Lucca, dirigente sportivo muore dopo una partita di calcio
Era stato uno dei fondatori della squadra, storico club della Piana. Il ricordo del presidente
MARLIA. Un altro pezzo di storia che se ne va. Alfonso Micheli, 82 anni, residente a Marlia, vedovo, pensionato, uno dei fondatori 50 anni fa della Folgore Segromigno, storica società della Piana, è scomparso dopo che nella giornata di domenica aveva seguito la squadra in Lunigiana. A trovarlo esanime accanto al tavolo della cucina, il figlio Massimo, medico all’ospedale Cisanello di Pisa, che si era preoccupato perché domenica sera poco dopo le 20 gli aveva telefonato al cellulare senza ricevere risposta.
Così intorno alle 8 di stamattina, primo dicembre, il figlio è andato a trovarlo, ma non è riuscito a entrare perché la porta era chiusa a chiave dall’interno e il pensionato non rispondeva. Sono dovuti intervenire i vigili del fuoco che hanno trovato il corpo di Micheli senza vita. Probabilmente il decesso risale alla serata di domenica ed è stato causato da un arresto cardiocircolatorio.
Dopo la scomparsa dello storico presidente Alfredo Chelini, Micheli era uno dei personaggi storici della società giallorossa. Vento, pioggia, sole era lui lo storico guardialinee che, bandiera in mano, si prestava ad aiutare l’arbitro nelle partite interne. Ha proseguito in questa sua passione sino all’ultimo respiro come fosse un’autentica missione. Il calcio, specie quello dei più giovani, era la sua ragione di vita e guai a togliergli quella bandierina e spedirlo in tribuna.
Un personaggio sanguigno e genuino come sostiene il presidente Graziano Giannini che lo ricorda commosso: «Anche domenica, come sempre, aveva litigato con arbitro e avversari. La sua inconfondibile vis polemica nei confronti dei direttori di gara che, a suo dire, dovevano seguirlo quando sbandierava perché era imparziale faceva parte di quel suo carattere passionale che le giacchette nere tolleravano ridendoci sopra tanto che Alfonso non è mai stato espulso. É sempre stato una persona vera e una volta mi aveva confidato che il suo sogno era quello di morire in campo. Con lui se ne va un pezzo della nostra storia».
