Doveva assistere i malati ma lavorava per una cooperativa: condannato ex infermiere Asl
Era stato trovato dai carabinieri alla scrivania della cooperativa in un orario in cui, secondo l'azienda sanitaria, doveva essere in servizio
CARRARA. Invece di assistere i malati, durante l'orario di lavoro faceva l'amministratore di una cooperativa e ieri mattina, dopo sette anni di processo, Giuliano Laghi, accusato di truffa e peculato d'uso, è stato condannato dal collegio dei giudici presieduto da Augusto Lama, ad un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa) e a risarcire la Asl di Massa-Carrara, costituitasi parte civile, con una provvisionale di 5mila euro. La storia, che secondo le accuse andava avanti da almeno tre anni, all'epoca fece clamore: l'arresto del dipendente della Asl 1, trovato dai carabinieri alla scrivania della cooperativa in un orario in cui, secondo l'azienda sanitaria, doveva essere in servizio, ebbe una enorme risonanza, in un periodo in cui l'Italia si scagliava contro i “furbetti del cartellino”.
«L'ex infermiere professionista della Asl 1, addetto all'assistenza domiciliare, che nel 2015 aveva 58 anni, era uno dei più stimati, dentro e fuori l'azienda- ricorda in aula il suo avvocato Luca Lattanzi- e non ci furono mai lamentele da nessun paziente. Le accuse si basarono su un diario di lavoro che gli infermieri compilavano per comodità e che spesso subiva dei cambiamenti di orario, o delle sostituzioni».
Fatto sta che il processo ha provato che durante l'orario di lavoro l'infermiere si recava presso la sede della cooperativa di cui era consigliere, utilizzando l'auto di servizio della Asl; per la pm Elena Marcheschi il reato si era compiuto, in maniera continuativa, per anni, come dimostrarono alcune testimonianze: «Mia madre aveva bisogno di assistenza a casa- raccontò una donna- La Asl doveva mandare qualcuno ma l’infermiere non veniva sempre». Negli anni in aula fu ricostruita tutta l’attività dell’infermiere, attraverso l’analisi delle cartelle cliniche dei singoli pazienti, dove c'erano buchi e mancanze; nel 2019, interrogato, l’imputato si difese sostenendo di aver sempre fatto il suo dovere e parlando di “soste” brevissime, in cui si recava in cooperativa, solo perché di strada dalla Asl.
Alla fine il collegio dei giudici ha avallato la richiesta del pm con la condanna ad 1 anno e sei mesi, il pagamento delle spese processuali e la provvisionale alla Asl di 5mila euro. L'avvocato Lattanzi attenderà i 90 giorni per le motivazioni e poi ricorrerà in appello, anche se, svela, a quel tempo il reato sarà prescritto.
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