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Montecatini, scoperte nuove riserve di acque termali: nel sottosuolo un secondo grande serbatoio
Altri riscontri all’ipotesi avanzata da un team di ricercatori. Sulla teoria sta lavorando da tempo una squadra coordinata dal professor Enrico Pandeli dell’Università di Firenze
MONTECATINI. Il nostro “pozzo di petrolio” potrebbe essere più esteso di quanto si pensasse. Anzi ne potrebbe esistere un altro ancora sconosciuto. Ovviamente, parlando non ci riferiamo all’oro nero, ma al nostro vero tesoro sotterraneo: le acque termali.
Arrivano infatti nuove conferme sull’esistenza di un secondo serbatoio termale più profondo a Montecatini dal team di docenti e ricercatori, coordinato dal professor Enrico Pandeli, del Dipartimento di Scienze della Terra di Firenze, che in questi anni ha affiancato come tutor e proseguito gli studi di dottorato con il geologo Marco De Martin Mazzalon per definire la ricostruzione dell’assetto geologico profondo e l’idrogeologia del sistema idrotermale della Valdinievole.
Quest’area, viene spiegato, è particolarmente importante dal punto di vista geologico, in quanto sono esposte in superficie le strutture tipiche della costruzione dell’appennino, ovvero legati al piegamento e sovrapposizione di ingenti masse rocciose (chiamate dai geologi “falde”) e quindi oggetto di una estesa rete di faglie e fratture.
La presenza di rocce calcaree intensamente fratturate (e quindi permeabili, ovvero capaci di trasmettere e contenere i fluidi termali come un vero e proprio serbatoio) e ricoperte da altre essenzialmente argillose impermeabili, assieme all’aumento di temperatura in profondità, realizza il cosiddetto sistema geotermico.
Il team di esperti ha concepito e affinato un nuovo modello geologico, con la presenza nel sottosuolo di ripetuti corpi rocciosi sovrapposti con caratteristiche di rocce serbatoio, e un sistema di faglie a Ponte di Serravalle, che costituiscono una barriera geologica-idrogeologica per i fluidi delle due aree termali di Montecatini e Monsummano.
Ebbene, tutto questo trova una conferma nelle dettagliate analisi geochimiche del professor Orlando Vaselli che hanno evidenziato, per le acque di Montecatini, caratteristiche isotopiche differenti dalla composizione dei fluidi delle classiche acque termali toscane.
In particolare l’arricchimento di litio e dell’elio testimonia una profonda circolazione dei fluidi termali nel sottosuolo. Pertanto è verosimile un miscelamento tra fluidi provenienti da circuiti molto profondi (circolanti nelle sottostanti rocce metamorfiche del “basamento filladico/mantello terrestre”) e le acque termali di derivazione meteorica del serbatoio “classico”.
Questo nuovo modello geologico, idrogeologico e geochimico del sottosuolo di Montecatini, già presentato in bozza in un convegno che si tenne al consiglio regionale della Toscana lo scorso maggio, nella Sala degli Affreschi al Palazzo del Pegaso di Firenze, apre nel nostro territorio nuove prospettive per la ricerca di fluidi termali più in profondità e più precisamente in altre unità geologiche “serbatoio”, almeno in parte separate idraulicamente, al di sotto del serbatoio “classico” dei fluidi termali attualmente utilizzato.