apre l’intervento ricordando con commozione Enzo Polidori, scomparso un anno fa: «Il suo punto di vista – dice – e la sua esperienza oggi sarebbero più che mai preziosi». Poi sottolinea la radice della crisi: «Tutto nasce dall’acciaio e dal suo indotto in ginocchio. Per questo abbiamo chiesto un consiglio monotematico e sollecitato convocazioni della IV commissione per aggiornamenti sulla situazione sociale ed economica. Piombino – spiega – soffre la definizione di “città operaia” che non si riconosce ancora turistica, ma se oggi vantiamo un milione di presenze è grazie a chi decenni fa ha investito pure culturalmente. Parchi viene trattata come un carrozzone, ma ha fatto conoscere il territorio e portato promozione». E punta il dito contro le mancanze amministrative: «Strade piene di buche, giardini abbandonati – afferma – , il PNRR? Treno che abbiamo solo visto passare, mentre comuni vicini hanno ottenuto fondi per ristrutturare scuole e palazzi. Il bilancio si chiude con sei milioni di avanzo e non si dica che non c’erano soldi. Metropolitan e mercato coperto? Strutture importanti, in decadenza a cui abbiamo dedicato mozioni che sono state messe da parte. Al mercato lavorano famiglie da generazioni oggi a rischio, eppure si potevano chiedere risorse per rifarlo...».

Il finale, un appello a un progetto nuovo: «Quando si perde un Comune che hai governato per settant’anni c’è tanto da capire – dice ancora Giannoni – poi arriva il momento di dimostrare che ci sono energie e idee nuove. Noi ci siamo. Continueremo a lavorare dentro e fuori il consiglio, raccogliendo firme e incontrando persone. Bisogna riconquistare fiducia e futuro»l

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