Il Tirreno

Ambiente

Le lucertole “aliene” di Piombino studiate dai ricercatori del Cnr

Le lucertole “aliene” di Piombino studiate dai ricercatori del Cnr

Esemplari di gongili a Torre Mozza e in zona porto: sono arrivati con le navi

06 luglio 2022
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PIOMBINO. Ma cosa ci fanno quelle lucertole aliene a Torre Mozza e nella zona del porto di Piombino? Alla domanda ha risposto lo studio “Aliens Coming by Ships: Distribution and Origins of the Ocellated Skink Populations in Peninsular Italy”, pubblicato su Animals da un team di ricercatori italiani guidato da Emiliano Mori dell’ l’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri (Cnr Iret) e da Franco Andreone del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino. Il gruppo di ricercatori, come riporta Greenreport, ha rivelato la presenza di una popolazione di gongili (o scinchi ocellati – Chalcides ocellatus) a Piombino. In particolare a Torre Mozza e in alcuni orti nella zona del porto di Piombino.

Il rilevamento di rettili alieni nelle aree costiere è aumentato negli ultimi decenni a causa della maggiore importanza dei rettili come animali da compagnia e, soprattutto, per le introduzioni accidentali con il commercio di mattoni, piante e legname. I ricercatori nell’abstract dello studio, ricordano come «le rotte commerciali siano segnalate come la principale causa di invasioni biologiche. In particolare, il commercio navale può portare accidentalmente diverse specie in nuove aree dove non sono autoctone. Ciò è particolarmente evidente per le aree costiere, dove si verificano la maggior parte delle invasioni biologiche».

Lo scinco ocellato è una specie di lucertola comune e diffusa in tutto il Nord Africa, l’Asia occidentale e l’Europa sudorientale, un areale che va dal un areale che va del Maghreb alla costa del Pakistan. La sottospecie C. o. tiligugu è distribuita anche in Sicilia, Sardegna e Tunisia. Altre due presunte sottospecie presenti nelle isole di Linosa e Lampedusa non sono geneticamente supportate e sono state di gongili nei dintorni di Portici. In provincia di Napoli, che molto probabilmente ha avuto origine da introduzione accidentale, anche se non c’è nessuna informazione disponibile per confermare la sua effettiva origine.

Nella primavera del 2021 è stata pubblicata su Facebook una foto che mostrava due individui di scinco ocellato in Toscana. Altre foto sono seguite e hanno confermato l’identificazione della specie.
«Ce ne erano pochine di specie alloctone in Toscana, ci mancavano i gongili a Piombino e a Torre Mozza! – ha scritto Emiliano Mori sulla sua pagina Facebook – Nonostante il progetto non fosse finanziato siamo andati avanti, con un ottimo lavoro di squadra. I gongili di Piombino, come quelli di Portici, sembrano venire dalla Sardegna con il commercio del sughero!».

I gongili studiati sono stati catturati con trappole in un’area coltivata con piccoli orti nel Comune di Piombino, nelle immediate vicinanze del porto, e a Torre Mozza. I ricercatori raccontano che «Ogni individuo è stato campionato tagliando un piccolo pezzo (1–2 mm) della coda. Questa azione non pregiudica la salute degli scinchi, poiché questa specie, come altre della stessa famiglia, è particolarmente soggetta all’autotomia, cioè alla perdita volontaria della coda che permette di fuggire per difendersi».
I ricercatori tranquillizzano: «Pur rappresentando una vera e propria introduzione, suggeriamo che gli impatti di C. ocellatus sulla terraferma italiana non rappresenterebbero una minaccia per la biodiversità autoctona, data la bassa densità di popolazione. Se le popolazioni dovessero aumentare di dimensioni, potrebbe verificarsi una certa competizione con le lucertole autoctone». E concludono: «Nonostante l’ampio areale di distribuzione dello scinco ocellato, la sua presenza sparsa in Europa rende questa specie un problema di conservazione. Pertanto, pur rappresentando popolazioni introdotte, il monitoraggio dei gongili nell’Italia peninsulare merita attenzione futura anche nelle aree portuali». 


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