Alluvione a Carrara, si lavora a un "manifesto" della protesta cittadina

Giovanna Mezzana
Parla uno dei portavoce dell’Assemblea permanente cittadina che ha "occupato" il Comune: Marco Pedri. Una sessantina di cittadini ha dormito per la seconda notte nella sala di rappresentanza di Palazzo civico. La Petizione con oltre 2mila firme per chiedere a sindaco e giunta di andarsene. (Video Giovanna Mezzana)
Parla uno dei portavoce dell’Assemblea permanente cittadina che ha "occupato" il Comune: Marco Pedri. Una sessantina di cittadini ha dormito per la seconda notte nella sala di rappresentanza di Palazzo civico. La Petizione con oltre 2mila firme per chiedere a sindaco e giunta di andarsene. (Video Giovanna Mezzana)

Continua l'occupazione del Comune. Raccolte già 2mila firme per le dimissioni del sindaco Angelo Zubbani e della giunta

10 novembre 2014
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CARRARA. Mentre in centro-città rimbalzano le notizie dell’alto rischio e dell’evacuazione della “zona rossa” di Marina, l’avanguardia della protesta cittadina contro sindaco e giunta non molla. È come se ci fossero due città: due Carrara. Una tragicamente sul fronte del rischio – Avenza e la Marina – l’altra che preme per «scalzare e togliere di mezzo» chi ritiene responsabile di quanto è accaduto e sta accadendo: il sindaco e la sua giunta. A Palazzo civico, i presidianti occupano la sala di rappresentanza e l’accesso ad essa: all’ingresso si firma – chi vuole – una petizione per indurre i consiglieri di maggioranza e di opposizione a discutere la mozione di sfiducia presentata a suo tempo dalla minoranza per le dimissioni della giunta di Angelo Zubbani. Sarebbero più di 2mila le firme raccolte.

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Unico momento di tensione, durante il collegamento con la trasmissione Rai Agorà. Nella sala di rappresentanza ci sono i presidianti, in collegamento via Skype il sindaco da CarraraFiere, quartier generale della protezione civile. È il primo confronto – contatto – che c’è stato tra le due parti dal giorno della manifestazione. Il sindaco dice: «Questo è il momento dell’emergenza. Delle scelte», quelle incombenti, ad esempio, l’evacuazione dei primi piani di Marina e dei negozi. Il giorno della manifestazione «ho detto – riprende la parola il sindaco per spiegare quelle cinque parole-boomerang pronunciate sulle scale prima dell’assedio e dei lacrimogeni – che non avevamo responsabilità dirette». Dirette. È il termine di Zubbani. «Vergogna» gli risponde una giovane e la tensione risale.

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Trasmissione chiusa. Si riprende il menage. Si lavora ad un documento. Un "manifesto" della protesta cittadina, di chi ha occupato il palazzo del Comune. Quale sarà la richiesta al di là delle tante invocate, urlate, dimissioni non è ancora chiaro. In effetti non c’è nulla, qui, di chiaro. C’è chi dice che l’assemblea permanente vuol partorire una lista civica, c’è chi dice che si sta lì fino a quando il sindaco non se ne va. Ma questo è stato detto sin dalla prima ora. Intenti chiari non ce ne sono. Di chiaro c’è solo la voglia di esserci. Trentenni e quarantenni, soprattutto, hanno in mano il presidio. Laureati, universitari, disoccupati. Ma, a secondo del momento, c’è un po’ di tutto: anche tanti pensionati che vanno e vengono. Che salgono le scale, firmano, danno un’occhiata e riscendono. Le forze dell’ordine non ci sono. Ci sono solo due agenti della polizia municipale al varco che divide la zona occupata dall’accesso al cuore del Comune, dove la routine lavorativa si svolge regolarmente. Non arrivano notizie di sgombero forzato, non ci sono avvisaglie che da lì qualcuno se ne debba andare.

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