Maltrattamenti all’asilo: «Mio figlio sembrava un altro»
Il racconto di una mamma. L’associazione che rappresenta le famiglie: «Parti civili anche i genitori dei piccoli che hanno assistito alla scene di violenza»
Carrara. Lei ha deciso di esserci, sa che si tratta di un’udienza preliminare in cui il giudice deve decidere se rinviare o meno a processo le 4 maestre accusate di maltrattamento, sa che la possibilità che l’udienza sia posticipata è concreta, ma lei preferisce stare in tribunale fino all’ultimo. Perché «pretende giustizia per suo figlio e per gli altri bambini». Racconta con difficoltà, a mezze parole. Torna indietro di tre anni, a quando suo figlio ne aveva solo 4 e «ogni giorno, quando usciva dall’asilo, mi chiedeva di non tornarci più. In particolare non voleva stare con una delle maestre». Un bambino che cambia «e diventa un’ altra persona. Si è chiuso, aveva paura di tutto. Ci ha messo un po’ a sfogarsi, poi - prosegue la mamma - mi ha raccontato tutto». Racconti - spiega il genitore - «di maltrattamenti fisici e psicologici». Sono passati tre anni e quel bambino «fa i conti con strascichi pesanti, ha ancora - confida la sua mamma - paure enormi per problemi inesistenti. Per questo voglio giustizia».
Per la Procura quattro maestre dell’asilo che quel bimbo frequentava hanno maltrattato lui e altri piccoli alunni, per la difesa, invece (a rappresentare le insegnanti è l’avvocato Luca Pietrini) i maltrattamenti non ci sono mai stati. E se a sostegno della sua tesi il pubblico ministero Alessandra Conforti chiama le immagini delle telecamere nascoste nelle aule dell’asilo durante le indagini, la difesa sottolinea che «le misure cautelari a carico delle insegnanti non sono mai scattate perché il giudice non ha ravvisato che esistessero gravi indizi di colpevolezza». Nessuna misura cautelare, neanche quella interdittiva che avrebbe allontanato le maestre dal posto di lavoro.
A decidere se le insegnanti dovranno andare a processo è il gup Giovanni Maddaleni: l’udienza preliminare fissata ieri mattina è slittata al 6 novembre per un difetto di notifica. Nessuna decisione sull’eventuale rinvio a giudizio e nessuna costituzione delle parti civili. Le famiglie dei bambini si sono affidate all’associazione “La via dei colori” che ieri, in aula, era rappresentata dall’avvocato Federica Alì. Proprio il legale avrebbe dovuto richiedere la costituzione come parti civile delle famiglie dei 6 bambini che il pubblico ministero ha identificato come persone offese. Si tratta, appunto, dei piccoli alunni che - stando alla tesi degli inquirenti - avrebbero subito maltrattamenti diretti, «picchiati con una stampella - spiega l’associazione - trascinati sul pavimento dai piedi, costretti a mangiare fino al vomito». L’associazione “La via dei Colori” ha però la volontà - ha già presentato una memoria al giudice - di chiedere la costituzione in giudizio anche di altre 5 famiglie. Si tratta dei genitori di bambini che alla violenza avrebbero assistito.
La “Via dei colori”, infatti, da anni sostiene che a segnare la psiche e lo sviluppo dei bambini non sia soltanto la violenza subita, ma anche quella assistita: «Anche chi non è vittima di violenza, ma la violenza la vede - spiega Silvia Peraldo, un altro legale del l’associazione - ne subisce gli effetti». L’associazione chiederà anche la citazione come responsabile civile del Miur, essendo l’asilo statale. Le richieste verranno formalizzate durante la prossima udienza preliminare fissata il 6 novembre. — . CHIARA SILLICANi.