Il Tirreno

Il caso

Ventisettenne salvato in campo, scatta l’appello. «L’ambulanza sia obbligatoria»

di Gabriele Buffoni
Ventisettenne salvato in campo, scatta l’appello. «L’ambulanza sia obbligatoria»

Il Suvereto Calcio si fa capofila della richiesta dopo l’episodio di Alessandro Mori. «Ma per far sentire la nostra voce in Federazione le società devono essere unite»

22 febbraio 2023
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SUVERETO. La richiesta è precisa. «La Federazione imponga la presenza dell’ambulanza o almeno di un medico qualificato a bordo campo anche nelle gare di Seconda Categoria». Dopo due giorni dall’arresto cardiaco – fortunatamente scongiurato con l’ausilio di un DAE (il defibrillatore semiautomatico esterno) – che ha colpito sul campo sportivo di Ribolla il giocatore del Suvereto Calcio (in Seconda Categoria) Alessandro Mori, inizia a farsi largo l’esigenza di un cambiamento. Proprio per evitare «che episodi del genere si ripetano – spiega il presidente della società calcistica suveretana Roberto Daiqui – e che persone meno fortunate di quanto lo siamo stati noi si trovino di fronte a una morte tragica».


Daiqui era lì sul campo dello “Scirea” di Ribolla insieme all’allenatore della squadra di casa e all’infermiera suveretana Beatrice Passaglia, intento a praticare per venti minuti il massaggio cardiaco al suo giocatore steso, immobile, a terra. In attesa dell’arrivo dell’elisoccorso Pegaso e dell’ambulanza, perché «sui campi di Seconda Categoria – dichiara – non è obbligatoria neppure la presenza di un medico a bordo campo per poter giocare. È solo “raccomandato”, mentre fino all’Eccellenza è un requisito necessario per garantire la sicurezza di chi è dentro e fuori dal rettangolo di gioco. Mi sembra assurdo, perché il rischio di morire è lo stesso in ogni categoria».

Così, riunito il proprio consiglio direttivo nella serata di lunedì, proprio da Suvereto è partito un appello rivolto «a tutte le società calcistiche di Seconda Categoria – spiega Daiqui – perché per far sentire la nostra voce in Federazione c’è bisogno di un fronte unico. E la battaglia in questo caso è comune, perché sarebbe potuto capitare a tutti, su qualunque campo. Perché credo sia necessaria la presenza di personale qualificato? Perché il DAE – spiega il presidente del Suvereto – è di fondamentale importanza, e lo si è visto anche nel caso di Alessandro, ma presuppone figure che non solo lo sappiano utilizzare a dovere ma anche che non si facciano prendere dal panico, che siano lucide di fronte ad un’altra persona che sta per morire. Lo dico senza vergogna: noi siamo stati fortunati. Abbiamo mantenuto la calma e la presenza dell’infermiera ci ha aiutato molto. Ma poteva andare diversamente, e in casi come questo si tratta di vita o di morte».

Da qui la richiesta alla Federazione, perché se da un lato c’è sicuramente una difficoltà – anche da parte delle associazioni del territorio – a garantire persone qualificate a ogni partita, dall’altro «chi fa un corso di pronto soccorso – conclude Daiqui – si esercita su un manichino, una situazione diversa dalla realtà. E visto che in un qualunque evento sportivo i rischi per chi si sottopone a sforzi sono maggiori è necessaria la presenza di persone competenti in materia. Con la vita non si può scherzare o pensare di puntare al risparmio».

 

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