Il mistero
«Mai avuto così paura»: bimbo travolto dalle onde a Marina di Grosseto, salvato da ex carabiniere e istruttore di kite
Il piccolo era su un sup davanti al Kite’s Angels: «È stato complicato a causa del libeccio». E la mamma scrive una lettera per dire grazie
MARINA DI GROSSETO. «È vero che il mare dà un senso di libertà, ma va rispettato e bisogna stare attenti». Lorenzo Leoni, luogotenente dei carabinieri in pensione, titolare del Kite’s Angels, la prestigiosa scuola di surf che si trova al km. 31 della Canova, a Marina di Grosseto, rivive la brutta esperienza del salvataggio di un bambino in mare, insieme al suo istruttore, Ivan Alfredo Macamo.
«Durante la mia carriera – dice Lorenzo Leoni – ho vissuto sette conflitti a fuoco, ho fatto il paracadutista, l’infiltrato in operazioni antidroga, ma non me l’ero mai vista così brutta». A causa del vento di libeccio («Che ha risacca potente come l’oceano e non ti permette di tornare verso riva, anche volendo non ce la fai», sottolinea Leoni) un bambino di 9 anni, originario del Nord Italia, figlio di un kiter e assiduo frequentatore dello stabilimento grossetano, è stato trasportato a largo con un piccolo sup del Decathlon da 150 centimetri e ci sono voluti quaranta minuti per far tirare a tutti un sospiro di sollievo.
«Io e suo padre seguivamo il piccolo dalla riva – racconta il titolare del Kite Angels – parlando del più e del meno. Ci siamo voltati un attimo per guardare le evoluzioni di un surf e abbiamo notato che il vento lo aveva portato alla prima boa, ma continuava a toccare. Dopo qualche minuto, però, si è allontanato a quaranta metri dal bagnasciuga, era cascato e non riusciva a risalire sul sup. A quel punto il padre si è tuffato e dopo avermi fatto un cenno di ok con la mano, si è trovato in punto in cui sprofondava».
Lorenzo Leoni non ha esitato un attimo e si è tuffato in acqua vestito, portandosi dietro il sup per far appoggiare il bambino, ma la situazione è stata resa difficile dalle onde che lo sommergevano e lo rimandavano verso il basso. «Eravamo allo stremo delle forze. Fortunatamente – continua – ci sono venuti in aiuto due uomini: il bambino si è appoggiato a noi. Ci sono voluti quaranta minuti e la collaborazione del nostro istruttore Ivan per tornare a riva. Il piccolo ha vomitato l’acqua che aveva ingerito e piano piano si è ripreso. Credetemi, è stata una brutta esperienza, ma quel bambino sorridente ci ha dato la forza di non mollare in un momento di grande difficoltà».
Al Kite Angels, un ritrovo sempre più amato dagli amanti del surf e del kite, non è consentito fare il bagno. «In questo caso, però, si è trattato di un piccolo sup di un metro e mezzo – sottolinea Leoni, che ha aperto l’attività nel 2004 – che si stava divertendo a tre metri dalla riva, sotto lo sguardo attento del papà. Comunque ho già predisposto un regolamento interno con bandiera bianca o rossa per il pericolo, per evitare questo genere di situazioni». Il giorno dopo il grande spavento Lorenzo ringrazia il suo istruttore Ivan Alfredo Macamo, un trentenne originario del Mozambico, con tre figli, felice di aver contribuito al salvataggio di un bambino.
I ringraziamenti della mamma
Al titolare della struttura sono arrivati anche i ringraziamenti della mamma del bimbo salvato: «Non è così scontato trovare persone come te, ti sei messo in pericolo per aiutare mio marito e mio figlio. Sei una grande persona. Ti saremo grati per questo. Se non ci fossi stato tu, forse, sarebbe andata diversamente. Sei stato il nostro angelo, ho detto anche a mia figlia che è un super papà e deve essere orgogliosa». «Queste parole – commenta Lorenzo Leoni – sono meglio di ogni altra cosa. Mi sono commosso e mi commuovo leggendo ogni volta quelle poche righe. Le porterò sempre con me».