La guida
Batti e corri: passione di famiglia. Rebecca lancia, Michele riceve
Sono fratelli: lei gioca a softball nelle Pantere, lui a baseball nel Livorno
LUCCA. Una sorella e un fratello uniti dalla passione per lo stesso sport. Rebecca e Michele Pergola praticano il baseball da anni, uno sport inusuale ma che fa certamente innamorare per la sua complessità e la sua durezza. Mentre le altre discipline nel periodo estivo “riposano”, il batti e corri è proprio nei mesi più torridi che incalza, una fatica fisica e mentale insopportabile se non accompagnata da una profonda passione. «Mi innamorai del softball – parla Rebecca, classe ’99, lanciatrice in forza quest’anno alle Nuove Pantere in A2 – guardando al cinema Twilight a undici anni: c’è una scena nel film in cui si vedono i vampiri giocare a baseball nel bosco, coperti dai tuoni. All’epoca non pensavo esistesse uno sport del genere. Prima di allora avevo praticato volley, nuoto, danza, ma niente che mi trasmettesse la stessa passione che ho sviluppato dopo. Iniziai da ricevitore, poi passai a lanciare».
Cosa trovi di unico in questo sport?
«Lo trovo un insegnamento di vita, ti insegna ad affrontarla tenendo duro davanti alle difficoltà, ad affidarti quando serve agli altri e a giocare di squadra».
Con le Nuove Pantere una stagione difficile, con i playout che si profilano all’orizzonte, come la stai vivendo? «La squadra è molto giovane, io che ho 24 anni sono praticamente la chioccia del gruppo. Abbiamo un alto potenziale difficile da tirare fuori, poche veterane e tante giovani, due mondi difficili da far convivere».
Rebecca vive a Parma con il compagno Diego Fabiani (anch’egli lanciatore in A1), due volte a settimana si sobbarca i più di centosettanta chilometri che dividono le due città per allenarsi con le compagne. Poi naturalmente c’è la partita la domenica, sempre lontano da casa. «Studio Scienze motorie in un università telematica, sogno di insegnare nelle scuole».
Il fratello minore Michele, di quattro anni più giovane, è in forza al Livorno baseball in Serie C e il 3 settembre affronterà i play-off per salire in B. «Ho iniziato a giocare a undici anni, prima facevo calcio, poi seguendo le orme di mia sorella ho cominciato con il baseball, ero portato. Cosa mi ha convinto? Non saprei dirlo, il bello del baseball è che si tratta di uno sport individuale che sa trasformarsi in sport di squadra. La sensazione che ti dà una battuta o una valida in attacco non ha eguali». Michele di ruolo fa l’interbase o la seconda base, è a Livorno dal 2021, ma nell’anno successivo un problema al cuore lo ha costretto a sospendere temporaneamente l’attività. «Era la mia seconda miocardite, più estesa, che ho avuto, la prima l’ho avuta nel 2019, c’è voluto un anno per guarire e ho dovuto saltare la preparazione invernale quest’anno».
Il baseball ti unisce in un certo senso a tua sorella, che rapporto avete?
«Devo dire che lei è più tifosa: appena è libera cerca sempre di venire a vedere le mie partite, io no. Naturalmente la seguo “da lontano”, ci tengo che vinca e faccia bene».
Quali sono i tuoi interessi?
«Mi piace fare musica: suono la batteria e scrivo canzoni, sono un solista diciamo. Butto giù testi introspettivi con cui cerco di esplorarmi».
E un bel pezzo sul baseball? «Ancora non l’ho scritto, ma chissà, magari una bella rima potrebbe venire fuori».
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