Il Tirreno

Leo, una vita di corsa per battere il cancro

di Antonella Danesi
Leo, una vita di corsa per battere il cancro

Il maratoneta Leo Cenci racconta come ha sconfitto la malattia: "Mi avevano dato sei mesi di vita"

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PORTOFERRAIO. Coraggio forza di volontà e speranza gli hanno permesso di avere la meglio sul cancro e di continuare praticare lo sport, aiutando gli altri a sostenere il dolore e le difficoltà che una malattia come questa ti costringe ad affrontare ogni giorno. Lui è Leonardo Cenci, per gli amici Leo, ha 45 anni ed è di Perugia. Nel 2012 gli è stato diagnosticato un tumore ai polmoni, uno dei più feroci.

I medici gli avevano dato sei mesi di vita. Oggi Leonardo continua a lottare, ogni mattina si alza e non molla la sua personale, e fino ad ora vittoriosa, lotta contro il cancro. Nei giorni scorsi è venuto all’Isola d’Elba, un luogo che ama profondamente, come testimonial per la terza edizione della maratona a Marina di Campo. Nell’occasione, sabato pomeriggio, ha presentato, con MardiLibri, in anteprima il suo libro, “Ama. Vivi. Corri. Avanti tutta!”, edito da Salani. Leo parla volentieri, senza remore, della sua esperienza e della sua resistenza al cancro.

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L’ha raccontata al Tirreno nei locali di MardiLibri, ospite di Silvia e Michele, prima degli appuntamenti istituzionali. «Scoprire di avere un cancro è stata un’opportunità per scoprire la mia forza – racconta – ho sempre fatto sport di squadra fin da piccolo, fino a che a 18 anni ho deciso di dedicarmi ad uno sport individuale e mi sono avvicinato al mondo del running. Quindi sono arrivato alla maratona».

È questo sport che a Leo ha aperto un mondo. «Mi ha formato – spiega – perché un maratoneta ha una marcia in più. Lo spirito del maratoneta se hai un problema ti porta a vedere come affrontarlo con un approccio propositivo». Una chiave di volta per Leonardo, al momento della tremenda diagnosi che ha cambiato la sua vita. «La diagnosi di cancro è una condanna a morte – spiega – il mio poi era uno dei peggiori. Mi erano stati diagnosticati 4-6 mesi di vita. Inevitabilmente ho dovuto fermarmi, anche perché le metastasi cerebrali che avevo mi hanno fatto perdere per 4 mesi la sensibilità alle gambe quindi camminavo solo a braccetto di mia madre e mio padre».

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Ma non è mai venuta meno la certezza che avrebbe ripreso a camminare e a correre. «Ho passato momenti terribili – racconta – soffrivo molto ma avevo sempre con me esperienza e resistenza. Ero sicuro che mi sarei ripreso e vedevo di nuovo un futuro per me». Ed infatti dopo sei mesi è tornato a camminare. Ha tenuto duro e non si è mai lascito andare, se non ad un pianto liberatorio quando ha potuto fare di nuovo 50 metri di corsa. «Anche stavolta ho vinto io, eccoci qui» è stato allora il suo pensiero. E ha continuato a lottare cercando la sua nuova dimensione e assaporando le cose belle della vita. Una di queste, oltre alla maratona, è l’isola d’Elba, che Leo ha conosciuto venendoci in vacanza, quasi per caso, e che non ha più abbandonato. «Il primo pensiero che ho avuto - ricorda – è che da vecchio avrei voluto vivere qui. Ho sentito subito un’empatia molto forte. È un’isola a mia dimensione».

Lavorava come agente di commercio per prodotti di pulizia e vedendo la massiccia presenza di strutture recettive ha cercato di aprire un nuovo mercato contattando l’associazione Albergatori. E ci è riuscito. Dal 2008 ha iniziato a fare il rappresentante anche sull’isola che raggiungeva due volte al mese. «Il massimo della soddisfazione- dice al Tirreno – un posto che ho sempre amato e che mi da energia». Un luogo importante di cui parla anche nel libro in cui Leo racconta la sua esperienza. “Ama. Vivi. Corri. Avanti tutta!” è un messaggio di forza e di speranza, come tutta la vita di Leonardo.

«Non credevo di essere in grado di scriverlo – dice – ma tutti mi chiedevano di raccontare quello che mi era successo e quando la casa editrice Salani mi ha risposto positivamente ho capito che avrebbe potuto essere una storia interessante. E infatti sto avendo molto riscontri». Nel 2017 il presidente Sergio Mattarella lo ha insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Ma Leonardo non si ferma ed ha già nuovi progetti. Continuerà a testimoniare in tutti i modi la sua esperienza continuando a partecipare anche alla Maratona di New York. Ed è stato felice di fare il testimonial della maratona. «Quando gli organizzatori mi hanno chiamato – conferma – ci ho pensato mezzo secondo ed ho subito risposto di si».

A giugno realizzerà un altro grande progetto. Ottenendo un finanziamento europeo , insieme al Coni e a Giovanni Malagò farà la prima edizione degli “Oncologi games” olimpiadi dei malati oncologici in cui ha coinvolto sei paesi europei. E ha intenzione di scrivere anche un secondo libro. «Non mi fermo. La mia è una battaglia importante – termina – Oggi la ricerca ha fatto passi da gigante – ma il contributo che gli devi dare al cancro è enorme. Ti fa togliere dal vocabolario le parole “facile, semplice normale” perché non ci sarà mai più niente di facile, semplice normale. Ho la possibilità di aprire gli occhi ogni mattina. E ogni mattina prego perché questo non è scontato. Ma ci si può fare. Io ne sono il testimonial».

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