Il Tirreno

Nora, operaia e sindacalista nella città d’inizio Novecento

Valeria Parrini
Lo stabilimento della Magona d’Italia come si presentava agli inizi del Novecento. E’ lì che si svolge il racconto “Nora: operaia metallurgica, sindacalista, rivoluzionaria”. La foto di destra ritrae un gruppo di operai e di operaie della fabbrica piombinese ed è riconducibile allo stesso periodo. Le immagini appartengono all’Archivio Magona
Lo stabilimento della Magona d’Italia come si presentava agli inizi del Novecento. E’ lì che si svolge il racconto “Nora: operaia metallurgica, sindacalista, rivoluzionaria”. La foto di destra ritrae un gruppo di operai e di operaie della fabbrica piombinese ed è riconducibile allo stesso periodo. Le immagini appartengono all’Archivio Magona

Nel racconto di Maria Cristina Janssen la vicenda di una giovane operaia della Magona. Lotte per i diritti e per la parità di genere s’intrecciano in una ricostruzione documentata

26 maggio 2021
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PIOMBINO. Primi anni del Novecento. Nora è una giovane operaia metallurgica alla Magona d’Italia. Sindacalista. Rivoluzionaria. Il libro si sviluppa intorno a queste definizioni.

La curiosità che ha spinto Maria Cristina Janssen, milanese d’origine, campigliese di adozione dal 2006, a farne il personaggio – di fantasia, ma fino a un certo punto – del libro appena pubblicato per “La Bancarella Editrice”, regala scoperte impensabili. Documentate da una ricerca bibliografica che non lascia spazio alle interpretazioni.

Nora è proiettata in un’epoca di lotte dure e dolorose, certo, che piano piano colgono risultati così importanti da modificare la Storia dei diritti e del lavoro, dentro e fuori i perimetri industriali.

Vive un’epoca, la giovane operaia campigliese arrivata a Piombino neanche quindicenne per lavorare, in cui si tocca la voglia di cambiare. Di migliorare la propria condizione. Di classe e di genere. E lei ne è coprotagonista. Credibile. Contestualizzata. Fonti alla mano.

Si pensa già a un referendum per introdurre il divorzio. Ci sono pubblicazioni della Camera del lavoro in cui si invita a leggere libri come “Per limitare la prole”.

«Nora – spiega l’autrice – compare in un mio precedente racconto che ha Nedo protagonista. Sono stata spinta a continuare a parlarne dai primi lettori, incuriositi dai personaggi e dalle vicende storiche».

La ricostruzione del contesto ambientale, sociale ed economico è molto più ricca e articolata di quanto la memoria possa aver ereditato dai racconti o da qualche immagine d’epoca. Siamo agli albori della città fabbrica, della nascita dei quartieri operai in un comprensorio dove la metallurgia parla etrusco ma che in quegli anni lo battezza a fuoco. E da allora, nel bene e nel male, continua a segnarlo.

Si respira la necessità del cambiamento. Di coalizzarsi, perché da soli e da sole non si va avanti. Né per ottenere sistemi di ventilazione per allontanare i veleni in un reparto (sì, si lottava già per questo). Né per chiedere un giusto salario e una copertura sociale a favore di intere categorie: raccoglitrici d’olive a Suvereto o lavoratori del mare all’Elba. Braccianti o siderurgici qua e altrove.

Unità negli obiettivi e nelle azioni favoriscono la formazione di una coscienza politica e sindacale forte e radicata, pur nelle diversità delle ideologie di base.

Dal caporalato allo sfruttamento, primi le donne e i bambini. Dagli infortuni al cottimo. E all’arroganza dei padroni delle Ferriere. Che serrano le fabbriche affamando. Davanti però, c’è un futuro che si deve modificare. Tutto da conquistare con le lotte che non possono prescindere da quanto accade fuori dai campi e dagli stabilimenti. A partire dalla formazione culturale.

Non c’è mobilitazione per i diritti e per la solidarietà di classe che Nora non abbracci. Partendo, però, da uno svantaggio chilometrico. Il solito con cui sono costrette a confrontarsi le colleghe, le amiche e le compagne che incontra nella quotidianità e nella militanza. L’essere donna. Lei, però, si mette in gioco. Che si tratti di provare a ridurre il divario con i colleghi, e di offrire un contributo appassionato alle manifestazioni contro la guerra. O di dare concretezza a quella parola, “solidarietà” che la impegna ogni volta si renda necessario in anni di fermento e repressione brutale.

Lotterie per le famiglie dei lavoratori delle Acciaierie incarcerati dopo uno sciopero. E un episodio straordinario. L’affido di massa a famiglie operaie di fuori regione, di decine e decine di “figli di serrati”: bambini di minatori elbani e operai delle Acciaierie. Affamati, denutriti dalla miseria provocata dalla serrata, appunto. Dai padroni. Sembra di vederli, quei bimbi con la striscia rossa al braccio, accompagnati persino dalla banda, che salgono sul treno.

La visione militante e privata di Nora si fondono nel racconto dove trovano spazio la tenerezza – dolcissimo il gesto della mamma che le fa la treccia al mattino del suo primo giorno di lavoro – e l’innamoramento. Un innamoramento che la costringe a confrontarsi con le sue convinzioni. Una militanza che la interroga anche sull’amore. Non poteva che essere così.

Apprezzabile anche da questo punto di vista, la copertina, delicata e intensa, dell’artista americano Fred Charap, campigliese anche lui di adozione. «Sono cresciuto in una famiglia e in una zona di New York di operai e artigiani che - ricorda Charap – hanno fatto sacrifici e affrontato pericoli per il proprio impegno nei sindacati e per i diritti dei lavoratori. Sostenere questo volume mi ha fatto molto piacere».

Janssen fa memoria di battaglie, di risultati, di sconfitte e di valori andando oltre il narrare. Una traccia attualizzabile e percorribile per recuperare identità smarrite. —

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